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Baccinello al centro degli studi dei paleontologi

Grazie a una tecnica innovativa si cerca di risalire alle origini dell’ominide: trenta studiosi da tutto il mondo hanno visitato il borgo
Il gruppo di Paleontologi davanti al Murale di Baccinello

SCANSANO. Non finiscono mai gli studi dei paleontologi che dopo una settimana di congressi a Firenze, sono arrivati a Baccinello, per chiudere i lavori del simposio internazionale. Al centro del dibattitto scientifico, ovviamente, c’è stato l’ominide di Baccinello

Interessati a visitare i luoghi di origine dell’ominide miocenico Oreopithecus bambolii (che tra 8 e 6 milioni di anni fa viveva nell’area grossetana), i ricercatori hanno visitato il centro didattico, ammirato i murales realizzati sulle facciate del centro dal maestro senese Francesco Del Casino e assistito alla “prima” della versione inglese – The Mine – del documentario Miniera di Lucilla Salimei.

Trenta studiosi da tutto il mondo

Il gruppo, composto da una trentina di studiosi, fa parte del progetto PUSHH (Palaeoproteomics to Unleash Studies on Human History) finanziato dalla Comunità Europea e coordinato dal professor Enrico Cappellini dell’Università di Copenaghen (Danimarca) che ha per oggetto una ricerca innovativa: grazie all’utilizzo di tecniche estremamente sofisticate, studia i resti delle proteine antiche ancora conservate nei resti di ossa e denti della fauna fossile. Una tecnica che consente di indagare le caratteristiche genetiche degli organismi molto più vecchi di quanto non sia possibile eseguire con gli studi del DNA antico.

Il prof. Lorenzo Rook ed un gruppo di vistatori

Le informazioni che si ricavano dallo studio del DNA sono limitate a reperti che risalgono, al massimo a circa 500.000 anni fa, mentre dati genetici ricavabili dalle proteine fossili consentono di ottenere informazioni genetiche da resti che risalgono ad alcuni milioni di anni fa. Ecco l’importanza di questa settimana di lavori congressuali dell’Università di Firenze, che si sono conclusi nel centro didattico di Baccinello dove il professor Lorenzo Rook (ordinario all’Università di Firenze) ha accompagnato la delegazione.

Grazie a queste tecniche evolute, i ricercatori dell’Università di Firenze – dove il gruppo di ricerca  coordinato dal professor Lorenzo Rook, che da anni porta avanti le ricerche sull’ominide fossile di Baccinello, è uno dei principali partner del progetto PUSHH – confidano di ottenere presto risultati sulle caratteristiche genetiche di Oreopithecus. Risultati che consentiranno di fare luce su alcuni degli aspetti che ancora oggi sono oggetto di dibattito nella comunità scientifica, aspetti centrali come l’indagine sugli antenati di Oreopithecus e l’origine della popolazione di questo peculiare primate della Maremma di qualche milione di anni fa.
I fossili restituiti alla scienza dai lavori di estrazione delle miniere di Baccinello negli anni ’50 ancora oggi rappresentano una preziosa fonte di informazione per la scienza, e per la ricostruzione della storia più profonda del nostro territorio, e delle nostre radici.

La nuova stagione del borgo minerario è il risultato, come sempre, di un bel lavoro di squadra, coordinato dalla sindaca Maria Bice Ginesi  che ha subito intuito le enormi potenzialità di Baccinello, della sua storia e della sua importanza a livello internazionale e della forza di coesione dei volontari delle associazioni locali.

Dalla collaborazione tra i baccinellini che hanno dato vita all’associazione culturali “Miniera” – presidente Sergio Fontani – e con la Proloco “Il borgo di Sandrone”, che da sempre anima gli eventi sul territorio, è stata possibile l’organizzazione di questo e degli altri eventi di formazione e divulgazione che stanno arricchendo il calendario, che si propone tra l’altro come offerta per un turismo volto alla destagionalizzazione in un’ottica slow.

È in quest’ottica che i ricercatori hanno anche avuto modo di degustare la cucina maremmana casalinga preparata dalla Proloco di Baccinello, proprio nel giorno dedicato alla celebrazione della biodiversità forestale, agricola e alimentare, che vede sul territorio di Maremma la migliore espressione delle potenzialità di conservazione e diffusione delle risorse concesse in dono dalla natura ed esaltate dall’agricoltura sana e rispettosa dei cicli naturali.

 

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