GROSSETO. Corsi sub, immersioni, gite in barca. Il giro d’affari del diving era imponente ma al fisco, anche prima che scoppiasse la pandemia, non erano arrivate dichiarazioni. È questa la scoperta fatta dalla guardia di finanza di Grosseto durante gli accertamenti patrimoniali sull’attività che si trova sulla costa maremmana. I militari hanno accertato un’evasione pari a mezzo milione di euro.

In barca ma senza la ricevuta
Di segnalazioni, da parte di turisti italiani e stranieri, ne erano arrivate diverse: quasi tutti infatti avevano partecipato alle attività proposte, pagando, senza che però venisse rilasciata loro alcuna ricevuta o alcuno scontrino.
Gli uomini della guardia di finanza hanno quindi fatto un controllo fiscale nei confronti del titolare grazie al quale è stato scoperto la totale assenza dichiarazioni dei redditi nell’ultimo decennio, con oltre mezzo milione di euro di ricavi non dichiarati, con connesse violazioni IVA e IRAP per oltre 150.000 euro. Dagli accertamenti finanziari e bancari è in particolare emerso come l’evasore totale avesse la disponibilità di diversi conti bancari, dove i militari hanno ricostruito diverse centinaia di operazioni di movimentazioni finanziarie per le quali l’uomo non ha fornito alcuna giustificazione, riconducendole quindi a ricavi “in nero” dell’attività imprenditoriale. È anche emerso come il diving fornisse ai clienti una sorta di “servizio turistico integrato”, poiché oltre a gite in barca, immersioni, corsi sub, dava la disponibilità di alloggiare, sempre “in nero”, in appartamenti di sua proprietà. Su questo fronte sono stati contestati anche 17.000 euro di affitti non dichiarati.
Per la ricostruzione del giro d’affari le fiamme gialle hanno utilizzato anche le certificazioni Covid dei clienti rintracciate nella scarna documentazione conservata nel diving e hanno inviato oltre 100 questionari, ai quali i destinatari hanno risposto di aver utilizzato vari servizi ed aver pagato senza ricevere alcun documento fiscale.
Infine, è stato trovato anche l’impiego di lavoratori (barcaioli, assistenti per le attività in mare, ecc.) assunti “in nero”, con una paga giornaliera di circa 30/40 euro, in totale spregio della normativa giuslavoristica e fiscale.

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