40 cattedre in meno, le scuole riapriranno nel caos | MaremmaOggi Skip to content

40 cattedre in meno, le scuole riapriranno nel caos

Si rischiano classi pollaio e la chiusura di alcuni indirizzi di studio. La rabbia della Cgil
Una classe e, nel riquadro, Cristoforo Russo
Una classe e, nel riquadro, Cristoforo Russo

GROSSETO. Sono 40 i posti di ruolo in meno nelle scuole della provincia di Grosseto. È questo il primo effetto del decreto legge 36/2022 sull’attuazione del Pnrr, il cosiddetto “Decreto Pnrr 2”, che nei prossimi anni. in tutta Italia taglia 10.000 posti nelle scuole di ogni ordine e grado, dei quali 600 in Toscana. 21 già in questo anno scolastico.

«Un provvedimento del genere significa una cosa sola: a questo Governo la scuola pubblica non interessa», tuona il segretario provinciale della Flc-Cgil, Cristoforo Russo.

«Lo abbiamo capito da un pezzo, da quando la legge di stabilità ha lasciato alla scuola appena le briciole. Ora rincara la dose con ulteriori tagli all’organico che vanno nella direzione opposta rispetto a quanto finora sostenuto, ovvero mettere la parola fine alle classi pollaio. E invece la riduzione del numero di cattedre, in un territorio come la Maremma, avrà un impatto devastante», continua.

Significa, infatti, aumentare le classi pollaio in città, la mettere a rischio le scuole più piccole nelle aree interne , chiudere o accorpare gli indirizzi nelle scuole superiori, condannare alla precarietà centinaia di docenti, che però risultano indispensabili per garantire il servizio scolastico.

Per fare un esempio, l’indirizzo alberghiero dell’istituto di istruzione superiore “Del Rosso-Da Verrazzano” di Monte Argentario, rischia di veder saltare alcuni insegnamenti per l’impossibilità della scuola di coprire le cattedre necessarie, come era avvenuto finora con il potenziamento.

«Il Governo, inoltre, ha introdotto per legge percorsi di formazione incentivata con valutazione finale degli insegnanti, scavalcando il contratto – spiega Russo – e finanziandoli proprio attraverso il taglio delle cattedre e la riduzione dei finanziamenti per la carta docenti e per i fondi dell’autonomia scolastica. Non solo, questo sistema di formazione è divisivo e discriminatorio, perché prevede trattamenti diversi tra i docenti, con un’arbitrarietà assolutamente non accettabile».

Infine il contratto: le cifre stanziate sono assolutamente insufficienti per dare una risposta dignitosa all’impegno del personale della scuola.

La “vergogna” dei 60 crediti formativi

Mentre si avvicina lo sciopero e la manifestazione a Roma, indetti per il 30 maggio da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, contro «l’invasione di campo operata dal Governo su materie come salario e carriera, che sono di esclusiva competenza della contrattazione», scrivono i sindacati, ci sono anche altre questioni che si affacciano sul nebuloso orizzonte della scuola pubblica.

Una è quella dei crediti formativi necessari agli insegnanti per entrare in graduatoria e per fare i concorsi. Se prima erano 24, ora il Governo li ha portati a 60, cambiando per la sesta volta in due decenni il percorso per l’abilitazione e la cattedra di ruolo.

«Le università pubbliche – dice Russo – non riusciranno mai a fornire i 60 crediti nel corso degli studi. Dunque i lavoratori dovranno ottenerli dopo la laurea attraverso altri canali, come università private e on line. Dunque, le nuove modalità di reclutamento, oltre a dare un nuovo impulso al mercato dei crediti degli istituti privati, non lasciano nessuna possibilità di stabilizzazione per i precari».

A Grosseto, incontro con i parlamentari sul futuro della scuola

Per affrontare i punti nevralgici della scuola, portandoli a conoscenza della politica, delle famiglie e della cosiddetta “comunità educante”, la Flc-Cgil di Grosseto ha organizzato un incontro pubblico con tutti i parlamentari eletti nelle circoscrizioni maremmane.

Appuntamento venerdì 3 giugno, alle 18.30, nel giardino del Polo universitario. «È importante la massima partecipazione – spiega Russo – perché il futuro dell’istruzione pubblica si presenta tutto in salita. Invitiamo pertanto le famiglie a partecipare, oltre agli operatori della scuola, perché questo è un problema che ci riguarda tutti e che avrà un peso sul futuro delle giovani generazioni. Minare la scuola pubblica vuol dire minare il futuro di un Paese, tutti insieme dobbiamo dire no». conclude Russo.

 

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