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Gessi rossi, Travison: «Sindaci con troppe responsabilità»

Eletta nel 2019, la sindaca di Scarlino si è trovata con l’accordo di programma per l’utilizzo del materiale già firmato anni prima
La sindaca di Scarlino, Francesca Travison
La sindaca Francesca Travison

SCARLINO. Nei giorni scorsi, quando la sindaca di Scarlino Francesca Travison è stata chiamata perché le doveva essere notificato un avviso di garanzia per il Complesso agricolo forestale regionale delle Bandite di Scarlino è rimasta senza fiato. «Nemmeno volevo firmare, tanto mi sembrava assurda tutta questa situazione», dice a distanza di quattro giorni. Assurda non certo l’inchiesta del Noe. «Ma il fatto che i sindaci siano ritenuti responsabili di ogni cosa – aggiunge – anche di cose che sono successe quando non erano ancora stati eletti». L’indagine della Dda sui gessi rossi, è uno dei casi più emblematici.

Come aveva già spiegato qualche giorno fa, Francesca Travison, eletta nel 2019 sindaca di Scarlino, ha ricevuto la fascia tricolore di prima cittadina dopo che le attività d’indagine erano già state chiuse. «Sono estranea ai fatti contestati», ha chiarito subito.  Il periodo di indagine infatti, si ferma al 2015, quando sindaco di Scarlino era Marcello Stella.

Intanto, in commissione al Senato, si sta discutendo proprio in queste ore della riforma della responsabilità penale dei sindaci, da attribuire ai primi cittadini soltanto in caso di dolo. Ovvero nel caso in cui, un sindaco, sia perfettamente consapevole di commettere un reato. «Quando una persona viene eletta – dice infatti Travison – assume su di sé la responsabilità di tutto.  Faccio un esempio semplice: se un bambino si fa male mentre gioca all’asilo, dal punto di vista penale ne risponde anche il sindaco. Un sindaco non può però assumere su se stesso tutto questo, a meno che non abbia davvero responsabilità».

Il caso dell’inchiesta sui gessi rossi è emblematico: il nome di Francesca Travison è spuntato fuori perché la sindaca, come prima cittadina del Comune di Scarlino, è anche la legale rappresentante del Complesso agricolo forestale regionale delle Bandite di Scarlino. In questo caso risulta l’Ente indagato e lei come persona giuridica e non fisica. Non ha quindi responsabilità penale, ma solo amministrativa. Però la rabbia è la stessa. «Di tutta la questione dei gessi rossi – spiega – non ho mai saputo nulla di più di quello che ho letto – dice – Quando lo scorso settembre sono stata convocata in Commissione parlamentare, ho detto che non sapevo nulla perché realmente è così. Quando sono stata eletta sindaca io, l’accordo di programma era già stato firmato da tutte le parti, dai Comuni interessati, dalla Provincia, dalle società, dall’Arpat e anche dalla Regione». Il documento infatti, porta la data dell’aprile 2015.

Quello che però non è sfuggito alla sindaca Travison, che è stata in prima linea con il collega di Follonica Andrea Benini nella battaglia contro la riapertura dell’inceneritore, sono i report che riceve dall’Arpat. Report che riguardano le analisi effettuate dall’agenzia regionale anche nel sito della cava di Montioni. «Quelli li controllo uno per uno – dice – e ho anche convocato qualche mese fa una Commissione ambiente sulla questione dei gessi rossi, invitando sia le rsu dell’azienda che gli ambientalisti. Ma più di questo non ho potuto fare. E certamente quello che è accaduto prima che diventassi sindaca, non può essere responsabilità mia».

È un compito delicatissimo, quello svolto dalla pima cittadina di Scarlino. Nel suo territorio infatti, la sfida più difficile è quella di trovare un equilibrio tra turismo e tutela dell’ambiente e industria. «Non si può invocare la chiusura delle fabbriche – dice – perché si creerebbe un’implosione economica spaventosa, alla quale non voglio nemmeno pensare. Sul fronte del turismo siamo ancora indietro, e c’è bisogno di lavorarci molto. Ma le due cose devono convivere e per far sì che lo facciano bisogna avere tutti gli strumenti a disposizione. La tutela ambientale è imprescindibile, ovviamente. Ma i primi cittadini devono essere anche tutelati, non possono essere sempre ritenuti responsabili di qualsiasi cosa succeda sul loro territorio, anche quando non erano in carica».

 

 

 

 

 

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