GROSSETO. Il blitz tentato da Fratelli d’Italia per mettere le mani sull’Università di Grosseto, cercando di piazzare alla presidenza un professore universitario che nel 2019 era candidato alle europee per Casapound, Gian Piero Joime, scatena il dibattito in città. Nomina, quella del presidente che succede alla professoressa Gabriella Papponi Morelli, che secondo Giacomo Gori, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, dovrebbe passare attraverso un bando.
Gori: «Chi crede nella Costituzione è indignato»
«Ciò che sta avvenendo a Grosseto sul rinnovo della carica di Presidente della fondazione polo universitario grossetano, non può non indignare coloro i quali credono fermamente nei valori della nostra Costituzione e nella sua corretta attuazione – dice Giacomo Gori – L’entrata a gamba tesa del parlamentare assessore Fabrizio Rossi, ormai autoproclamatosi capo indiscusso della politica maremmana, avendo spodestato tutte le altre formazioni politiche di maggioranza nel controllo di quasi tutte le istituzioni locali – sindaco compreso – rende bene l’idea di come sia stato possibile stravolgere il dettato costituzionale in questo Paese. Ci riferiamo al penultimo comma dell’art. 33 della Costituzione, il quale recita: ”Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato”.
È da questo comma che lo Stato è partito per dare la possibilità alle università italiane di deliberare la propria trasformazione in fondazioni di diritto privato. Si è voluto pertanto mal interpretare lo spirito originario del dettato costituzionale andando a gettare le basi per la creazione di fondazioni accademiche tendenzialmente autarchiche, basate su sistemi di regole spesso arbitrarie, indirizzate ad assecondare in primis logiche puramente clientelari. In pratica, si sono aperte le porte delle università alla politica».
Una nomina senza alcun vincolo
«Infatti – prosegue Gori – basta leggere lo statuto della fondazione polo universitario grossetano per capire perché sia possibile assistere a questo teatrino: vi si riconosce il diritto al Comune di Grosseto di nominare il presidente, senza nessun’altra indicazione. Il Comune di Grosseto, pertanto, approva un regolamento sulla nomina dei rappresentanti che di fatto è carta straccia, poiché non dice niente. Dopodiché il gioco è fatto: il parlamentare della forza politica più potente, di fatto, detta, sceglie e impone, causando un corto circuito nel gioco dei poteri di questa città, dove a rimetterci è sempre il cittadino, in questo caso chi sceglie di continuare a studiare a Grosseto».
«La scuola, l’istruzione, l’università, capisaldi della nostra società, tutelati dalla Costituzione della Repubblica italiana – aggiunge Gori – si ritroveranno a dover attendere le scelte di quattro o cinque capi politici di periferia, con i nomi che sappiamo, seduti a tavolino, per sapere chi le rappresenterà nei vari contesti pubblici, accademici, istituzionali. Tutto ciò senza regole, senza alcuna trasparenza, senza nemmeno un accenno ad una qualche forma di partecipazione».
La proposta: «Cambiare lo statuto e procedere con il bando»
«Cosa fare, nell’immediato, per restituire almeno un po’ di dignità e buonsenso a questa situazione indecorosa?», si chiede Gori.
«La prima cosa da fare sarebbe quella di cambiare le regole del gioco. Cambiamo lo statuto della fondazione universitaria, cambiamo il regolamento del Comune di Grosseto per le nomine dei rappresentanti. Facciamo sì che il prossimo presidente o presidentessa della fondazione siano il risultato di un processo trasparente e partecipato, con la garanzia della pubblicazione di un bando, contraddistinto da forti criteri di pubblicità e trasparenza, da chiari e netti requisiti generali – dice Gori – Che siano requisiti professionali e competenze emergenti da: incarichi professionali, incarichi accademici ed in istituzioni di ricerca, pubblicazioni, esperienza amministrativa o di direzione di strutture pubbliche e private, impegno sociale e civile. Venga istituita una commissione di valutazione, che sappia individuare la migliore scelta per i nostri studenti, per i cittadini; non invece, ancora una volta, l’occasione solo per far capire ancora di più a tutti, chi è che comanda in questa città. Restituiamo dignità all’istruzione e al dettato costituzionale, mettendone in pratica i principi fondamentali».
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