Grifone, 1000 giorni di Lamioni: «Troppa invidia, ma ci metto 3 milioni» | MaremmaOggi Skip to content

Grifone, 1000 giorni di Lamioni: «Troppa invidia, ma ci metto 3 milioni»

Il proprietario del Grosseto rivisita il cammino del passato senza peli sulla lingua. Affiorano gli errori, gli uomini e le circostanze che hanno impedito alla società di emergere. «Pochi abbonamenti, sono sconcertato»
Gianni Lamioni

GROSSETO. Due anni con l’aggiunta di 270 giorni. È l’arco temporale della proprietà Lamioni iniziata il 24 novembre 2022. Quel giorno il Grifone cambiò binario. Probabilmente anche per il nuovo titolare biancorosso lo svincolo avrà significato tutta una serie di variazioni personali ponderate a freddo.

Se guidare una società di calcio non è mai una passeggiata di salute, in Maremma sfiora l’eroismo.

La premessa non disturba Gianni Lamioni: «Sono più convinto adesso che 1000 giorni fa – afferma palesando una barba chiara che spicca sul viso abbronzato – questa città è diventata la mia pelle. L’idea del calcio c’era, la tentazione Pescara ronzava in testa, era una piazza allettante. Avessi preso quella strada non me lo sarei mai perdonato. Grosseto non va tradita, è la mia terra, quella che, tra tante altre cose, mi ha donato il Grifone d’oro nel 2013. Cancellate queste lusinghe, tutto è diventato reale».

Il debutto

«Ho trovato solo macerie – rammenta Lamioni – il sodalizio era sull’orlo del definitivo precipizio, la squadra penultima, la retrocessione sportiva sicura, lo spogliatoio in arretrato di tre mensilità. Un disastro. Era fondamentale evitare il crac societario».

«Fatto questo siamo passati all’aspetto sportivo. Intanto accanto a me nella navicella senza controllo si era seduto Filippo Vetrini il cui compito era trovare gli elementi giusti per salire in classifica. Altro scoglio quasi impossibile – ricorda – in inverno trovi tutto e niente. Alla luce della mia inesperienza, la poca attitudine di Filippo, nonostante diversi anni di ottima guida del Gavorrano dove la piazza non chiede e non contesta, nell’affrontare situazioni sotto pressione, il fine gara col Livorno allo Zecchini ci costò il vagabondare lontano dal comunale e le porte chiuse. Una mazzata di cui ancora oggi mi scuso. In panchina sedeva Liguori, un vero signore. Occorreva una scossa, arrivò Cretaz. Il finale di quel campionato fu drammatico. Sul neutro del Bozzi di Firenze, a porte chiuse, andò in onda la finale playout col Terranuova Traiana, novanta minuti di acceso cardiopalma. Finì 0-0, il Grifone restò in categoria». Ricordi appiccicati come resina.

La stagione 2023-2024

«Ci eravamo attrezzati per vincere il campionato. Nuovo allenatore, Bonuccelli, giocatori validi al progetto. Il Grifone pareggiava, il nuovo mister e la rosa non rendevano come speravamo. Vetrini mi consigliò di cambiare tecnico, non gli ho dato retta e la Pianese si allontanava. Nel calcio – confessa – non bisogna andare dietro ai sentimenti, Bonuccelli è una ottima persona, ho voluto dare retta al cuore. Chiamarlo errore, comunque, non è scorretto. Malotti entrò come una valanga, arrivarono i risultati e la piazza si scaldò, la squadra si posizionò terza, posto che garantiva i playoff poi vinti. Non c’erano posti in serie C e quel successo non è servito a nulla se non a sperare che Malotti restasse l’allenatore». L’estate, infatti, trascorse aspettando le decisioni del mister accerchiato tra il proprio lavoro e il calcio.

Campionato 2024-2025

«Il tempo ci ha fatto capire che quel campionato iniziò in un modo completamente sbagliato – ripassa Lamioni – Malotti decise di rimanere. La nostra felicità era quella dell’intera città, fu una svolta di grande speranze. Malotti decise la squadra, il ritiro, gli fu data carta bianca tra le perplessità di Vetrini. Un grande errore, soprattutto mio. La squadra deve essere disegnata dal direttore sportivo, il mister deve fare l’allenatore. Stop. Gli errori si pagano anche se il Livorno non aveva bisogno di questo, era una formazione fuori categoria, un rullo compressore. Malotti, a cui riconosco valori umani fuori dal comune, fu allontanato. La scelta cadde su Consonni. Il resto è quasi attualità. Consonni portò il Grifone a soli 5 punti di distanza dai labronici. Il girone di ritorno fu uno strazio, lo spogliatoio perse completamente motivazioni e carattere, il tecnico non ha saputo rigenerarlo. Alla fine il Grifo si posizionò settimo».

Il presente

Questi i mille giorni passati, il presente si chiama Paolo Indiani, il Grosseto è placcato da favorito, la campagna acquisti è stata sontuosa e molto dispendiosa.

«Avevo promesso di alzare l’asticella economica e l’ho mantenuta – riprende Lamioni – adesso si viaggia su un totale di 3 milioni di euro. Fare calcio in Italia è più semplice che fare impresa, un mondo ricco di lacci e regole pesanti. Trascorro molto più tempo in Arabia che a Grosseto, conosco poco i nuovi arrivi (la prima gara vista è stata con la Pistoiese, ndr). Resta intatta una passione incredibile per i colori biancorossi. A settembre il progetto di ristrutturazione dello Zecchini proseguirà il suo iter verso la realizzazione finale. Resto sconcertato – conclude – dal numero molto basso di abbonamenti. Grosseto è priva di una concreta base di appartenenza, quella che non scarseggia è l’invidia».

Lamioni conclude con un sorriso: «Mio figlio Francesco, presidente della società, affronta la situazione con grande efficienza ed è in crescita. Viola, mia figlia, dimostra di avere le giuste qualità per inserirsi nel mondo della holding». Infine lascia una traccia: «Se maturassero particolari condizioni la rosa del Grifone potrebbe essere integrata in maniera splendida».

Autore

Riproduzione riservata ©

pubblicità

Condividi su

Articoli correlati

© 2021 PARMEDIA SRL – Via Cesare Battisti 85, 58100 – Grosseto – P.I.V.A. 01697040531
Tutti i diritti riservati.