GROSSETO. La prima puntata ha fatto discutere la città. Ha fatto bene l’avvocato Riccardo Lottini a scrivere una lunga lettera a MaremmaOggi per stigmatizzare il comportamento di un alto ufficiale dei carabinieri che giocava a tennis contro suo figlio ventunenne e ha fatto un caos per un punto contestato?
Le opinioni si sono divise, qualcuno ha sostenuto che il figlio poteva difendersi da solo, ma su una cosa tutti sono stati d’accordo: il comportamento dell’avversario, per l’età e per il suo ruolo nella vita, anche se in quel momento era “solo” un giocatore di tennis, è stato censurabile.
In quella lettera l’avvocato Riccardo Lottini chiedeva un esempio all’alto ufficiale:
“Me lo dimostri l’ufficiale: si ritiri dal torneo, a cui ha dimostrato di tenere tanto. Non penso caschi il mondo. Il padre, cioè il sottoscritto, dispiaciuto per aver visto il figlio spegnere l’entusiasmo con cui aveva iniziato la partita, apprezzerebbe. A prescindere di chi fosse il punto e chi dei due più bravo a giocare”
Ma l’alto ufficiale dal torneo non si è ritirato. Forse non aveva letto la lettera, mettiamola così.
Arrivano i quarti, la partita è combattuta. E l’ufficiale perde al long tie-break
Una premessa va fatta. Non si trattava di un torneo open con montepremi, in campo non c’erano i migliori giocatori di tennis in circolazione.
Si trattava di un torneo Tpra (Tennis Program Ranking Amateur), un circuito creato dalla Fitp per far divertire gli amatori. Sono tornei che, in ogni disciplina del tennis (tennis, padel e beach tennis), sono riservati agli amatori, i non classificati per intendersi, e a coloro, fra i classificati, che hanno una bassa classifica. Quelli forti davvero non possono partecipare.
Sarebbe un torneo per coloro che prima dell’agonismo e delle vittorie cercano soprattutto il divertimento, e il piacere di trascorrere qualche ora in compagnia.
Sarebbe, appunto.
Un’altra premessa serve per chi non gioca a tennis nei tornei. In moltissimi tornei non c’è il giudice arbitro sul seggiolone.
E quindi i giocatori arbitrano da soli, ognuno nella propria metà campo. E chi gioca con la racchetta sa che la lealtà e il rispetto sono alla base di questa regola. Tutto funziona se uno chiama fuori la palla davvero fuori e se dà buona anche la palla che tocca appena la riga. Se sei un vero giocatore di tennis, nel dubbio il punto lo dai all’avversario.
Spacca la racchetta e la calpesta
Come detto, arrivano i quarti. E l’alto ufficiale incontra un altro grossetano, stavolta più adulto. Una partita tiratissima, nella quale, in almeno tre occasioni, contesta il punto del giocatore di casa: «Ogni volta che ha contestato gli ho dato il punto», racconta.
L’ufficiale perde 6-2 il primo set, poi vince 6-1 il secondo. Si va al long tie-break, a 10 punti.
Un’altra battaglia. Ma sull’8 pari il grossetano infila due vincenti. Finisce 10-8 e in semifinale va lui, l’ufficiale è fuori.
E qui scatena la rabbia. Lancia la racchetta a terra, la spacca. La calpesta saltandoci sopra con entrambi i piedi. La lancia a destra e a sinistra. Poi la lascia nel campo e va a farsi la doccia.
Speriamo almeno fosse gelata.
nasce dall’idea di Guido Fiorini e Francesca Gori
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