VENTIMIGLIA. Un uomo, un portiere, di confine. Forse l’ultimo. Oscilla tra il romanticismo di un calcio in via di estinzione, il costante impegno atletico per rimanere sempre ai vertici e i reali, vibranti sentimenti che lo guidano da sempre nel quotidiano.
Binari sicuri, dritti, robusti. Una strada ferrata nata a Grosseto nel settembre del 1986. Questa è la carta d’identità di Claudio Scognamiglio, detto “Scogna” nella città di frontiera che lo abbraccia da 10 anni affidandogli la maglia, la porta, i gradi di capitano della propria squadra in Eccellenza ligure.
Con quei colori “Scogna” ha toccato la quota di 250 presenze trasformandosi in epopea vivente. Tutto ha inizio sul finire dell’estate 2009.
Grosseto, Braccagni, poi il trasferimento in Liguria
«Ho vestito la maglia del Grifone con la quale ho vinto un campionato di C1 e partecipato ad un anno di serie B. Ricordi rimasti scolpiti. Esaurita quella parentesi – racconta Claudio – scelsi di restare vicino casa con i colori del Braccagni in 1ª categoria dove mio padre era il preparatore dei portieri. Quindi approdai all’Albinia, in Eccellenza. Furono tre stagioni straordinarie vissute accanto a persone altrettanto straordinarie e speciali. Non sarei mai andato via da quell’ambiente, ma, nel frattempo, mia moglie aveva trovato lavoro in Liguria vicino a Ventimiglia. Visto che la mia bussola di vita è la famiglia e che i rapporti vanno curati con attenzione, ho preso la decisione di seguirla. Era il 2012».
I ricordi sono onde di mare in arrivo sulla spiaggia della memoria, Claudio resta in silenzio per accarezzarli.
«Non è stato per niente facile -riprende – ho dovuto convivere con la malinconia della Maremma. Nato all’ombra della Nord, ultrà del Grifone, con un baule traboccante di ricordi, privato di quelle profonde amicizie necessarie per alimentare il mio carattere, mi sono ritrovato in ambienti del tutto diversi, mentalità sconosciute e complicate da decifrare. Il mio romanticismo ha vacillato. Ho iniziato a farmi conoscere, cercarmi lavoro (geometra libero professionista ndr), contemporaneamente volevo continuare a giocare a pallone. Un cammino in salita. Lentamente ho rivisto il sole capendo come i liguri, a dispetto della diffidenza iniziale, possano dare calore e regalarti sentimenti forti e l’anima. Il Ventimiglia mi ha aperto le braccia, mi ha dato fiducia, ed è iniziata una avventura lunga dieci anni e 250 presenze. In mezzo successi, delusioni, gioie e tormenti sportivi. Un mondo intero».

Sei definito un “leader silenzioso”. Una qualifica che ti appartiene?
«La parola silenzioso è il mio marchio, preferisco parlare con i fatti, col comportamento. Diversamente non avrei potuto fare il portiere, pedina spesso isolata ma attenta a quello che succede, o potrebbe accadere, uno strumento, che dalla solitudine riesce ad estrarre il meglio. Per quanto riguarda leader è una definizione che deve arrivare dall’esterno. Comunque mi gratifica avere al braccio la fascia di capitano».
Un viaggio a Grosseto è in preventivo?
«Ci sono stato poche settimane fa per rivedere i genitori e respirare aria di casa. Ho guardato a lungo lo Zecchini per risentire le voci conosciute di grandi giocatori come Di Meglio, un vero capitano con cui dividevo la stanza, Consonni, il presidente Camilli e tanti altri. Sono un romantico, che non dimentica niente del passato. Ogni volta che devo ritornare in Liguria c’è sempre quella nota di nostalgia che mi accompagna nel viaggio. Meno male che dove vivo c’è il mare, lo stesso della Maremma».

58 anni, direttore di MaremmaOggi
Dopo 30 anni di carta stampata ho capito che il presente (e il futuro) è nel digitale
Credo in MaremmaOggi come strumento per dare informazione di qualità
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