ORBETELLO. “La pastorizia salverà il mondo delle aree marginali” questo è il messaggio lanciato ad Albinia il 9 ottobre all’Assemblea annuale di Rete Appia, la Rete italiana della pastorizia.
Riunisce allevatori, pastori, ricercatori, istituti universitari e associazioni di tutela ambientale e di difesa della montagna. Dopo le analisi delle attività, tra l’elenco delle minacce però sembra mancare qualche voce cara a molti pastori italiani.
La Rete ha fatto il punto delle numerose iniziative in atto, tra cui:
- le scuole di pastorizia (tre già avviate a Cuneo, nel Casentino e in Sardegna)
- il progetto Pastinnova, sostenuto con fondi europei di ricerca Horizon dal Programma Prima
- l’impegno per la realizzazione di un piano strategico per la pastorizia
I grandi assenti: predazioni e cambiamento climatico
Nel comunicato divulgato agli organi di comunicazione come resoconto dell’incontro, compare anche un elenco di minacce che rischiano di far scomparire il settore della pastorizia:
- I limiti nell’accesso alla terra,
- le speculazioni sui fondi europei e sugli affitti dei pascoli,
- le difficoltà di ricambio generazionale,
- la concorrenza piratesca e la disinformazione nel mercato dei prodotti
L’elenco finisce qui, i grandi assenti dunque anche secondo alcuni pastori sarebbero: il cambiamento climatico e le predazioni da lupo o ibrido.
I cambiamenti climatici e gli eventi meteorologici estremi,
sempre più frequenti, sono indicati tra le cause dell’aumento della fame e della malnutrizione nel mondo. Fame e malnutrizione date dalla scomparsa di attività come la pastorizia,
sempre più a rischio per via di raccolti sempre più scarsi e dalla sempre più scarsa disponibilità di acqua (fonte:
Centro regionale di informazione delle Nazioni unite).
Le predazioni, almeno in Toscana, rappresentano un altro problema non di poco conto. L’aumento del numero di lupi (circa
3300 in Italia, dati Ispra) e ibridi ha provocato negli ultimi anni un’
esplosione delle predazioni (soprattutto su capi ovini) e un conseguente calo del numero di capi allevati e di aziende produttive.
Attualmente, almeno in Maremma, i caseifici della filiera tendono a
contendersi i sempre meno pastori rimasti facendo solitamente leva su un prezzo del latte più elevato. Un prezzo che negli ultimi mesi è aumentato ma che
spesso ancora non basta per far fronte a tutti i costi. Tra questi figurano anche i danni diretti e indiretti delle predazioni, solo in parte tamponati dagli
indennizzi della Regione. Predazioni che, da una delle
ultime analisi hanno contribuito alla
scomparsa di 500 allevamenti e di 40mila capi nella sola provincia di Grosseto negli ultimi 10 anni.
I numeri e i temi sono cari a molti, soprattutto a chi è alla base della filiera. Presumibilmente trattati all’assemblea di Albinia, questi problemi però, non sono stati divulgati.
L’assemblea e l’impegno di Rete Appia
All’incontro erano presenti il presidente di Rete Appia, Nunzio Marcelli, il vicepresidente Gavino Pulinas e numerosi membri del direttivo, soci da varie parti d’Italia e il
Consorzio Igp dell’agnello dell’Italia centrale, interessato allo sviluppo di nuove aziende sul territorio e alla promozione del prodotto autoctono allevato in modo sano e tradizionale.
La Rete Appia intende rilanciare la centralità della pastorizia come fattore di rinascita dei territori marginali, opportunità di crescita, investimento e manutenzione territoriale, produzione etica, sostenibile e di qualità, nonché della conservazione della biodiversità e dell’identità legata alla cultura materiale.
In questo contesto, la rete si impegnerà con la stesura per il prossimo anno di un Piano strategico nazionale per la pastorizia. Un memorandum, destinato ai decisori politici, che definirà e promuoverà i bisogni del settore nell’ottica di un futuro sostenibile e redditizio della pastorizia italiana. Un documento che raccoglierà e comunicherà le sollecitazioni provenienti dal mondo dell’allevamento estensivo.
La Rete Appia ha svolto vari incontri a livello europeo in Grecia, Bulgaria, Francia e Spagna con realtà omologhe, che operano per la promozione del pastoralismo e sarà in prima linea nel predisporre le iniziative in vista dell’Anno internazionale dei pascoli e del pastoralismo, che nel 2026 vedrà questi temi al centro dell’attenzione.
«Per allora – ha dichiarato il presidente Nunzio Marcelli – ci auguriamo che l’azione costante di Appia trovi il giusto supporto delle istituzioni regionali, nazionali ed europee, per imprimere una svolta a un settore e ad un pezzo di storia dei nostri territori, che può rappresentare un concreto progetto per i giovani e per le aree marginali. A saper ben guardare, non siamo noi a salvare la pastorizia, ma la pastorizia a salvare il futuro di queste zone» ha concluso Marcelli.
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Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro.
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