Crisi Venator: «A rischio 120 posti» | MaremmaOggi Skip to content

Crisi Venator: «A rischio 120 posti»

La Cgil lancia l’allarme: diminuiti i costi di appalto per le società dell’indotto, lavoratori dislocati e meno commesse. I sindacalisti: «Si impoverisce il territorio, intervengano le istituzioni»
Lo stabilimento della Venator a Scarlino
La Venator e la piana di Scarlino (foto di Marco Stefanini)

SCARLINO. Taglio delle commesse e personale ridotto del 50% per le aziende metalmeccaniche per Venator effettuano lavorazioni in appalto all’interno dello stabilimento – Gruppo Crosa, Tme, Officine 2000 e Titamec. È questo l’allarme di Furio Santini (Fiom), Gianni Bracciali (Fillea) e Massimiliano Stacchini (Filcams), dopo le recenti vicende che hanno interessato la società inglese che si trova al Casone, dove il 23 settembre c’è stato lo sciopero dei lavoratori

Ridotti i costi di appalto

I lavoratori al momento sono stati ridislocati in altri cantieri, ma l’incertezza sul futuro a medio termine lascia intravedere tempi preoccupanti.

Nel frattempo, nessuna comunicazione ufficiale è stata fatta dall’azienda Venator, se non quella relativa alla volontà di ridurre i costi di appalto per circa 3,4 milioni di euro riguardanti le imprese incaricate di manutenzioni, servizi professionali, noleggio, trasporti e altre attività minori.

«Sul versante dei servizi esternalizzati da Venator, la Evolve, che si occupa di pulizie industriali e civili, manutenzioni e mensa, occupando 39 lavoratrici e lavoratori, pur non avendo ricevuto comunicazione della prevista riduzione degli affidamenti in appalto – dicono i sindacalisti –  dallo scorso giugno ha ridotto gli addetti sia nel settore manutenzioni che in quello di mensa e pulizie. Per il momento indirizzando il personale in eccesso a Venator su altri cantieri o appalti».

Anche se, chiaramente, nel caso si consolidi l’orientamento al taglio degli appalti, si concretizzerà una riduzione importante del personale con conseguenti difficoltà di ricollocazione per tutti. E una perdita secca di posti di lavoro.

«Tutto questo è sinceramente inaccettabile in un territorio già fortemente penalizzato nel settore manifatturiero e dei servizi industriali – aggiungono alla Cgil –  E costituirebbe un altro duro colpo al mantenimento degli attuali livelli occupazionali e per l’intera economia della zona nord del grossetano. Per questi motivi, chiediamo alle istituzioni e ai rappresentanti del nostro territorio di tenere sullo stesso piano le ripercussioni sulle aziende dell’indotto con il percorso della vertenza Venator. Per la Cgil, infatti, non ci sono lavoratori di serie A e di serie B, ma un comparto industriale complessivo all’interno del quale tutte le persone hanno diritto a lavorare».

 

 

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