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Ecco Malotti: «Sono un allenatore dilettante alla ricerca di emozioni»

Il nuovo tecnico del Grosseto si presenta: «Qui ci sono giocatori forti che hanno perso certezze. Lavorerò duro, sulla mentalità»
Roberto Malotti, nuovo tecnico del Grosseto, fra Filippo Vetrini e Francesco Lamioni
Roberto Malotti, nuovo tecnico del Grosseto, fra Filippo Vetrini e Francesco Lamioni

GROSSETO. Una persona semplice. L’impatto con Roberto Malotti suscita questa traccia che, nel corso della conferenza stampa, diventa un buon profumo.

Abbigliamento essenziale, disadorni occhiali rotondi, barba e baffi difficili da collocare tra disordinati o curati, braccia conserte, un ricordo di capelli in testa.

Questo l’uomo chiamato al capezzale del Grifone, il tecnico a cui affidare l’impresa di risvegliare un rapace diventato pettirosso. Ma sono i contenuti del dialogo a catalizzare l’attenzione: asciutti, secchi come un rasoterra, privi di promesse e trionfali annunci. Umano.

Malotti: «Non esistono i miracoli nel mio modo di essere»

Quando, nell’esaminare la situazione sportiva dei biancorossi, spunta la parola “miracolo” Malotti si anima come una molla.

«Nel mio modo di essere è una parola che non esiste e non solo nel mondo del pallone. Esistono il lavoro, i sacrifici. Vengo dalla miseria, quella vera, quello che adesso possiedo l’ho costruito con le mie sole forze senza affidarmi a nessun aiuto. Credo ai fatti e basta».

«Se tra un mese, un mese e mezzo saremo ancora a parlare dei problemi di questa squadra, significherà che Vetrini ha sbagliato tecnico. Gli allenatori devono essere utili a risolvere situazioni difficili altrimenti sono inutili. In questo momento i problemi esistono, specialmente quelli psicologici».

«Non so se sono un sergente di ferro, so solo che porto al campo quei valori sui quali ho costruito la mia vita. Li porto ai ragazzi. Non mi piace scansarmi di fronte a nulla e a nessuno, mi assumo sempre le mie responsabilità, non mi nascondo mai».

Malotti: «Arrivare a Grosseto mi carica di gioia»

«Arrivare a Grosseto mi carica di gioia – continua il mister – è per questo che durante il primo allenamento ho visto un Malotti carico di entusiasmo, un Malotti che desidera sognare e portare qualcosa al Grosseto. La mia paura era che queste emozioni non mi potessero più succedere, invece, subito dopo l’inizio della seduta, ho avvertito la conosciuta scossa di adrenalina e ho rivisto il Malotti che conosco».

«Se mi chiedete garanzie assolute, quelle purtroppo non ve le posso dare – precisa Malotti – l’unica che vi posso porgere è il mio entusiasmo, che mi ha sempre contraddistinto. Sono un allenatore anomalo, un dilettante, non lo faccio per lavoro, e non lo voglio fare, allenare è una passione, lo faccio a modo mio. Lo amo».

Malotti: «Sono abituato a guardare avanti»

Lei a Cenaia ha visto un brutto Grosseto, una squadra che non riesce a imporre il suo gioco e subisce l’avversario cioè il filo conduttore della stagione. Cosa ha pensato?

«Ho pensato quello che penso sempre, cioè a non guardare mai indietro e non pensare a tutto quello fatto finora. Sono abituato a guardare avanti e basta, cercando quindi di aggiustare, se mi è possibile, quelle cose che non mi piacciono. Di queste ne ho viste tante durante l’allenamento, altrettante le ho viste a Cenaia. Ma non sono preoccupato».

«Mi allarma il fatto che i ragazzi non possano capire che quello che hanno svolto finora non è il massimo di quello che possono dare. Devono migliorare e basta. Li posso picchiare, fare mordere dai cani, ma alla fine i veri protagonisti sono loro. Occorre dargli tanta fiducia e sapere che siamo nelle loro mani. Se sono consapevoli di quello che vuole la società il miglioramento diventerà possibile».

«Giocatori forti che hanno smarrito le certezze»

«Se mi basassi su quello che ho visto domenica scorsa direi a Vetrini di rivolgersi a un altro allenatore e non sarei venuto. Ma non funziona così. Qui ci sono giocatori bravi e forti che hanno smarrito tutte le certezze, ogni appiglio. Questo è il vero problema del Grosseto».

«Niente a che vedere al modulo e altri fattori. Servono gli stimoli, toccare i tasti giusti, se i giocatori capiscono questo tutto si trasforma in positivo. La rete di Riccobono a Cenaia non si vede tutti i giorni – prosegue Malotti – e ce lo teniamo stretto e lo proteggiamo come dobbiamo salvaguardare il gruppo».

«Non si può partire dai risultati, nemmeno da una vittoria, non si andrebbe da nessuna parte. Invece occorre diventare vincenti sempre facendo leva sulla mentalità, inculcare loro che si scende in campo per vincere non per partecipare. Il modulo? – termina – mi sono sempre assoggettato alle qualità dei giocatori a disposizione».

Autore

  • Giancarlo Mallarini

    Collaboratore di MaremmaOggi. Ho viaggiato sulla carta stampata, ho parlato alla radio e alla televisione. Ora ho la fortuna e il privilegio di scrivere online su maremmaoggi.net. Come lavagna uso il cielo. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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