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Ex Paoletti, il progetto che cambia Castiglione arriva in Europa

Il Comune di Castiglione a Bruxelles per presentare il progetto alla parlamentare Camilla Laureti che aiuterà a trovare i finanziamenti necessari
Alcuni momenti della missione del Comune di Castiglione a Bruxelles per l'ex Paoletti
Alcuni momenti della missione del Comune di Castiglione a Bruxelles dalla parlamentare Camilla Laureti per l’ex Paoletti

dal nostro inviato

BRUXELLES. È un progetto che cambia il volto di Castiglione. Un progetto che restituisce al paese un’area abbandonata da tempo. Un’area che ha scritto pagine di storia dell’economia della zona e che adesso avrà una nuova vita.

Un progetto di rigenerazione urbana che interessa circa 4 ettari, i 10.000 metri quadrati dell’area della ex fabbrica Paoletti ormai in stato di abbandono dal 1983.

Solo la parte anteriore è già stata recuperata. Dove una volta c’erano gli uffici dell’azienda adesso c’è il municipio di Castiglione, inaugurato nel 2006.

Il nuovo progetto riguarda i due lati e l’ampia area alle spalle.  

Un progetto, dettaglio non da poco, già cantierabile. In una concessionaria si direbbe “chiavi in mano”. Tanto che in due lotti i lavori per la realizzazione del supermercato Conad sono già iniziati e la proprietà conta di aprire alla fine di giugno di quest’anno.

La missione a Bruxelles di Castiglione

Il problema sono i finanziamenti, o almeno parte di essi. E la missione del Comune di Castiglione a Bruxelles, dove ha incontrato l’europarlamentare di S&D (Socialisti e Democratici, ne fanno parte i membri espressione del Pd italiano) Camilla Laureti, è nata proprio per questo motivo.

Del resto questo l’Europa ha messo come obiettivo della rigenerazione urbana: investimenti volti al miglioramento di ampie aree urbane degradate, per la rigenerazione e rivitalizzazione economica, con particolare attenzione alla creazione di nuovi servizi alla persona e alla riqualificazione dell’accessibilità e delle infrastrutture, permettendo la trasformazione di territori vulnerabili in città intelligenti e sostenibili.

Sono stati tre giorni intensi, nella “bolla” del Parlamento Europeo a Bruxelles. Della delegazione facevano parte la sindaca Elena Nappi, il vicesindaco e assessore all’urbanistica, Federico Mazzarello, l’assessore al patrimonio Walter Mazzetti, il dirigente dell’area tecnica Fabio Menchetti, l’addetta alle pubbliche relazioni Susanna Gualtieri.

Con loro anche l’architetto Stefano Giommoni, estensore del master plan del progetto, Rossano Massai, presidente regionale Ance e Vezio Coradeschi, presidente dell’associazione di volontariato Ali sul mare. E con loro c’eravamo anche noi di MaremmaOggi.

Il percorso dei finanziamenti, il Pnrr e l’indice di vulnerabilità

L’onorevole Camilla Laureti (membro delle commissioni agricoltura, bilancio e sviluppo regionale) ha ricevuto la delegazione di Castiglione dopo aver analizzato nel mese di settembre il progetto approvato dalla giunta.

Il progetto è stato illustrato nei particolari evidenziando le difficoltà dei piccoli comuni di reperire i finanziamenti legati al Pnrr. Che, per questi bandi, ammette solo Comuni sopra a 15mila abitanti. O unioni di Comuni.

«Lo scorso anno – spiegano Nappi e Mazzarello – abbiamo fatto una convenzione con il comune di Gavorrano per superare la soglia dei 15 mila abitanti e poter partecipare ai bandi Pnrr legati alla Rigenerazione Urbana e Coesione Sociale».

«I progetti che abbiamo presentato dopo la stipula della convenzione sono tutti in graduatoria, approvati, cantierabili ma non finanziati perché in virtù di un indice, chiamato “indice di vulnerabilità”, tutti i fondi per la rigenerazione sono andati verso il sud Italia o per le città metropolitane, lasciando a secco le altre realtà».

L’indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM) è un indicatore composito elaborato dall’Istat attraverso la sintesi di sette indicatori, che tengono conto di analfabetismo, potenziale disagio assistenziale, situazione di sovraffollamento abitativo, disoccupazione e scolarizzazione giovanile, numero di famiglie prive di un’entrata generata da un’occupazione.

Questo ha portato la gran parte dei finanziamenti al Sud, quasi come una moderna Cassa per il Mezzogiorno.

E, per questo, Castiglione rischia di essere beffato, nonostante il suo progetto sia pronto a partire e abbia tutto per rispettare la scadenza tassativa del Pnrr, fissata al 30 giugno 2026. Poco più di due anni.

Le foto dell’illustrazione del progetto

I progetti per l’ex Paoletti

Il progetto per l’ex Paoletti l’Amministrazione Comunale di Castiglione lo porta avanti dal 2016. Nell’ottobre del 2023 sono iniziati i lavori con la demolizione di una parte dei vecchi capannoni industriali e la realizzazione del primo stralcio delle opere di urbanizzazione: strade, parcheggi, vie ciclabili e percorsi pedonali oltre alla realizzazione dei primi volumi destinati ad uffici e fondi commerciali.

Questi i progetti presentati:

  1. Riqualificazione di un’area ubicata in località fattoria delle Anatre  (fra la provinciale delle Collacchie e la Diaccia, venendo da Marina, ndr) 480.000,00 euro
  2. Intervento di rigenerazione urbana delle aerea ex manifatture Ppaoletti con la realizzazione di un parco urbano, opere di urbanizzazione primaria. Area proprietà ex paoletti 1.060.000,00 euro
  3. Riqualificazione area ex Paoletti, viabilità di accesso all’area e parcheggi scambiatori. Area proprietà ex Paoletti 1.478.103,00 euro
  4. Percorsi storici di Punta Ala, area pinetata Casetta Civinini di proprietà e strada della Dogana 150.000,00 euro
  5. Rifacimento parco giochi via Roma, 291.681,95 euro

Totale contributi richiesti: € 3.459.784,00 euro.

Il costo totale delle opere di urbanizzazione area ex Paoletti è di 2.664.379,78 euro di cui € 1.300.000,00 a carico dei privati che stanno realizzando il supermercato Conad, del quale sono già avviati i lavori.

IL VIDEO

 

 
 
 
 
 
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«Paoletti – dicono Nappi e Mazzarello – potrebbe segnare un altro importante elemento di svolta per il paese,  con la creazione di nuovi posti di lavoro ed opportunità di sviluppo economico stimolate dalla realizzazione del progetto».

Il secondo step prevede la vendita tramite bando pubblico delle volumetrie rimanenti, destinate alla realizzazione di foresteria per lavoratori stagionali, residenze per anziani o centri poliambulatoriali.

Grazie ad un finanziamento ministeriale è stato elaborato il progetto del parco pubblico e la viabilità di accesso al nuovo comparto rigenerato.

La parlamentare Camilla Laureti: «Progetto europeo. Impegno per finanziarlo»

La parlamentare europea Camilla Laureti ha ascoltato la delegazione e si è presa l’impegno di trovare altre strade per finanziare il progetto. E ci ha rilasciato alcune dichiarazioni.

«Questo progetto entra a pieno titolo nella filosofia dell’Europa. È un chiaro esempio pratico di come i fondi comunitari devono essere spesi e di come le politiche europee devono trovare attuazione nei territori locali».

Da giornalista professionista (ha lavorato all’Ansa e a Radio Città Futura), ha preso appunti sul suo taccuino, la parlamentare di Spoleto, dove è stata consigliera comunale, prima di perdere al ballottaggio per la corsa a sindaco (2018). È in Europa da due anni, subentrata a gennaio 2022 a David Sassoli.

La parlamentare europea Camilla Laureti
La parlamentare europea Camilla Laureti

«Conosco le difficoltà dei piccoli Comuni, che pure si sono rivelati i più attivi in questa fase e vanno tutelati. E qui non si tratta di un vecchio progetto tirato fuori da un cassetto, ma di un lavoro serio, portato avanti negli anni e, soprattutto, pronto a partire. Proprio per questo, vista anche la peculiarità sociale dell’intervento, penso sia possibile ad accedere al “Fondo Bauhaus, da poco rifinanziato, e anche a fondi specifici per queste politiche».

L’impegno è di sondare tutte le strade percorribili e poi indicare al Comune di Castiglione quale intraprendere.

Fra piccoli Comuni ed agricoltura

Lei è anche nella commissione agricoltura, in questo periodo è un mondo in fibrillazione. Anche in Maremma.

«Come nel caso dei piccoli Comuni, che rischiano di restare fuori dai finanziamenti, qualcosa di simile avviene nell’agricoltura. Pensi che ci sono a disposizione qualcosa come 380 miliardi di euro per il settore dall’Europa. Il problema è che l’80% di questi soldi vanno al 20% delle aziende».

Quindi sono battaglie analoghe.

«Esatto, è un mondo che va sostenuto, perché, così come i piccoli Comuni, le piccole aziende agricole sono testimoni di un’identità territoriale che è preziosa. Fra chi protesta ci sono, diciamo così, agricolture diverse. Ci sono le grandi aziende, ma ci sono anche i singoli piccoli agricoltori che sono in grande sofferenza».

L’agricoltura, in fondo, è un settore primario.

«Deve essere al centro delle nostre politiche. Dobbiamo lavorare molto sulla catena del prezzo. Non dimentichiamo che è il problema del reddito degli agricoltori che sta scatenando la protesta. Il nemico non è certo il “Green Deal” dell’Europa, perché dall’Europa arrivano in Italia 7 miliardi di euro. Sono soldi che devono arrivare in modo semplice e devono arrivare a tutti. In Italia il 64% degli agricoltori italiani ha meno di 5 ettari. La sfida è far arrivare quei fondi fino ai più piccoli per sostenere un settore, appunto, primario».

Quali possono essere le strade?

«Sono molte le cose che si possono fare, a sostegno del reddito degli agricoltori. Penso all’applicazione della direttiva pratiche commerciali sleali, vietare il sottocosto. In Francia è nato il mediatore delle relazioni commerciali agricole, una sorta di osservatorio sulla formazione dei prezzi. In Italia dobbiamo fare una legge sulla trasparenza della filiera dei prezzi».

«Sempre in Francia c’è la legge “Egalim” che prevede sanzioni per i distributori che esercitano pressioni indebite sugli agricoltori nel corso delle trattative commerciali per stabilire i prezzi. Legge che viene aggirata dai distributori ricorrendo ai grandi gruppi d’acquisto europei».

La grande sfida è la transizione agricola.

«Questa è davvero la grande sfida, la transizione verde. Il Green Deal e l’ambiente non sono i nemici. I veri custodi del territorio sono gli agricoltori e sono loro i primi a subire i danni del cambiamento climatico. Pensiamo a cosa è successo in Emilia Romagna». 

LE FOTO DELLA MISSIONE A BRUXELLES

La creatura di Angiolo Paoletti, da Grosseto a Castiglione

Tornando alla Paoletti, la storia dell’azienda è affascinante e inizia nel primo dopoguerra in via Arno, a Grosseto.

La sua produzione principale era rappresentata dai corredi nuziali e la sua fortuna nell’affermarsi nel mercato nazionale fu costituita dalla rete capillare degli agenti commerciali e dall’intuizione della vendita “porta a porta”.

La crescita del mercato spinse, a metà anni ’60, il titolare Angiolo Paoletti a cercare nuovi spazi e l’area delle Paduline, allora ai margini del paese di Castiglione, si rivelò perfetta per il nuovo stabilimento. 

Il Comune di Castiglione della Pescaia, con la licenza prot. 2.231 del 26/02/1969 autorizzò la costruzione del primo lotto del nuovo stabilimento industriale. Già un mese dopo vennero avviati i lavori di costruzione del secondo lotto e nel giugno quelli del terzo lotto.

Il 1° agosto 1969, lo stabilimento fu inaugurato alla presenza del ministro dell’industria, il catanese Domenico Magrì (governo Rumor).

(in queste due immagini, concesse dall’Archivio Foto Gori,  e colorate con l’AI, il giorno dell’inaugurazione)

Fra il 1970 e il 1975 ci furono ampliamenti dello stabilimento che, vera avanguardia per l’epoca, aveva all’interno sia un asilo nido, la maggior parte dei dipendenti erano donne, e una mensa aziendale.

Nel 1977 l’Industria Manifatture Tessili Angiolo Paoletti raggiunse il suo apice produttivo. L’occupazione registrava 483 addetti in stabilimento e 169 lavoranti a domicilio. A questi andava aggiunta la rete degli agenti commerciali che promuovevano in tutta Italia la vendita a domicilio dei prodotti tessili.

La Angiolo Paoletti di Castiglione negli anni '70
La Angiolo Paoletti di Castiglione negli anni ’70

La crisi dell’azienda e l’irruzione della guardia di finanza

Con la fine degli anni settanta iniziò il rapido declino dell’azienda.

La perdita di valore della liquidità e delle riserve finanziarie ebbe effetti deflagranti anche sui bilanci dell’Industria Manifatture Tessili Angiolo Paoletti. Nella relazione di accompagnamento al bilancio 1980 dell’azienda si dava atto della crisi finanziaria e si prospettavano necessità di riorganizzazione produttiva e di ristrutturazione degli assetti dirigenziali.

Un'immagine dall'alto della Paoletti negli anni '70
Un’immagine dall’alto della Paoletti negli anni ’70

La crisi dell’azienda era da ricercarsi anche nella debolezza delle strategie di mercato. L’industria tessile non seppe adeguare il proprio ciclo delle produzioni alle trasformazioni della società e alla nuova domanda. L’evoluzione sociale degli anni settanta e la crescente emancipazione
femminile aveva relegato il “corredo” ad una frangia residuale e marginale del mercato dei tessuti.

Il 24/02/1982 rappresentò la data della svolta nella crisi dell’Industria Manifatture Tessili Angiolo Paoletti.

Quel giorno avvenne l’irruzione della Guardia di Finanza nello stabilimento con perquisizioni a tappeto e sequestro di documenti contabili. Angiolo Paoletti venne accusato di esportazioni di capitali, frode valutaria e associazione a delinquere.

Le vicende dell’azienda e del suo fondatore diventarono un caso nazionale. 

Va detto che le cronache giudiziarie successive e i processi celebrati hanno poi sgonfiato buona parte delle accuse rivolte ad Angiolo Paoletti che nel 1997, a 85 anni, muore.

La fabbrica è stata chiusa nel 1983. Ma ora è pronta ad avere una nuova vita.

(il testo della storia è tratto dalla relazione del Masterplan dell’area ex Paoletti, redatta nel 2020 dal gruppo di lavoro composto dagli architetti Stefano Giommoni e Marianna Tirinnanzi, dal dirigente del settore edilizia privata e patrimonio, l’agronomo Fabio Menchetti e dalla dirigente del settore pianificazione territoriale, ingegnere Donatella Orlandi. Il sindaco era Giancarlo Farnetani)

 

 

Autore

  • Guido Fiorini

    Direttore di MaremmaOggi. Dopo 30 anni di carta stampata ho capito che il presente (e il futuro) è nel digitale. Credo in MaremmaOggi come strumento per dare informazione di qualità. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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