ORBETELLO. Le posizioni espresse sono chiare: da una parte Fabio Lubrano, volontario riconosciuto come cittadino attivista impegnato da anni sul fronte civico e ambientale; dall’altra Ivan Poccia, assessore all’ambiente, sicurezza, trasporti e sport del Comune di Orbetello, subentrato da pochi mesi a Luca Minucci.
Lubrano è noto per le sue numerose iniziative di pulizia e tutela della laguna di Orbetello: raccolte di rifiuti, ramazzate ecologiche, recupero di materiali abbandonati e segnalazione costante di criticità. Interventi che, secondo lui, per un decennio hanno compensato mancanze dell’amministrazione.
Il motivo del contendere
Per Fabio Lubrano, volontari come lui hanno «supplito alle mancanze delle amministrazioni comunali» per oltre dieci anni.
«Per oltre un decennio, mentre il paese accumulava rifiuti sotto le banchine, transenne arrugginite, arredi urbani gettati in laguna e giardini lasciati al vandalismo, c’è stato chi non si è limitato a guardare – dice – Volontari come me, spesso isolati, hanno fatto quello che le strutture comunali non facevano: recuperare i materiali, ripristinare un minimo di decoro, segnalare criticità ignorate per mesi, persino occuparsi del recupero della fauna selvatica quando sarebbe stato compito delle autorità».
Una scena ripetuta per anni: Lubrano in acqua d’inverno per recuperare un cestino affondato; bottiglie e vetri rimossi quasi quotidianamente; cartelli stradali rimessi a mano; pietre storiche recuperate dalla laguna; percorsi sportivi puliti poche ore prima delle gare.
«Non sostituivo altri cittadini, ma il Comune», ribadisce Lubrano.
La scintilla: l’intervento di Ivan Poccia
La discussione esplode su Facebook quando l’assessore Ivan Poccia, pur riconoscendo l’utilità del volontariato, introduce un distinguo: «Nulla contro chi fa volontariato» afferma, «ma ritengo che le attività debbano essere canalizzate nelle associazioni del territorio. Solo così si garantiscono ordine, continuità e trasparenza».
Poi la frase che accende la miccia: i privati dovrebbero «evitare selfie e visibilità», quasi a suggerire un protagonismo fuori luogo.
«Non mi riferivo a Lubrano o ad altri in particolare — precisa Poccia — ma quando si fa volontariato deve essere fatto con lo spirito di chi non vuole mettersi in mostra. Chi lo fa davvero non lo spiattella».
Parole che arrivano come una stoccata in un clima già teso, dove negli anni non sono mancati gli attriti tra Lubrano e l’amministrazione comunale.
La reazione di Lubrano
In questo contesto, la figura di Lubrano diventa centrale: non un volontario occasionale, ma qualcuno che per anni ha svolto — praticamente da solo — un lavoro che spetterebbe alle strutture comunali.
«Mettere sullo stesso piano il mio impegno con un generico “volontariato da incanalare” appare non solo ingiusto, ma persino offensivo. È come chiedere a chi ha rattoppato una barca che affondava di giustificare il fatto di aver preso un martello senza compilare un modulo».
Due visioni inconciliabili?
Il confronto non è personale: è politico e culturale. Poccia rappresenta un’idea ordinata e istituzionalizzata del volontariato, in cui ogni attività deve passare da canali formali. Lubrano incarna l’opposto: quando il Comune non interviene, la cittadinanza attiva, secondo lui, non può attendere autorizzazioni che non arrivano.
È uno scontro tra forma e sostanza, tra norma e necessità, tra chi difende il modello burocratico e chi difende quello civico.
«Ma non è detto che non si possano incontrare, a meno che non siano prese di posizione strumentali» conclude Poccia. «L’unico modo è parlarsi, incontrarsi, perché l’obiettivo è comune».
L’assessore ribadisce la sua disponibilità: «Con Lubrano ci conosciamo». E allora – aggiungiamo noi – perché non approfittarne per riscrivere insieme nuove modalità di intervento, mettendosi attorno a un tavolo?




