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Cerca di incassare tre assegni smarriti e incolpa un conoscente

Un uomo di 42 anni è stato condannato per ricettazione e false dichiarazioni: insieme ad altre due persone avrebbe messo su un sistema per versare titoli rubati o smarriti
Il tribunale di Grosseto

GROSSETO. Aveva cercato di incassare tre assegni per i quali però, la proprietaria del blocchetto, aveva sporto denuncia di smarrimento. Ed aveva poi incolpato un uomo, suo conoscente, dicendo di aver ricevuto quei titoli come pagamento per un vecchio lavoro svolto. Ma il personale della guardia di finanza aveva accertato che la realtà era ben diversa: i titoli erano stati probabilmente rubati, erano stati poi riempiti, per una cifra totale di 2.300 euro, e depositati in banca. Dove però, non erano stati pagati. 

La sparizione dei titoli durante le vacanze

La proprietaria del carnet di assegni era in vacanza dal 7 al 17 settembre 2019 in un hotel di Tarquinia. In quegli stessi giorni, nello stesso albergo c’era anche Daniele Generali, 42enne residente a Grosseto ma originario di Civitavecchia. La donna, una volta tornata a Castel del Piano, era andata dai carabinieri a sporgere la denuncia spiegando che, durante la vacanza, il libretto era sparito nonostante lo tenesse in un portadocumenti nella sua borsa. Borsa che però, lasciava giornalmente in albergo. 

Nello stesso periodo, nell’albergo dove stava facendo le vacanze la donna, c’era anche Generali, il cui nome era stato messo sugli assegni in qualità di beneficiario.

Il quarantaduenne, difeso dall’avvocato Andrea Coscarelli, non è stato riconosciuto come l’autore del furto ma è stato indagato per appropriazione indebita: secondo le indagini delle fiamme gialle, aveva cercato di incassare i tre assegni. Una volta rintracciato e convocato dalla finanza, il quarantaduenne titolare di una società di marketing, Generali spiegò ai militari di aver ricevuto quei tre titoli da un suo conoscente, che gli avrebbe così saldato alcuni lavori fatti in precedenza. 

Spiegazione, questa, smentita dall’uomo indicato dal quarantaduenne, un quarantacinquenne che abita a Seggiano. 

L’accordo per incassare gli assegni

L’uomo falsamente accusato da Generali ha raccontato ai finanzieri tutta un’altra storia: il quarantaduenne, insieme ad altri due conoscenti, gli avrebbero proposto di aprire un conto corrente postale sul quale avrebbe dovuto versare gli assegni che loro gli avrebbero via via consegnato. L’uomo avrebbe dovuto solo firmare i titoli e depositarli sul conto, mentre gli altri tre avevano anche una carta postamat per i prelievi.

A fronte del versamento di 1.800 euro, avrebbe avuto una provvigione di 200 euro. Provvigione che però non gli sarebbe mai stata corrisposta. I due insomma, si erano conosciuti quattro anni prima «In occasione del losco affare che quest’ultimo (il Generali) – scrive il giudice Marco Mezzaluna nelle motivazioni della sentenza – insieme ad altri soggetti ben noti nell’ambiente dei truffatori e dei reati contro il patrimonio, gli aveva proposto». 

Generali ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato: il sostituto procuratore Salvatore Ferraro aveva chiesto una condanna a 2 anni e 6 mesi, il giudice per l’udienza preliminare lo ha condannato a un anno, quattro mesi e 20 giorni di carcere oltre al pagamento delle spese processuali. 

 

 

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