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La morte del corallo rosso

Le immagini choc dei divers dell’Argentario: alla base del collasso, il caldo estremo e l’innalzamento delle temperature del mare. Nicolini: «Dobbiamo intervenire subito»
Il corallo fotografato ogni tre anni

PORTO ERCOLE. In pochi anni il corallo rosso rischia di scomparire anche dai fondali dell’Argentario, uno dei luoghi di maggior pregio naturalistico del mar Tirreno. A documentare la rapidissima regressione di questo importante organismo marino è Simone Nicolini, istruttore subacqueo e titolare del centro immersioni Argentario Divers di Porto Ercole.

Le foto scattate nel 2017, nel 2020 e nel 2023 sullo stesso punto della zona sud del promontorio, a 18 metri di profondità, mostrano in modo inequivocabile e impietoso la scomparsa delle colonie di corallo rosso che abbondavano fino a cinque anni fa.

Coralli, gorgonie e altri biocostruttori in agonia

«Ci immergiamo tutti i giorni nei fondali dell’Argentario e dell’isola di Giannutri – spiega Simone Nicolini – e negli ultimi anni abbiamo visto degradare rapidamente interi ecosistemi soprattutto nella fascia da zero a trenta metri. Non solo il corallo rosso, ma anche le gorgonie rosse e altri coralli biocostruttori molto importanti come la cladocora cespitosa, hanno subìto fenomeni di mortalità di massa, a volte nel giro di pochi mesi e su aree molto estese, come sta accadendo anche in altre aree del mar Tirreno.

Si tratta di organismi fondamentali per il funzionamento degli ecosistemi marini: la loro sofferenza determina una regressione dell’intero ciclo biologico con conseguenze nefaste per il mare e quindi anche per le stesse attività umane, dalla pesca al turismo. Inoltre, è opportuno ricordare che la metà dell’ossigeno che respiriamo viene prodotto dal mare: un ecosistema al collasso ci riguarda direttamente in ogni caso».

Crisi climatica e caldo estremo

Tra le cause principali di questo collasso c’è senza dubbio la crisi climatica e il caldo estremo degli ultimi anni che ha fatto innalzare sensibilmente la temperatura del mare. Basti pensare che lo scorso mese di luglio il bacino del Mediterraneo ha fatto registrare temperature dell’acqua di 5-6°C al di sopra della media.

Alcuni fenomeni di mortalità di massa delle gorgonie si sono registrati proprio in seguito alle recenti ondate di calore, compresa l’ultima della scorsa estate. Fenomeni analoghi infatti vengono registrati anche in altre regioni del Tirreno e in generale del Mediterraneo.

Oltre al surriscaldamento vanno considerati anche altri aspetti come l’acidificazione delle acque dovuta all’aumento di anidride carbonica nell’aria, l’inquinamento e le attività umane.

Sul corallo rosso dell’Argentario è stato pubblicato recentemente anche uno studio dell’Università Politecnica delle Marche, basato sulle analisi dei ricercatori proprio in questa zona del promontorio.

L’appello: preservare gli ecosistemi più profondi

«C’è anche qualche segnale positivo che ci fa sperare – conclude Nicolini – come la presenza di qualche colonia giovane che sembrerebbe adattarsi, ma per salvare gli ecosistemi marini, e con loro anche noi stessi, dobbiamo intervenire subito, prima che sia troppo tardi. Ad esempio, è necessario preservare gli ecosistemi più profondi, quelli ancora non intaccati dal riscaldamento, che fanno da “hot spot” di ripopolamento e in futuro saranno la base per la ricostruzione degli ecosistemi superficiali.

I biologi marini e i ricercatori stanno anche sperimentando tecniche di “restoration” per reimpiantare gli organismi in estinzione. Come comunità di subacquei siamo attivamente impegnati in progetti di mappatura e raccolta dati in collaborazione con i ricercatori, oltre ai progetti di pulizia dei fondali e recupero delle reti disperse».

«Deve essere chiaro – conclude – che la tutela e la conservazione ecologica di queste acque è un interesse di tutti: senza ecosistema marino non c’è pesca, non c’è diporto, non c’è turismo. Per questo è fondamentale la collaborazione di tutte le categorie e delle istituzioni». 

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