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Dettori, il francese senza volto e la verità sulla strage di Ustica

Il maresciallo dell’Aeronautica fu trovato impiccato sulla strada delle Sante Mariae, ma la tesi del suicidio non ha mai convinto i suoi familiari. Le parole di Giuliano Amato gettano nuova luce anche sulle morti collaterali
Mario Alberto Dettori

GROSSETO. «La versione più credibile sulla strage di Ustica del 27 giugno 1980 è quella della responsabilità dell’aeronautica francese, con la complicità degli americani e di chi partecipò alla guerra aerea nei nostri cieli la sera di quel 27 giugno».

«Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione. E il piano prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, con molti aerei in azione, nel corso della quale sarebbe dovuto partire un missile contro il leader libico: l’esercitazione era una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come incidente involontario». 

Sono le parole dell’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato che, in una lunga intervista su Repubblica tira in ballo Macron e la Nato.

Il missile che doveva abbattere il Mig sul quale viaggiava il leader libico colpì invece il Dc 9 dell’Itavia che si inabissò al largo di Ustica, uccidendo 81 persone. Ma alle vittime che la sera del 27 giugno 1980 erano su quel volo partito con 106 minuti di ritardo da Bologna, se ne sono via via aggiunte altre: quelle che sono state definite “vittime collaterali”.

Tra loro, c’è il maresciallo Mario Alberto Dettori, trovato sette anni dopo impiccato sulla strada delle Sante Mariae. Ma all’ipotesi del suicidio, i familiari dell’ex radarista di Poggio Ballone, non hanno mai creduto.

E ora, le parole dell’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato fanno prendere all’intera vicenda un nuova piega. 

I mesi in Francia prima della tragedia

Giuliano Amato, la strage di Ustica, l’ha seguita fin dall’inizio, da quando, nel 1986 fu incaricato di farlo dall’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi. Amato, all’epoca, era sottosegretario. 

Il maresciallo Mario Alberto Dettori, morì l’anno successivo, il 31 marzo 1987. La notte della Strage di Ustica, Dettori era in servizio al radar della base di Poggio Ballone.

Quando tornò a casa, la mattina successiva, disse una frase che né sua moglie, né sua cognata che la sentì pronunciare, hanno mai dimenticato: «Stanotte si è sfiorata la terza guerra mondiale». 

Barbara Dettori, la figlia di Mario Alberto, e suo fratello Marco, non hanno mai creduto che il loro padre si fosse suicidato e alla fine del 2016, sostenuti dall’associazione antimafia Rita Atria, presentarono un esposto alla Procura che riaprì il fascicolo sulla morte del maresciallo: i resti di Dettori furono esumati e fu fatta quell’autopsia negata più di quarant’anni fa. Sono stati sentiti tutti i testimoni rimasti.

Ma alla fine, il fascicolo è stato archiviato. 

Mario Alberto Dettori con la moglie Carla Pacifici
Mario Alberto Dettori con la moglie Carla Pacifici

Ma c’è un ma, in tutta questa vicenda: un uomo senza volto, che non è mai stato identificato.

Un francese di nome Roland, militare dell’Armée de l’air, che, secondo i familiari del maresciallo, ha avuto un ruolo chiave. Dettori infatti, aveva passato diversi mesi in Francia dove aveva conosciuto Roland: lavorava al Centro radar di Mont Agel, in Francia, e aveva aperto a Nizza un conto corrente alla filiale della Banque Sudamerisse France agenzia di Place Garibaldi 2 a Nizza.

E proprio da quel conto Dettori aveva emesso il 4 agosto 1986 un assegno da 1.500 franchi a favore di Roland. Assegno che poi era stato incassato. Il giudice istruttore Priore aveva cercato di risalire all’identità dell’aviere francese che aveva certamente – secondo gli atti dell’indagine – raccolto le confidenze di Dettori sulla notte della strage di Ustica. 

La lettera anonima ad Andrea Purgatori sul militare francese

La vedova del maresciallo Dettori, Carla Pacifici, fu la prima a parlare con il giudice istruttore Rosario Priore, durante l’istruttoria sul disastro del Dc9 del militare francese. 

Poco tempo prima, in cantina, erano stati ritrovati in una cassetta degli arnesi, alcuni documenti: tra questi c’era un libretto di assegni, rilasciato dalla Banque Sudameris France su un conto aperto da Dettori a Montecarlo per depositare lo stipendio durante la sua permanenza in Francia.

Sulla copertina si leggevano, scritti con la grafia di Dettori, alcuni indirizzi francesi e un nome, quello di Roland. Il militare francese, spiegò la donna al giudice, era stato per quattro giorni a casa loro, a Grosseto. Ma di quell’uomo, lei non aveva avuto altre notizie. 

Notizie che invece erano arrivate, sotto forma di una lettera anonima, al giornalista del Corriere della Sera Andrea Purgatori, che ha condotto per decenni la maggior inchiesta giornalistica sulla strage di Ustica. 

«Sono un amico di Dettori, sono passati troppi anni da quel maledetto giorno se vuoi sapere la verità su Ustica vai a Bruxelles e indaga bene lì ai centri radar. Il missile sicuramente è quello di un sommergibile francese sono loro i colpevoli, la scatola nera l’hanno loro maledetti. Dettori fu impiccato da Roland e da un altro francese, fanno parte dei servizi segreti francesi so che Dettori ha registrato tutto su un nastro e con altre prove l’ha consegnato a un ragazzo solo un’altra persona sa come si chiama».

Le rogatorie respinte dai cugini d’Oltralpe

Ed è lo stesso Giuliano Amato, nel 2000, a scrivere all’allora presidente Chirac per chiedere alla Francia di rispondere a una dozzina di rogatorie promosse dall’Italia nel corso delle indagini sul caso Ustica.

Mario Alberto Dettori con la figlia Barbara e il figlio Marco
Mario Alberto Dettori con la figlia Barbara e il figlio Marco

Amato chiese alle autorità francesi di ricostruire anche la missione di Mario Alberto Dettori, con l’indicazione delle generalità dei colleghi che, nei periodi di permanenza in Francia, prestavano servizio nella base di Monte Agel e che con lui ebbero più frequenti contatti.

In particolare, scriveva Amato: «Le più esaurienti notizie sul militare francese di nome Roland, probabilmente un sottufficiale anch’egli in servizio nella stessa sede insieme al militare italiano al quale, nell’ estate del 1986, rese visita a Grosseto, raccogliendone le confidenze». 

Ma a distanza di tempo, i cugini d’Oltralpe si sono limitati a rispondere che risalire a Roland sarebbe stato impossibile: l’agenzia era stata chiusa definitivamente e i documenti utilizzati dal militare dell’aeronautica francese erano andati persi.

L’uomo non è mai stato cercato dai francesi

L’uomo non è mai stato cercato dalle autorità francesi. Eppure in Francia, qualcosa è successo.

La moglie di Dettori era convinta che al marito avessero fatto il lavaggio del cervello. Quello che è certo e che pochi mesi dopo il suo rientro a Grosseto, il maresciallo è stato trovato morto impiccato e oggi, dopo le rivelazioni di Amato, la Francia assume un ruolo predominante in una strage per la quale non si sono trovati ancora i colpevoli. 

 

 

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  • Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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