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La villa degli schiavi che ha incantato Calvino

C’è una villa romana nascosta in un’oliveta che guarda la pianura verso il mare di Capalbio. E che aveva stregato anche Italo Calvino
La Villa Settefinestre
La Villa Settefinestre a Capalbio

CAPALBIO. Nel 1980 lo scrittore Italo Calvino, che aveva scelto come buen retiro la pineta di Roccamare, a Castiglione della Pescaia, in Maremma, decise di andare a vedere con i propri occhi quello che stava succedendo alla Villa Settefinestre dove negli anni Settanta erano cominciati gli scavi ai quali si erano uniti, per la prima volta, anche gli studenti di Archeologia nel sito che si trova tra Orbetello e Capalbio.

Tutta la mole di lavoro di quel decennio, i risultati delle ricerche e le curiosità sul gioiello che si affaccia sulla Valle d’Oro e la domina fino al mare, è stato raccolto in un saggio fondamentale per la conoscenza delle radici della Maremma, scritto dall’archeologa Mariagrazia Celuzza. 

Saggio che spiega la straordinarietà della Villa Settefinestre e che richiamò anche lo scrittore nel suo un lungo articolo pubblicato prima su Repubblica e poi nella raccolta Collezione di sabbia.

Una grande testimonianza quella di Calvino, che racconta ne “Il maiale e l’archeologo” tutto il lavoro fatto da chi stava cercando di riportare alla luce le testimonianze del passato. Calvino si soffermò sul porcile della villa che era abitata da schiavi comandati da Lucio Sestio, un aristocratico romano amico di Cicerone che aveva proprietà nell’area dell’antica città di Cosa, riconosciuto dalle iniziali L.S. seguite da un piccolo cinghiale che furono impresse su molte delle tegole utilizzate per la costruzione dell’imponente villa.

Lo sguardo sulla Valle d’Oro

A raccontare la bellezza di Villa Settefinestre è stato durante la nostra visita la guida turistica di Confguide Francesco Di Murro nell’ambito del progetto Smart – Itinerari Enogastronomici della Maremma Grossetana, un’iniziativa targata Cat Ascom Maremma e Vetrina Toscana in collaborazione con Camera di Commercio Maremma e Tirreno / Unioncamere Toscana. Quest’attività si propone di promuovere ristoranti, botteghe e produzioni di qualità che esprimono l’identità del territorio valorizzando la cultura enogastronomica come attrattiva turistica accompagnando i visitatori in questo giro sulle tracce degli Etruschi e dei Romani. 

I ritrovamenti sotto e intorno alla Villa Settefinestre hanno dato la possibilità di restituire tutta la magnificenza ad un luogo che era stato abitato da centinaia di persone ed organizzato come una piccola città al punto in cui sono tutt’ora visibili le tracce delle antiche terme ed è possibile improvvisarsi aspiranti Indiana Jones nell’attraversare il criptoportico percorrendo tutto il passaggio coperto che corre sotto alla villa.

Dalla collina sulla quale si erge la villa circondata da olivi, si domina la Valle d’Oro. Tre torrette si affacciano su uno dei balconi più belli della Maremma, dove la vista si perde nella meraviglia che corre fino al mare.

La guida Francesco Di Murro durante la visita a Villa Settefinestre
La guida Francesco Di Murro durante la visita a Villa Settefinestre

Tra le attività svolte presso la Villa e grazie all’attento lavoro degli archeologi è stato possibile risalire sia alla produzione di olio che a quella di vino oltre all’allevamento degli animali e nello specifico dei maiali, come ha sottolineato Italo Calvino.

Gli scavi del sito si sono rivelati anche come una preziosissima palestra di esperienza per quei giovani studenti di archeologia che per la prima volta operavano sul campo. In tutta la campagna di studi ne sono arrivati a Capalbio quattro o cinquecento, per riportare alla luce uno dei luoghi più suggestivi della Maremma. 

Un luogo che faceva parte di quell’asse commerciale Roma-Orbetello divenuto fondamentale per i traffici commerciali, floridi fin dal tempo degli Etruschi, che proprio nella cittadina lagunare avevano fondato la loro città e il loro secondo porto ad Ansedonia.

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