GROSSETO. Caporalato fra riders, un fenomeno che sta dilagando. Al punto che i carabinieri, nei giorni scorsi, hanno effettuato un controllo a tappeto su tutto il territorio nazionale. Anche in Maremma il comando ha disposto una serie di verifiche mirate.
I militari dell’Arma hanno operato in più direzioni ma, soprattutto, hanno verificato la corrispondenza fra il lavoratore che effettua la consegna e l’account registrato dall’azienda di delivery.
Perché il meccanismo che porta al caporalato è semplice: il “caporale” si registra come rider con una delle aziende che fanno le consegne a domicilio, poi “cede” il suo account ad altri, uno o più, che fanno le consegne per lui. E si trattiene una percentuale dei ricavi. Tutto al nero, ovviamente.
Riders, 92 account ceduti
Nel corso dei controlli, i carabinieri hanno proceduto a:
- Individuare su “strada” e in particolare in ben 225 hot spot preventivamente censiti in tutto il paese (luoghi ove i rider si ritrovano in attesa di ricevere gli ordini) 1609 ciclofattorini;
- verificare la presenza del fenomeno della cessione di account trasversalmente sull’intero territorio nazionale, concentrato soprattutto nel centro-nord Italia con le dinamiche già evidenziatesi a Milano, in quanto su 823 lavoratori stranieri controllati, 92 di questi sono risultati in cessione di account per una percentuale pari all’11,2%;
- accertare 23 prestazioni lavorative fornite da persone irregolari rispetto alle norme di soggiorno sul territorio nazionale;
- avviare le verifiche su oltre 1500 rider circa l’effettivo assoggettamento dei lavoratori a tutti gli obblighi in materia di sicurezza ed igiene ai sensi delle norme prevenzionistiche in materia;
- controllare anche un minore che lavorava in cessione di account che è stato riaffidato al proprio genitore.
In Maremma i carabinieri hanno fatto i controlli insieme all’ispettorato del lavoro. Nella nostra zona non sono emerse irregolarità.

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