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Troppe sagre, ristoratori sul piede di guerra

Confcommercio e Confesercenti: «Le sagre hanno lo stesso mercato, ma non hanno gli oneri dei ristoranti penalizzati dal numero eccessivo di feste paesane»
La preparazione dei tortelli in una sagra (foto di Andrea Fabbreschi)

di Steven Santamaria

GROSSETO. Quello della ristorazione è tra i settori più penalizzati dalla pandemia e che ancora aspetta di recuperare i livelli pre-Covid. E in estate in Maremma ci si mettono anche la sagre, forse troppe sagre, una (e anche più d’una) in ogni paese della provincia, tra quelle storiche e legate alla tradizione popolare e quelle di nuova invenzione, che lavorano e fanno cassa giusto con gli stand gastronomici.

Solo per citare una piccola frazione come Arcille, nel comune di Campagnatico, da ora a ottobre, ce ne sono in programma 4. Una lotta impari per i ristoratori che non possono competere nei prezzi con quelli che si configurano come “ristoranti all’aperto” senza avere le stesse regole – e quindi le stesse spese – di un vero locale.

Dal disappunto, si passa alla rabbia, che esplode attraverso le associazioni di categoria.

Confcommercio: «Se c’è lo stesso mercato, devono esserci le stesse regole»

C’è una disparità nella condizione di partenza che pone il ristoratore su un altro piano, anche in termini di servizi per i clienti, ma che naturalmente ha costi molto più elevati e che si riflettono su quelli del menù.

«Un ristoratore comune deve rispettare tutta una serie di regole – spiega la direttrice di Confcommercio, Gabriella Orlando – deve avere tutto a norma, dai frigoriferi alle misure igienico-sanitarie, ma soprattutto deve pagare le tasse. 

Se un ristoratore incassa 40 euro, oltre la metà sono destinati al fisco, mentre le sagre non pagano quasi nulla. Non voglio demonizzare le sagre, che nascono per la valorizzazione di un prodotto locale e devono avere un limite di giorni, così da essere un valore aggiunto, ma quando degenerano in ristorazione all’aperto, ce ne sono una dietro l’altra, come sta accadendo ora, senza parità di norme, allora la situazione è ben diversa.

Stiamo lavorando con le amministrazioni, a partire dalla Regione Toscana, insieme alle altre associazioni di categoria, affinché vengano studiate regole più precise, perché se c’è lo stesso mercato, ci devono essere le stesse regole», conclude Orlando.

Confesercenti: «Occorrono norme precise e controlli per farle rispettare»

Se equiparare uno stand gastronomico all’aperto, sostenuto con il lavoro dei volontari, al servizio di un ristorante con personale pagato è praticamente impossibile, tuttavia mettere dei paletti affinché le sagre non facciano concorrenza ai ristoratori diventa improcrastinabile.

«Dopo le restrizioni e le chiusure che hanno interessato il settore della ristorazione – aggiunge Massimiliano Mei della Fiepet Confesercenti – possibile che si debba anche far fronte alla concorrenza delle feste di paese? I mesi estivi, invece di essere occasione di lavoro per chi opera nella ristorazione tutto l’anno, grazie al maggior afflusso di turisti, si trasformano in una lotta contro chi ha molti meno oneri e adempimenti rispetto a un ristorante.

Visto che un quadro normativo regionale c’è – conclude Mei – chiediamo alle amministrazioni comunali di riprendere quel percorso di regolamentazione iniziato in epoca pre-Covid, di creare un disciplinare puntuale e controlli rigorosi per farla rispettare».

QUI IL PROGRAMMA DELLE SAGRE FINO ALLA FINE DI AGOSTO 2022

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