Il calcio, l'eredità del babbo, la nascita del figlio: a Porto Ercole l'addio a Matteo | MaremmaOggi Skip to content

Il calcio, l’eredità del babbo, la nascita del figlio: a Porto Ercole l’addio a Matteo

La Costa d’Argento e tutta la Maremma si stringono alla famiglia Legler: Matteo, 30 anni, è morto prima di entrare in campo. I funerali saranno celebrati nella chiesa del suo paese
Matteo Legler

PORTO ERCOLE. La comunità argentarina, la Costa d’Argento e la Maremma tutta sono in ginocchio. Porto Ercole si è fermata, si è gelata, tramortita davanti alla notizia che nessuno avrebbe mai voluto sentire: Matteo Legler, 29 anni, è morto prima di entrare in porta, mentre inseguiva – ancora una volta – quel pallone che aveva accompagnato ogni suo respiro sin da bambino.

Sono ore di incredulità, di lacrime vere, di abbracci stretti e silenziosi. Perché quando se ne va un ragazzo così non si perde soltanto una vita: si perde un pezzo di comunità, un pezzo di futuro.

La tragedia si è consumata sul campo di calcio a 8 della Uisp, poco dopo le 20 di mercoledì 3 dicembre. Matteo sapeva che il suo cuore non batteva come tutti gli altri. Gli era stato diagnosticato un problema genetico che però non lo aveva tenuto lontano dal suo grande amore, quello per il calcio. Giocava in porta, quando si trovava con i suoi amici, senza correre avanti e indietro per il campo. 

Mercoledì sera però, non è nemmeno entrato tra i pali. Si è sentito male prima del fischio d’inizio. La salma di Matteo è stata portata all’obitorio dell’ospedale San Giovanni Di Dio dove da giovedì pomeriggio è cominciato il via vai di parenti, amici e conoscenti. Venerdì 5 dicembre alle 15 saranno celebrati i funerali nella chiesa di Porto Ercole. 

Un figlio che tutti avrebbero voluto

Matteo era nato nel 1995, il 25 dicembre, come un dono. E dono lo è stato davvero, per chiunque lo abbia incontrato. Tra un mese sarebbe diventato padre. Lui e la sua compagna, Ginevra, aspettavano con il cuore pieno l’arrivo del loro bambino. Una culla già pronta. Una vita che sta per nascere mentre un’altra se ne è andata.

Completamente distrutti il babbo Vincenzo e la mamma Patrizia. Ma insieme a loro è distrutto un intero paese, un’intera Costa d’Argento, un’intera Maremma. Perché Matteo non apparteneva solo a Porto Ercole: era un figlio di tutti.

Di quei figli che ti riempiono l’orgoglio, di quei figli che sono esempio, di quei figli che rendono migliore chi li guarda.

E ora dovremo imparare a parlare di lui al passato. È la ferita più difficile.

La rinascita del Porto Ercole portava il suo nome

Matteo era la voce, il volto, il motore della rinascita del Porto Ercole calcio. Direttore sportivo, anima pulsante, presenza costante. Ha dedicato ogni energia a riportare il calcio nel suo paese dopo sei anni di silenzio e, quest’estate, alla presentazione ufficiale della squadra, era davanti a tutti con quel sorriso pulito che riusciva a scaldare anche il più scettico.

Era figlio di un’eredità importante: il babbo Vincenzo, grande giocatore del calcio maremmano e allenatore rispettato. Matteo stava seguendo con passo sicuro quella stessa strada, diventando – giorno dopo giorno – un riferimento, un esempio, un punto fermo.

E adesso quel posto è vuoto. Un vuoto che pesa come una montagna.

Sui social un fiume d’amore e dolore

«Sei sempre stato un fratello». Dalle prime ore del mattino, quando la notizia rimbalzava come un tam-tam su tutte le pagine Facebook, la gente si fermava in capannelli nelle strade, tra telefonate e messaggi che si incrociavano per capire come fosse possibile che una tragedia del genere si fosse consumata.

Sono stati tantissimi i messaggi. Tra tutti, quello di un amico fraterno ha colpito più degli altri, perché racchiude la verità più semplice e devastante:

«Per me sei sempre stato un fratello. Saresti stato un babbo meraviglioso. Non riesco a immaginare la vita senza di te. Mi mancherai tantissimo».

Queste parole non sono retorica: sono la fotografia di chi era Matteo. Un fratello anche senza legami di sangue, un confidente, una presenza che non tradiva mai.

Il ricordo dell’Academy Maremma: un ragazzo pulito, un’anima rara

Nel 2021 Matteo aveva guidato un gruppo di bambini come allenatore dei “primi calci” dell’Academy Maremma. Per due anni li ha cresciuti, ascoltati, accompagnati. Aveva un dono raro: sapeva farsi voler bene con la semplicità di chi non vuole nulla in cambio.

I colleghi lo descrivono sempre con tre parole: pulito, onesto, luminoso.

Il ricordo di Vincenzo Sabatini

«Matteo era un ragazzo fantastico. Proprio il prossimo Natale avrebbe fatto trent’anni. Sempre attivo per il Porto Ercole, sempre presente al campo sportivo. Purtroppo ci ha lasciato. Quando si dice che vanno sempre via i migliori è la pura verità».

Sono le parole, commosse e affrante, di Vincenzo Sabatini.

E quello di Miraldo Sabatini

«È una giornata brutta, brutta» spiega con voce rotta dall’emozione Miraldo Sabatini. «Una cosa assurda, basti pensare che fra qualche mese sarebbe diventato babbo. Uno degli ultimi ricordi è quando abbiamo festeggiato insieme la rinascita del Porto Ercole calcio quest’estate. Era emozionato perché sapeva che, insieme a tutti noi, stava riscrivendo la storia. Per questo rimarrà nei cuori, nell’anima e nel simbolo del Porto Ercole».

La sua eredità

Niente potrà riempire questo silenzio. Ma il suo esempio sì: quello resterà.
Resterà nei ragazzi che allenerà ancora, nei ricordi della squadra che ha ricostruito, nei passi del figlio che sta per arrivare, nelle storie che ognuno porterà con sé.

Matteo Legler era uno di quei rari ragazzi che lasciano tracce ovunque passano. E quelle tracce non svaniranno. Mai.

Porto Ercole lo piange, la Maremma lo abbraccia e nessuno lo dimenticherà.

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