GROSSETO. Una marea di amici in sella alle proprie biciclette si è riversata in piazza Dante. Il minuto di silenzio fa scendere lacrime sui volti di tutti, nessuno escluso. La tragedia tocca anche chi non li conosceva. Rimbombano i singhiozzi nella piazza gremita di persone, ma allo stesso tempo così vuota. Mancano loro all’appello: Antonio Panico, Roberto Seripa e Nilo Naldini, gli amici dei giri in bici, travolti da un’auto a Braccagni giovedì 14 luglio.
A perdere la vita quel giorno anche Mario Fiorilli, l’82enne che era alla guida della Fiat Panda, probabilmente colto da un malore poco prima che iniziasse a sbandare piombando poi addosso ai ciclisti.
Il loro ricordo è sempre ben vivo nei cuori dei compagni che si sono riuniti oggi (16 luglio), in questa giornata di lutto cittadino.
Il negozio di bici senza il sorriso di Roberto
Hanno chi gli occhi al cielo, chi per terra, chi persi nel vuoto: sono gli amici di Roberto Seripa, di Nilo Naldini, di Antonio Panico i primi ad arrivare in piazza Dante in sella alle loro bici. Con Roberto, 71 anni, titolare del negozio Bici sport in via Roma, condividevano una passione infinita. Molti non riescono a parlare, ma chi si fa coraggio li racconta come delle persone eccezionali. Roberto rappresentava a pieno quella compagnia. «Mettendo insieme più idee aveva ideato la maglietta della squadra “Oltrecento” – dice un amico – Nel suo negozio ho comprato le prime bici, ho e abbiamo perso tutti un amico vero».
Luca del Vincio è stato collega per anni di Seripa. Anche lui era in piazza e lo ricorda con grandissimo affetto: «La sua scomparsa ci lascia tutti allibiti – dice – ho lavorato tanto con lui, era una persona d’oro, dentro e fuori dall’ambienta lavorativo. Ha dedicato molto tempo allo sport, era sempre disponibile, non riesco ancora a capacitarmi come tutto questo sia stato possibile».
Dello stesso parere l’amico Giuseppe Malentacchi, che conosceva un po’ tutti gli uomini coinvolti nell’incidente. «Roberto faceva parte del team, era una persona molto alla mano – dice Malentacchi – calmo, serio, affidabile, ci mancherà davvero, a tutti».
Antonio e la sua inarrestabile simpatia
Uno dei più conosciuti anche fuori dal mondo delle bici, era Antonio Panico, titolare della Golosona, pizzeria frequentatissima a Marina di Grosseto.
Suo fratello Mario, costretto in carrozzina dopo un incidente, non riesce a trovare le parole per raccontare il suo stato d’animo. Piange, mentre si stringe alla nipote, alla figlia di Tony, anche lei in piazza per ricevere l’abbraccio della città. «Eravamo in simbiosi l’uno con l’altro – riesce malapena a dire – Anche quando ero in ospedale scherzavamo spesso anche se non stavo bene. Se ne è andata via una parte di me. Era da poco arrivato ad essere nonno, lo aveva malapena preso in braccio una volta il nipote. Non se lo è potuto godere».
Volontario dell’Humanitas, pizzaiolo, sempre pronto a dare una mano quando ce n’era bisogno. Il ritratto di Antonio Panico dà l’idea dell’immenso vuoto che la sua morte lascia nei cuori di tutti.
«Aveva sempre il sorriso pronto – racconta l’amico Stefano Rosini – era molto partecipe anche nel mondo del volontariato e ha allenato anche i ragazzi dell’U.s. Rispescia. Era molto legato anche a mio babbo: quando ha avuto bisogno di fare riabilitazione, sapendo che Antonio era quello che si occupava dei trasporti con l’associazione di volontariato, chiedeva sempre di lui. Eravamo tristi e affranti per le condizioni di salute di mio babbo, ma lui, quando veniva a prenderlo entrava sempre in casa col suo solito tono giocoso, faceva ridere tutti, e in un attimo ci faceva passare i brutti pensieri. Aveva sempre una battuta pronta – conclude Rosini – è rimasto impresso nella memoria anche a molti ragazzi che ha allenato. Antonio era quello capace di fare la battuta anche nella confusione più totale: non si poteva non volergli bene».
Fabrizio Montomoli, suo compagno di bici, ricorda Antonio come un amico sincero: «Siamo stati anche in Spagna e sulle alpi insieme, sul passo dello Stelvio – dice – Abbiamo passato tanti momenti insieme, non mi sembra neanche vero quello che è successo».
Nilo, l’anima del gruppo
Tra gli amici in piazza di Nilo Naldini chi rompe il silenzio ne parla come una persona dalla spiccata simpatia e spirito di gruppo. «Era sempre pronto alla battuta – dice l’amico Angelo Fedi – Era il simbolo della socievolezza. Con questa tragedia vengono a mancare delle persone che erano un punto di riferimento. Le strade sono sempre quelle e i mezzi come le auto spesso sempre più pericolosi per i ciclisti o i pedoni, gli incidenti stanno risalendo. Quanto successo a Nilo e ai nostri amici, è davvero una tragedia, dovremmo adoperarci tutti maggiormente perché tragedie simili non avvengano più».
Nilo Naldini, ex carabiniere, aveva lavorato a lungo al Consorzio agrario. Era stato insignito, qualche anno fa, del titolo di Cavaliere del lavoro. Una medaglia, quella, che lo aveva riempito di orgoglio.
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Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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