«Non chiamateci angeli, ma rispettate la nostra professione» | MaremmaOggi Skip to content

«Non chiamateci angeli, ma rispettate la nostra professione»

La presidente dell’Ordine dei medici di Grosseto, Paola Pasqualini, interviene dopo la pubblicazione degli stipendi dei medici grossetani
Nel riquadro, la dottoressa Pasqualini
Nel riquadro, la dottoressa Paola Pasqualini

GROSSETO. Turni massacranti, stipendi tra i più bassi d’Europa per chi lavora nel pubblico, percorsi a ostacoli per raggiungere una posizione, esasperanti carichi burocratici

Chi pensava che fare il medico fosse una professione stile “Dr. House” o “Grey’s Anatomy”, dovrà ricredersi e scontrarsi con una realtà, che soprattutto nelle strutture pubbliche, sconta annose carenze organizzative e di  personale, tanto da rendere sempre meno appetibile lavorare nel pubblico.

Non è un caso – e lo ha già evidenziato lo scorso aprile un sondaggio della Cimo-Fesmed – che chi può lascia il pubblico per il privato o chiede il prepensionamento.

Situazione aggravata dal Covid, che ha portato a galla un sistema sanitario pubblico che avrebbe bisogno di una robusta riorganizzazione.

Pasqualini: «I medici italiani tra i meno pagati d’Europa»

Nei giorni scorsi l’Asl sudest ha pubblicato sul proprio sito, come prevede la legge, gli stipendi dei medici, dei dirigenti amministrativi e dei vertici aziendali. Gli articoli di stampa che ne sono conseguiti, hanno dato uno spunto di riflessione alla presidente dell’ordine dei medici di Grosseto, Paola Pasqualini.

«Gli articoli di stampa sulle buste paga dei medici grossetani, mi hanno dato lo spunto per questa e altre riflessioni», spiega Pasqualini. «Al di là del doveroso obbligo di trasparenza, anche se mi chiedo perché non pubblicare le retribuzioni dei dirigenti dei altre pubbliche amministrazioni, bisogna precisare che le cifre sono al lordo, dato che la tassazione porta via circa il 50% del totale, anche sull’attività di libera professione.

Inoltre, siamo pagati molto meno che in Germania, Francia e Inghilterra, anche se dipende dalla specializzazione. Ma in proporzione siamo pagati meno anche di altre professioni».

Dottoressa Pasqualini, può fare qualche esempio?

«Parliamo di reperibilità notturna. Un medico emodinamista che apre una coronaria e salva una vita per un infarto, viene pagato 20 euro lorde all’ora. Chiamare un artigiano anche solo per valutare (non risolvere) un problema, può arrivare a costare 50 euro. E ancora: un medico di medicina generale percepisce 80 euro lordi all’anno per ciascun paziente, che corrispondono a 3.33 euro nette a paziente, al mese. Senza voler nulla togliere a qualunque professione, per fare il medico occorrono anni di studi, che in base alla specializzazione possono arrivare fino a 11».

Occorre valorizzare il lavoro del medico per migliorare i servizi ai cittadini

Questo a suo parere è motivo di disaffezione dalla professione?

«È uno dei motivi. Si “guadagna” così tanto che non ci sono più medici disposti a lavorare in queste condizioni: turni massacranti, stanchezza, rischio di sbagliare e di avere problemi medico-legali. La nostra professione ha perso appeal, anche perché il sistema sanitario nazionale non investe aumentando lo stipendio dei medici, in modo da riconoscerne il valore, frutto di anni di studio e preparazione»

La soluzione per molti è l’estero, il privato, ma anche il ricorso all’intramoenia?
«Lavoro all’estero, prepensionamento e indubbiamente libera professione. Per un medico del sistema pubblico, quest’ultima rappresenta quella gratificazione economica che altrimenti non ci sarebbe, ma a mio parere è il segnale anche di altro».

Si spieghi meglio
«Evidentemente, l’attività istituzionale, quella che si prenota al cup e per la quale si paga il ticket per intendersi, non risponde in maniera adeguata ai bisogni dei cittadini. I quali sono costretti a rivolgersi al medico in attività di libera professione. Questo va bene se è una libera scelta, non se si è costretti dai tempi di attesa».

E a soluzione quale potrebbe essere?

«Gratificare il medico con uno stipendio adeguato alla media europea, incentivare le prestazioni ambulatoriali in regime pubblico. In questo modo si ridurrebbe il ricorso all’intramoenia e si offrirebbe un servizio migliore ai cittadini. Basterebbe riconoscere il ruolo strategico del medico anche in termini economici sempre, non solo durante il Covid. Salvaguardare il ruolo del medico, significa salvaguardare anche la salute dei cittadini».

Riproduzione riservata ©

Condividi su

Articoli correlati