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Vuole scappare dalla guerra, il paese si mobilita

Sposata e con un figlio, Katia vive in Bielorussia ma vorrebbe venire a vivere nel borgo che l’ha ospitata fin da bambina: raccolta di fondi durante la cena del patrono
La cena organizzata a San Martino sul Fiora

MANCIANO. La gente di San Martino sul Fiora si è ritrovata attorno a un tavolo, la sera del suo patrono dopo le celebrazioni con don Domenico Donati, per aiutare Ekaterina Pravosud chiamata da tutti Katia. Katia nel 1996 era una bambina di 8 anni, che dalla Bielorussia veniva per trascorrere ogni estate a San Martino grazie al programma di risanamento, dopo il disastro nucleare di Chernobyl, ospitata dalla famiglia di Jessica Santarelli, che all’epoca aveva più o meno la sua età.

Dalla Bielorussia a San Martino sul Fiora

Oggi Katia, che tutti conoscono a San Martino, proprio perché ha fatto parte della comunità sammartinese ogni estate fino al 2011, è una donna sposata, madre di una bambina, residente a Gomel in Bielorussia insieme alla sua famiglia ma che ora chiede disperatamente ospitalità a Jessica, non per respirare aria buona e disintossicarsi dalle radiazioni come allora, ma perché guerra e povertà non le danno futuro. Infatti, dallo scorso mese di luglio sono iniziate in Bielorussia, nella regione di Gomel, al confine con l’Ucraina, le esercitazioni di comando e personale con la partecipazione di truppe territoriali.

La deposizione della corona al monumento dei caduti

«Katia per me è come se fosse una sorella – spiega Jessica Santarelli – anzi sorella di tutta la comunità di San Martino sul Fiora. Ogni estate, da quando era piccola, veniva per i soggiorni di risanamento: abbiamo cominciato con un mese, poi rimaneva tutta l’estate e partecipava alle sagre di paese e a tutte le iniziative che c’erano, per questo motivo Katia la conoscono tutti ed è per questo che quando ho proposto una raccolta fondi durante la cena per la festa del patrono si sono mobilitati tutti. Grazie infinite a tutti, ma proprio tutti i cittadini che senza pensarci due volte hanno aderito all’iniziativa. Le donazioni sono arrivate anche da chi non ha potuto partecipare alla cena. Questi soldi serviranno per un primo periodo di residenza di Katia e della sua famiglia qui a San Martino. Il problema grande ora è la parte burocratica: cioè come far arrivare Katia qui da noi. Purtroppo, a causa dello stato di guerra in cui è coinvolta indirettamente anche la Bielorussia – continua Jessica – ai cittadini è stato tolto il passaporto e di fatto non hanno la possibilità di lasciare il loro Paese. Faccio appello anche a chi è in grado di aiutarci da questo punto di vista e ringrazio ancora chi ci sta vicino, la pro loco di San Martino, il Comune e tutti coloro che mi stanno aiutando nell’impresa».

Il grande cuore del paese

«La gente a San Martino –dice il sindaco di Manciano, Mirco Morini – ha il cuore grande e si è visto anche in questa occasione. Ero presente alle celebrazioni per il patrono, lo scorso 11 novembre, quando è stata deposta la corona al monumento ai caduti, anche insieme all’assessore Marco Galli e si è capito subito quanta voglia c’è, da parte dei cittadini di far tornare Katia nella sua seconda casa».

«Senso di appartenenza, senso di solidarietà e di unione – commenta il capogruppo di maggioranza Roberto Bulgarini – sono i tratti essenziali dei sammartinesi. Faremo di tutto per accogliere ancora Katia, suo marito e la sua bimba per fuggire da uno stato di povertà e dalla paura della guerra».     

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