Sorpasso a 168 Km orari, l'amico morì: condannato | MaremmaOggi Skip to content

Sorpasso a 168 Km orari, l’amico morì: condannato

Il sorpasso a folle velocità sulla Castiglionese, poi lo schianto fatale dove perse la vita il 31enne Amir Michel Berikaa. L’uomo si è difeso: «Ho perso i sensi», ma il giudice non gli ha creduto: sconterà 4 anni e 8 mesi
L’auto sulla quale viaggiavano i due uomini e Amir Michel Berikaa

GROSSETO. L’auto, una Bmw 320, era irriconoscibile, quando intervennero i carabinieri e i soccorritori. Era un ammasso di lamiere senza il motore, rimasto 80 metri prima del punto dell’impatto. 

Nell’abitacolo c’erano due uomini. Il trentunenne Amir Michel Berikaa, sul sedile del passeggero. Morto sul colpo. E l’uomo che era al volante, Gian Luca Marianelli, 59 anni, originario del Livornese ma residente a Grosseto. 

L’allarme arrivò alla centrale del 118 intorno all’una dell’11 ottobre 2021. Per Berikaa, 31enne di origini egiziane che da tre anni aveva scelto di trasferirsi a Grosseto per amore, non c’era più nulla da fare. 

Un sorpasso a 168 Km all’ora

Non erano soli, Marianelli e Berikaa sulla strada provinciale del Padule. C’era un uomo al volante di una Land Rover che aveva visto arrivare dallo specchietto retrovisore la Bmw che viaggiava a velocità sostenuta. Una velocità, avevano subito rilevato i carabinieri intervenuti, di 160 chilometri all’ora. 8 in meno rispetto a quella che sarà poi rilevata dal perito incaricato dalla Procura. 

Su quel tratto di strada, il limite orario è di 50 chilometri orari.

Marianelli, nell’incidente è rimasto illeso. Indagato per omicidio stradale, l’uomo, difeso dall’avvocato Giuseppe Nicosia, ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato, condizionato all’acquisizione della consulenza tecnica. 

I familiari del trentunenne, il padre, la madre, la sorella e la moglie di Amir Michel, si sono costituiti parte civile. 

Sbanda dopo il sorpasso a folle velocità

È stata la velocità alla quale viaggiava la Bmw, secondo i rilievi dei carabinieri e secondo la consulenza tecnica, a causare la morte del trentunenne. Quella sera, sulla strada provinciale del Padule, l’auto aveva cominciato a sbandare dopo aver sorpassato la Land Rover. 

Il 59enne che era al volante si era spostato prima al centro della carreggiata, poi era rientrato a destra finendo però lungo la banchina fino a urtare contro la parete del fosso di scolo

Uno schianto così forte da far staccare il motore della Bmw, rimasto sull’asfalto. I frammenti e le parti di carrozzeria divelte, erano finite anche addosso all’auto appena sorpassata. 

Amir era morto sul colpo: il contachilometri dell’auto, quando i carabinieri sono arrivati sulla strada del Padule, era fermo su 160 chilometri orari. «Si ritiene che l’imprudente condotta del conducente – aveva scritto il perito della procura nella sua relazione – sia stata l’unica causa del sinistro». Condotta imprudente, perché il 59enne al volante, viaggiava a una velocità che non era compatibile con le caratteristiche del tratto di strada percorso, con la visibilità e con le deformazioni del piano variabile. Ma anche perché l’automobilista, aveva deciso di fare quel sorpasso, su un tratto dove c’è la linea continua e dove questa manovra è vietata. 

La perizia della difesa: «Può aver avuto una sincope»

Alla perizia del pm e alla testimonianza dell’automobilista che era stato sorpassato, Marianelli aveva contrapposto la sua versione dei fatti. Spiegando al giudice, durante un interrogatorio, che di quella sera ricordava solo di aver visto davanti a sé un’altra auto. E di non aver visto altro. Di aver avuto un malore improvviso. 

L’uomo aveva spiegato di aver già sofferto in passato di episodi di quel tipo. Brevi perdite di conoscenza. E anche il perito della difesa aveva diagnosticato una «ipotensione ortostatica non neurogena» che poteva favorire l’insorgenza di sincopi. Una tesi, questa, che non ha convinto la giudice Cecilia Balsamo: l’uomo, secondo la ricostruzione dell’incidente, non aveva avuto un malore mentre si trovava dietro all’auto che, facendo irrigidire i suoi muscoli, aveva spinto il piede sull’acceleratore. 

La Bmw aveva compiuto un intero sorpasso, rientrando sulla carreggiata e sbandando dopo. E soprattutto, lo aveva fatto dopo «aver portato volontariamente l’auto all’altissima velocità che è stata accertata dal consulente del pm». 

Lo screenshot su Fb: «Sono arrivato a 240 Km all’ora»

«Sono arrivato agevolmente a 240 Km orari». Lo aveva scritto l’imputato sul suo profilo di Facebook una paio di settimane prima della tragedia, chiedendo consigli agli amici per spingersi oltre quella folle velocità con la sua Bmw 320 appena comprata.

Velocità che – spiegava – non aveva superato perché «le strade da noi non sono un granché». Screenshot, questo, che è finito nel fascicolo del processo. 

Secondo la giudice quindi, gli elementi per condannare l’uomo, c’erano. Il 59enne, non era solo sull’auto. Accanto a lui c’era Berikaa. E proprio per questo avrebbe dovuto guidare con maggiore prudenza.

A rendere poi particolarmente grave, secondo la giudice Balsamo, il comportamento dell’uomo, era stata anche la circostanza che il 59enne aveva avuto in passato sincopi che gli avevano fatto perdere conoscenza. Proprio per questo avrebbe dovuto essere più cauto alla guida, senza superare i limiti di velocità e senza fare sorpassi azzardati. Per questo è stato condannato a 4 anni e 8 mesi e al pagamento delle spese processuali. 

La giudice ha anche applicato l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e la revoca della patente. Il risarcimento che spetterà ai familiari del 31enne sarà deciso dal giudice civile. 

 

Autore

  • Francesca Gori

    Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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