Via Almirante va in consiglio dopo l'intervento della prefetta Skip to content

Via Almirante va in consiglio dopo l’intervento della prefetta

Opposizioni all’attacco: «Il sindaco travisa la realtà. La mozione va in consiglio perché a intervenire è stata la prefetta»
Giacomo Gori, Carlo De Martis e Leonardo Culicchi
Giacomo Gori, Carlo De Martis e Leonardo Culicchi

GROSSETO. Il 9 maggio il Comune comunica che il sindaco decide di portare in consiglio comunale la discussione su via Almirante, dopo la mozione dell’opposizione a «ulteriore dimostrazione dell’attenzione che la mia Amministrazione ha verso tutte quelle logiche che costituiscono la base di un confronto democratico sul territorio».

In realtà il giorno prima la prefetta, Paola Berardino, aveva mandato una lettera ad Antonfrancesco Vivarelli Colonna chiedendo spiegazioni sul perché quella mozione non fosse stata discussa.

«Altro che atto di democrazia – spiegano le opposizioni -, qui si travisa la realtà. È stata la prefetta a intervenire».

De Martis, Gori e Culicchi: «Precedente pericoloso»

Carlo De Martis, Giacomo Gori e Leonardo Culicchi (Grosseto Città aperta, 5 Stelle e Pd) ricostruiscono la vicenda in una conferenza stampa.

«Aveva provato in ogni modo ad impedire alle opposizioni di portare in consiglio comunale la mozione per la revoca di via Almirante, ma ora il sindaco è costretto ad una improvvisa marcia indietro con una decisione assunta in fretta e furia il 9 maggio a seguito dell’intervento della prefettura, formalizzato con una nota a firma della prefetta, dott.ssa Paola Berardino, pervenuta l’8 maggio sulla scrivania di Vivarelli Colonna».

I tre esponenti dell’opposizione ricapitolano i fatti.

«Il 30 marzo il presidente del consiglio Fausto Turbanti, con un provvedimento senza precedenti, in aperta violazione della legge, comunica ai capigruppo del Partito Democratico, di Grosseto Città Aperta e del Movimento 5 Stelle che non consentirà la discussione della mozione».

«Una decisione la cui matrice è tutta politica, come apertamente rivendicato dal sindaco alla stampa, affermando che la nostra mozione sarebbe inammissibile perché va “a scontrarsi con una decisione chiara e inequivocabile dell’Amministrazione”. In altri termini, il consiglio comunale non potrebbe esprimere il proprio dissenso rispetto ad una decisione assunta dalla giunta comunale».

«Dichiarazioni sulle quali ci sarebbe solo da ridere se la questione non fosse terribilmente seria, perché questa azione realizzata a quattro mani da sindaco e presidente del consiglio comunale, per quanto politicamente, istituzionalmente e giuridicamente sgangherata, se fosse tollerata diverrebbe un pericolosissimo precedente, aprendo alla possibilità per la maggioranza di governo di bloccare sul nascere potenzialmente ogni proposta dei consiglieri comunali solo perché non allineata con l’azione politica della stessa maggioranza».

«Praticamente un potere di veto che, ovviamente, non ha legittimazione in alcuna fonte normativa ma solo nella fantasia di chi amministra questa nostra città».

«Il 31 marzo formalizziamo le nostre contestazioni e sollecitiamo la calendarizzazione della mozione, preannunciando che in difetto saremo costretti a rivolgerci alla prefettura».

L’incontro con la prefetta

«In assenza di riscontri, il 18 aprile inoltriamo una nota alla prefettura ed il 27 aprile siamo ricevuti dalla prefetta alla quale esponiamo la questione e la sua gravità».

«Il successivo 8 maggio la prefettura avvia l’iter previsto per questi casi e interviene presso l’Amministrazione comunale per ricevere i necessari chiarimenti, ed è così che il sindaco, come un bambino colto con le mani nella marmellata, anziché assumersi la responsabilità delle sue azioni non trova altro da fare che nascondere la verità e raccontare ai cittadini l’ennesima bufala, spiegando che quel giorno si è svegliato particolarmente democratico ed ha deciso, bontà sua, di concedere al consiglio comunale di discutere la mozione delle opposizioni».

La lettera della prefetta al sindaco dell'8 maggio
La lettera della prefetta al sindaco dell’8 maggio

«Una toppa tra l’altro peggiore del buco, perché nella sua visione padronale della cosa pubblica neppure si rende conto dell’abnormità che afferma, pretendendo di essere lui a decidere su cosa l’assemblea cittadina può o non può discutere».

«Prerogative, queste, di esclusiva competenza del presidente del consiglio, che sarebbe tra l’altro chiamato a tutelare funzione e dignità del consiglio, operando secondo criteri di imparzialità e garanzia, ed invece si presta al ruolo di yes man del capo, uscendone platealmente umiliato dal sindaco e privo di ogni residua credibilità dinanzi al consiglio comunale ed alla città».

«Una vicenda triste e grottesca, che fa solo del male alla nostra comunità e sulla quale tuttavia il sindaco e la sua maggioranza perseverano, sollevando ogni giorno una nuova provocazione per rivendicare una scelta divisiva e intollerabile come quella di rendere omaggio ad una figura, quella di Almirante, distintasi per il suo essere fascista e razzista, e di parificare antifascisti e fascisti, vittime e carnefici».

«Il 25 maggio la mozione con la quale chiediamo la revoca della triplice intitolazione a via Almirante, via Berlinguer e via della Pacificazione nazionale approderà in consiglio. Sarà l’occasione per il sindaco di dare prova concreta della sua recentissima conversione all’antifascismo».

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