ORBETELLO. La scomparsa di Guido Fratini ha sollevato una grande ondata di turbamento, che dalla laguna è dilagata in tutta la provincia. In un attimo.
«Ho ricevuto, e ricevo, tantissimi messaggi di vicinanza da parte di chi lo conosceva, anche da parte di chi aveva sentito parlare di mio zio».
A dirlo è Roberto Fratini, padre di Emiliano Fratini, ex biancorosso ora in forza al Campodarsego in provincia di Padova (serie D). «Sono attestati di grande affetto per Guido, che avrebbe compiuto 80 anni il 10 febbraio. Era una persona unica, un esempio da non disperdere, una guida sempre al mio fianco».
Fratini, una storia che arriva da lontano
Una storia, quella di Guido, che sembra arrivare da troppo lontano, da un mondo ormai cancellato, da un altro calcio.
Roberto ci accompagna tra i suoi ricordi di bambino e uomo.
«Iniziò a giocare a Orbetello come difensore. Nella stagione 69′-70′ l’allenatore era Lamberto Pazzi, che ebbe l’ispirazione geniale di schierarlo centravanti. Fu la carta vincente. Guido iniziò a segnare e non smise più, segnava di testa grazie ad una elevazione elegante e potente, di piede, sinistro o destro non faceva differenza. L’Orbetello vinse il campionato andando in promozione». Roberto riprende fiato, i ricordi non sono facili da tenere sotto controllo.
Una vecchia immagine dell’Orbetello, Guido Fratini è il 1° da destra sotto
«Guido, poi, ritornò a fare il difensore girando praticamente tutta la provincia, sia con calciatore che allenatore. A 50 anni giocava portiere nel calcio a 5 e segnare un gol era una impresa. Era una forza della natura, anche da anziano spiccava per quella sua elevazione esagerata. Ricordo che una volta tutta la tribuna si alzò in piedi per applaudirlo, era sceso in campo con una frattura. A quel tempo c’erano 1000-2000 persone al campo. L’ho sempre visto come il mio personale idolo di bambino, sono cresciuto con lui. In questi giorni in molti mi raccontano tanti aneddoti, mi descrivono le sue reti, le corse e i colpi di testa. Sono attestati che raccolgo con grande emozione».
Fa una pausa.
«Parliamo di un calcio che non c’è più – riprende Roberto – di una passione travolgente. Si allenava solo il sabato, dopo la partita ripartiva per Rimini, dove lavorava. Resterà per sempre un simbolo per quel bambino che lo adorava».
(grazie per le foto a Sergio Taccioli di Orbetello Amarcord)
Direttore di MaremmaOggi. Dopo 30 anni di carta stampata ho capito che il presente (e il futuro) è nel digitale. Credo in MaremmaOggi come strumento per dare informazione di qualità.
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