GROSSETO. Il termine più consono alla prima gara ufficiale interna del Grifone è una sola: delusione. La parola raggruppa quello che si è visto in campo, ma soprattutto quello che non si è visto. L’Orvietana ottiene un successo meritato, raggiunto nella prima frazione con la necessaria intensità, corsa, praticità e meccanismi di gioco.
Una partita tutta in salita
Il Grifone per 45′ ha rincorso palla e avversari senza raggiungerli, ha cercato di rammendare i reparti senza ago e filo, ha perso la bussola non riuscendo a fare più di tre passaggi consecutivi, consegnando così il centrocampo agli uomini di Ciccone e soffrendo tantissimi le loro folate offensive. Nella ripresa il Grifone ha reagito diminuendo le distanze tra i compartimenti trovando maggiore collaborazione tra gli uomini e imbastendo qualche azione pericolosa. Troppo poco per un esordio stagionale atteso e vissuto da 421 spettatori.
Silva e Quistelli sorpresi e spiazzati
Due le figure che hanno subito il contraccolpo più pesante: il tecnico Silva e il ds Quistelli. Entrambi si erano affacciati allo Zecchini stringendo in tasca le varie amichevoli il cui buon sapore transitava ancora nei loro occhi e disamine tecniche, avvolgendo la squadra di meritati elogi e sorrisi. Il buio li ha sorpresi e, forse, spiazzati come un cazzotto sul mento. Anche l’intero spogliatoio si è ritrovato in una dimensione sconosciuta, lontana mille miglia da quelle che erano le aspettative e le intenzioni.
Per dare una giustificazione al fiasco generale, Silva ha percorso la strada del «calcio di agosto», «carichi di lavoro», «preparazione non ancora al top», «stadio Zecchini che intimorisce». Una faticosa arrampicata sugli specchi come un buon padre di famiglia dopo aver letto una pagella scolastica negativa e inaspettata. Di positivo, termine meritevole di una puntata di Zelig, è che tutti i biancorossi sono sullo stesso, inopportuno, livello. Nessuno è emerso, nessuno ha cercato di dare una scossa, nessuno, infine, ha preso l’iniziativa. Quando si tocca il fondo non si può far altro che risalire e prendere una boccata d’ossigeno. È quello che si dice quando la matassa è talmente aggrovigliata che non viene in mente altro, sperando in giornate migliori.
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Collaboratore di MaremmaOggi. Ho viaggiato sulla carta stampata, ho parlato alla radio e alla televisione. Ora ho la fortuna e il privilegio di scrivere online su maremmaoggi.net. Come lavagna uso il cielo. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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