PAGANICO. Riconoscere un ordigno bellico, sapere cosa fare se capita di trovarne uno, ma anche riflettere sul significato della pace e sugli orrori della guerra. È questo il contenuto della lezione che si è svolta il 15 maggio alla scuola media di Paganico, curata dagli artificieri del Nucleo investigativo carabinieri del Comando provinciale di Firenze.
L’occasione è nata dal ritrovamento da parte della dirigente scolastica, Manuela Carli, della cosiddetta “valigetta didattica con materiale inerte”. Una vera e propria valigia in legno che conteneva alcuni tipi di ordigni utilizzati durante la guerra e che veniva presentata nelle scuole per informare i ragazzi su quelli che più facilmente potevano essere trovati inesplosi.
Il pericolo era tale, che era stata varata una specifica legge, la 1974/52, che prevedeva e disciplinava le attività informative sugli ordigni. Allora era importane – e lo è oggi, perché residuati bellici si trovano ancora – conoscerli e sapere cosa fare, ma soprattutto non fare, in caso di ritrovamento.
Non più tardi di una settimana fa, infatti, i carabinieri del Genio pontieri di Piacenza hanno fatto brillare una bomba della seconda guerra mondiale, ritrovata nei boschi di Monterotondo Marittimo. Ma situazioni del genere capitano con una certa frequenza.
Una riflessione sulla guerra
All’incontro, dal titolo “La guerra oltre la guerra. Gli altari di ferro” ha partecipato anche la sindaca, Alessandra Biondi, insieme alla dirigente, agli insegnanti, ai ragazzi delle sei classi, al comandante della stazione dei carabinieri di Civitella, Andrea Olivo.
La giornata formativa è stata anche l’occasione per i ragazzi per prepararsi con ricerche e approfondimenti. Gli studenti di terza, in particolare, si sono impegnati nell’organizzazione, hanno prodotto la locandina, ideato il titolo, hanno fatto una riflessione sulla guerra e uno studio sugli ordigni contenuti nella valigetta. Tutti argomenti che loro stessi hanno illustrato durante la mattinata.
Il titolo della giornata ispirato al poeta Georg Trakl
Il sottotitolo “Gli altari di ferro”, peraltro, è tratto da un verso della poesia “Grodek” del poeta austriaco Georg Trakl, testimone dell’omonima battaglia del 1914 in Galizia orientale (l’odierna Ucraina). Trakl, che era farmacista, dovette assistere un centinaio di feriti molto gravi e le impressioni che ne trasse vennero trasformate nei versi struggenti e dolorosi di “Grodek”, un pianto contro la disumanità e la violenza della guerra. La spiegazione del titolo dell’incontro è stata seguita dalla lettura, sempre a cura dei ragazzi di terza, di un brano di “Pappagalli Verdi” le cronache di un chirurgo di guerra scritte da Gino Strada.
«È stata una bella occasione di approfondimento per la quale ringrazio il comandante Olivo, gli insegnanti, i ragazzi e, soprattutto, gli artificieri che con perizia e competenza hanno saputo catturare l’attenzione degli studenti. Soprattutto è stata una lezione interdisciplinare e trasversale di alto valore formativo, nella quale sono stati toccati argomenti di italiano, storia, scienze, educazione civica», ha detto la dirigente.
Inoltre, la lezione degli artificieri, il luogotenente con carica speciale Giovanni Severini e il maresciallo capo Davide Caserta (Artificieri Antisabotaggio) ha riguardato anche i rischi legati ai fuochi d’artificio. Capita, infatti, che i ragazzi li maneggino con scarsa attenzione e senza la consapevolezza di avere a che fare con veri e propri ordigni pericolosissimi.
Il robottino che scova e disinnesca le bombe
La star della mattinata è stato il robottino radiocomandato che viene usato per cercare e disinnescare le bombe, soprattutto nei Paesi in guerra o in particolari occasioni di visita di capi di stato e di governo. Un gioiello tecnologico che permette operazioni ad altissimo rischio, dove per gli uomini sarebbe impossibile arrivare.
Uno studente ha chiesto quanto costa la macchina. «Molto meno della vita i due persone», gli hanno risposto gli artificieri che, peraltro, lavorano sempre in coppia.

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