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Esplosivo da cava nascosto in casa

Sei cartucce che erano state conservate in una busta e avvolte nella carta di un giornale sono state scoperte durante i lavori di ristrutturazione
L’esplosivo consegnato ai carabinieri

SCARLINO. Sei cartucce di esplosivo da cava nascoste in una vecchia busta di plastica e avvolte in un foglio di giornale datato 10 luglio 1996. Materiale pericolosissimo da tenere in casa. È questa la scoperta fatta da un uomo che stava facendo dei lavori di ristrutturazione nella sua abitazione. E che ha dato l’allarme ai carabinieri.

Esplosivo ancora attivo

I carabinieri della stazione di Scarlino sono intervenuti subito, appena ricevuto l’allarme. L’uomo stava effettuando dei lavori di ristrutturazione, quando nello sgomberare una parte di solaio, in un angolo difficilmente raggiungibile, si è accorto della presenza di una vecchia busta di plastica chiusa, che conteneva un foglio di giornale datato 10 luglio 1966. Ha deciso così di aprire quell’involucro, trovando all’interno del materiale non bene identificabile.

Chiesto l’intervento dei carabinieri tramite 112, i militari della stazione  sono arrivati sul posto, rendendosi conto della pericolosità della situazione : si trattava infatti di sei cartucce di esplosivo da cava, una miccia e della polvere pirica. Materiale verosimilmente risalente a quando le attività nelle miniere del posto era molto intensa. L’esplosivo, nonostante il periodo trascorso è perfettamente efficiente. È stato quindi richiesto l’intervento della squadra artificieri dei carabinieri di Firenze per la messa in sicurezza dell’area e la bonifica del sito. I militari hanno anche effettuato una seconda ispezione dei locali, per escludere le presenza di altro materiale pericoloso.

Quei candelotti provengono con ogni probabilità dai giacimenti minerari della zona, che in passato hanno rappresentato uno dei più importanti poli di estrazione della pirite in Europa. L’area diede vita ad un notevole sviluppo del territorio, con il massiccio impiego di lavoratori ed un notevole flusso migratorio. Il bacino minerario in questione comprese in breve le miniere di Rigoloccio, Ravi e Valmaggiore, tutte collegate da un complesso sistema di gallerie, spesso ottenute con l’uso di cartucce esplosive della stessa specie di quelle rinvenute, che trasformò un sistema frammentario in un tutt’uno estremamente efficiente.

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