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Il Grifone deve ritornare ad ardere

Giovedì 6, contro il Flaminia Civitacastellana, la squadra si gioca punti e credibilità. Questo è il momento di ripartire
Grosseto - Arezzo (Immagini tratte da Gs Tv)
Grosseto – Arezzo (Immagini tratte da Gs Tv)

GROSSETO. Qualcosa si è attenuato fino quasi a spegnersi. Resta la brace. Il Grifone ha smarrito se stesso, ha spuntato gli artigli non riuscendo a ritrovare quella naturale intensità che lo ha accompagnato per lunghi tratti in questa disgraziata, sotto tutti i punti di vista, stagione. Lo dicono i numeri, lo sottolinea l’atteggiamento dei singoli e, di conseguenza, l’immagine della squadra.

L’ultimo successo risale alla 21ª giornata, era il 29 gennaio, contro il Mobilieri Ponsacco (3-1). Stava tramontando l’era di Liguori definitivamente spezzata poi dal pareggio (0-0) con lo Sporting Trestina e dalla pesante caduta interna col Montespaccato (1-3).

L’esordio di Roberto Cretaz sulla panchina biancorossa (24° turno) a Gavorrano si è consumato con una sconfitta (2-1), bissata quindi dal dannato pareggio interno con il Livorno (1-1). In questi 180′ sono stati scritti episodi talmente sgrammaticati da aprire ferite profonde, che incidono ancora sulle penne dell’uccellaccio, che sono sfociate nello sbandamento di Orvieto dove il Grifone crollò per 4-1.

Ostia Mare e Sangiovannese hanno espresso due nulli, con l’Arezzo altra caduta. Sotto la bandiera di Cretaz, in pratica, sono arrivati tre pareggi e tre sconfitte, 10 le reti incassate, 5 quelle realizzate, che hanno collocato i biancorossi sul 13esimo scalino della classifica a quota 31. Queste le fredde cifre, dietro galleggia la parte peggiore.

La sconfitta di Arezzo ha bruciato le penne al Grifone

Di fronte alla capolista del tecnico Indiani, al netto di assenze, uomini non al top, la presenza di tanti giovani, il Grifone è apparso una vittima sacrificabile invece di una squadra viva, intenzionata a far brillare orgoglio e voglia di sorridere, insomma di vendere cara la pelle. Non è giustificabile il maggior tasso tecnico degli amaranto, anzi è una aggravante, non sono pretesti validi i singoli episodi accaduti durante la partita.

Anche il Grifone in rosa annovera uomini d’esperienza e caratura calcistica e, visto che non c’era nulla da perdere, dovevano dare di più in fatto di passione e concentrazione rendendo più vivace il gioco biancorosso. Ad indicare il risvolto mentale rivolto già alla sconfitta è stato proprio l’iniziale atteggiamento rinunciatario del complesso. Lo hanno detto i passaggi sbagliati, la scarsa rabbia generale, la mancanza di reciproco soccorso, la lentezza della corsa.

Nemmeno la scossa del vantaggio alla fine del primo tempo, ha lasciato traccia. Dopo 5′ di ripresa, dove, comunque, ha sfiorato il raddoppio, il Grifone è rientrato nel nido uscendone solo negli ultimi minuti, cioè quando era tardi. Tutto questo di fronte ad un Arezzo che, tutto sommato, non ha prodotto tuoni e fulmini per prendersi i tre punti.

Il tutto per tutto, giovedì 6, contro il Flaminia Civitacastellana

Salvarsi significa sudore, lasciare da parte ogni tipo di pensiero egoistico, caricarsi sulle spalle fardelli di piombo, significa provarci senza limiti. Vuol dire anche stare compatti, non lasciare nulla di intentato, sentirsi liberi ma anche proprietari, uno per uno, di quella briciola in più che potrebbe fare la differenza. Non farlo sarebbe un’eutanasia sportiva per una società intenzionata a lasciarsi alle spalle le macerie e ricostruire senza paure.

Si può iniziare da giovedì 6 quando il Grifone si troverà davanti il Flaminia Civitacastellana nel turno numero 30.

La brace va ravvivata.

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