GROSSETO. Il nervo scoperto delle sagre di paese non accenna a placarsi: le associazioni di categoria, Confcommercio e Confesercenti Grosseto, con i loro direttori Gabriella Orlando e Andrea Biondi, hanno firmato qualche settimana fa una lettera nella quale chiedevano a tutti gli enti preposti, che a vario titolo si occupano dei controlli sulle sagre, di verificare cioè se sono o meno in regola.
Ora, dopo quella prima presa di posizione, è scoppiato il caso Campagnatico: dopo l’approvazione da parte della giunta del calendario delle sagre.

Una polemica che va avanti da anni
Dal 22 giugno al 1° settembre, il calendario approvato dalla giunta di Campagnatico, guidata dal sindaco Elismo Pesucci, è fitta di iniziative. Che hanno fatto andare, è il caso di dirlo, il boccone di traverso a Orlando e Biondi.
«È una delibera che ci lascia sconcertati – dicono i due direttori – Ancora una volta infatti, il Comune di Campagnatico dà l’impressione di considerarsi una sorta di Contea esentata dal rispetto delle regole che invece vigono e vengono fatte rispettare nei territori attigui ai suoi confini»
A mandare su tutte le furie le due associazioni è il calendario di circa 40 giorni, non principalmente caratterizzato da celebrazioni di santi o dalla valorizzazione di antiche tradizioni popolari. «Invece sono appuntamenti dove si mangia e si beve – aggiungono – con la scusante di sagra di paese può essere svolta senza l’osservanza di tutte quelle norme igienico-sanitarie-finanziarie cui invece devono sottostare gli imprenditori della ristorazione tradizionale».
Elismo Pesucci: «Stesso programma da 20 anni»
«Le nostre sagre sono ormai quelle da 20 anni – spiega il sindaco di Campagnatico Elismo Pesucci – e fanno ormai parte della nostra tradizione. Per il nostro territorio sono risorse imprescindibili, e i cittadini ne sono favorevoli al 90%, compresi gli stessi ristoratori. Anzi, quest’anno la festa delle “fave” ad Arcille a maggio non verrà nemmeno fatta, quindi saranno anche ridotte».

«Posso capire le associazioni di categoria – dice Pesucci – ma le realtà dei piccoli paesi, specialmente quelli dell’entroterra, sono ben diverse dalle città sulla costa. Da noi vengono persone che si fanno anche centinaia di chilometri per gustarsi le prelibatezze delle nostre sagre, per apprezzare l’aria che si respira in una festa paesana. E poi non dobbiamo dimenticare che una sagra è anche un modo per aggregarsi, per far vivere quelle persone che per tanti mesi non hanno una vera possibilità di socializzare. Senza dimenticare l’economia dell’indotto, anche questo un aspetto fondamentale e economico per tante famiglie».

Confcommercio e Confesercenti: «Situazione anomala»
«Come ribadito più volte da Confcommercio e da altre associazioni di categoria – proseguono le due associazioni – tale prassi crea un danno enorme a tutto il comparto della ristorazione, non solo di Campagnatico ma anche dell’area grossetana. Non è certo la prima volta che a Campagnatico sul fronte sagre si realizzano situazioni anomale e bizzarre, tuttavia quest’anno si è raggiunto il culmine».
Nel mirino di Confcommercio e Confesercenti c’è anche il fatto che due appuntamenti, ad agosto – la sagra del porcino e quella del tortello e della zuppa di funghi – si sovrappongono.
«Peraltro si tratta di sagre del tutto anonime, ovvero generaliste, senza, cioè, la valorizzazione di un prodotto che sia autenticamente tipico di Campagnatico. Per il mese di maggio ormai alle porte, ad esempio – aggiungono – si parla candidamente di una generica sagra gastronomica. Durerà ben 8 giorni, seppur non consecutivi. Cos’è questo se non la scientifica e ponderata volontà di realizzare ristoranti temporanei in grado di portare a sé stessi flussi di clientela altrimenti indirizzati verso la ristorazione tradizionale? Ecco perché diciamo che Campagnatico sembra ritenersi una Contea avulsa dallo stato di diritto italiano. Chiederemo se è davvero così a tutti quegli enti territoriali che vigilano sulle corrette modalità di esecuzione delle sagre».
Serve una legge nazionale
Le associazioni da tempo chiedono una legge nazionale per governare questo fenomeno. «Deve circoscrivere in maniera netta e chiara l’organizzazione di questo genere di eventi dedicati alla somministrazione temporanea – continuano le associazioni di categoria – è nostra intenzione rilanciare il dialogo con la Regione Toscana al fine di focalizzare meglio questo fenomeno nel contesto più generale del Codice del commercio».
Gli aspetti sui quali puntano l’attenzione le associazioni del commercio sono l’impiego della manodopera minorile alla quale le sagre attingono in virtù del principio volontaristico su cui si fondano.
«Agli imprenditori della ristorazione ufficiale tale possibilità è preclusa dalle norme che regolano il commercio e, appunto, il lavoro di ragazze e ragazzi con meno di 16 anni – dicono – C’è poi il tema dello smaltimento degli olii usati, quello del bagno per disabili, quello della sanificazione dei locali, quello del regime fiscale in cui si evidenzia una differenza abissale tra il sistema sagre e il sistema della ristorazione ufficiale. Tutte questioni delicate e complesse che nella praticità di tutti i giorni si traducono, per i pubblici esercizi, in una sequela di visite ispettive e controlli da parte dei molteplici enti preposti: Inps, Asl, Comune, Ispettorato del lavoro, carabinieri Nas, guardia di finanza e via dicendo. Per noi il concetto di fondo resta e resterà sempre uno soltanto: stesso mercato, stesse regole».
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Giornalista di MaremmaOggi. Ho iniziato a scrivere a 17 anni in un quotidiano. E da allora non mi sono mai fermato, collaborando con molte testate: sport, cronaca, politica, l’importante è esagerare! Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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