Venator chiude un'altra linea, i sindacati chiedono ascolto Skip to content

Venator chiude un’altra linea, i sindacati chiedono ascolto

Cgil, Cisl, Uil e Ugl chiedono più attenzione da parte dell’azienda. In programma ci sono una serie di incontri con le istituzioni per sbloccare lo stoccaggio dei gessi rossi: lavoratori pronti a protestare
Una foto degli impianti Venator

GROSSETO. Dopo aver appreso della chiusura di un’altra linea di produzione, le organizzazioni sindacali tornano sulla situazione della Venator.  I segretari generali Monica Pagni (Cgil), Katiuscia Biliotti (Cisl), Federico Capponi (Uil), e il vicesegretario di Ugl Fabio Bogi si pronunciano unitariamente: «Abbiamo sempre evidenziato – dicono – che i problemi della Venator si estendono a tutto il polo chimico dell’area del Casone e oltre, a partire dalle ricadute sulla Solmine, passando per l’indotto meccanico, edilizio e dei servizi, fino ad arrivare all’attività estrattiva del marmo del nord della Toscana. Per questo motivo siamo stati promotori dell’apertura di un tavolo istituzionale di livello regionale che fosse in grado, con la partecipazione di tutti, di affrontare la complessità».

 
«Ci preoccupa quindi – continuano i sindacati – l’atteggiamento dell’azienda che in occasione dell’incontro di mercoledì scorso in Regione, non ha fatto nessun riferimento all’intenzione di ridurre l’attività con la chiusura di un’ulteriore linea di produzione dell’impianto di Scarlino, a soli due giorni di distanza».

La posizione di Cgil, Cisl, Uil e Ugl 

Le organizzazioni sindacali, vista la situazione, chiedono maggior coinvolgimento. Sottolineano, dunque, che: «Per quanto le intenzioni di Venator possano essere indotte da buone motivazioni – dicono – non è accettabile che l’azienda continui a interagire solo con la rappresentanza sindacale aziendale, come se il problema riguardasse la sola produzione del biossido di titanio e non l’intero ciclo produttivo che, come già detto, coinvolge molti altri livelli e ambiti, come trasporti, imprese di pulizia, mense dove sono impiegate molte persone».

In questa delicata fase le organizzazioni sindacali tengono a ricordare il loro impegno, rimarcando il bisogno di confronto: «Ci siamo impegnate a mantenere un atteggiamento responsabile e costruttivo, considerato anche una parte dell’indotto non beneficia neppure degli ammortizzatori sociali ordinari – puntualizzano – Invitiamo l’azienda, in occasione delle decisioni che possono comportare ricadute su questo livello di complessità, a confrontarsi quantomeno anche con le confederazioni rappresentative della propria Rsu aziendale e con le categorie firmatarie del contratto collettivo nazionale applicato».

«Come confederazioni – concludono i sindacati – pretendiamo di essere sempre aggiornati sugli sviluppi della vicenda Venator, che potrebbe aprire scenari di una pesante crisi industriale per tutta la provincia di Grosseto. Non possiamo essere chiamati in causa solo nel momento della crisi. È assolutamente necessario che si concretizzi un progetto che garantisca continuità occupazionale produttiva e definitiva così come espresso da tutte le parti in causa, azienda, Istituzioni e politica». 

Le richieste dei dipendenti: «Vogliamo garanzie per il futuro»

Intanto, lunedì 18 luglio si sono riuniti in assemblea i lavoratori di Venator, per analizzare la situazione critica che si è creata a causa dell’imminente esaurimento degli spazi interni per la messa a dimora dei gessi rossi.

«Purtroppo – dicono i lavoratori – nonostante l’impegno profuso dalla Rsu nel favorire numerosi incontri tra l’azienda, le istituzioni e le forze politiche del territorio, la situazione si è fatta sempre più complessa. Tant’è che tra i lavoratori, diretti ed indiretti, della fabbrica di Scarlino stanno crescendo in maniera esponenziale la preoccupazione e la rabbia».

«La nostra fabbrica – continuano – ha un assetto produttivo di tre linee; al momento due di queste sono ferme e, se non fosse trovata in tempi rapidissimi una concreta soluzione, ci sarà il totale blocco della produzione, con ripercussioni drammatiche sui lavoratori e su tutto il tessuto socioeconomico della provincia di Grosseto».

«Visto dunque l’aggravarsi della situazione – proseguono i lavoratori – chiediamo che tutti i buoni propositi espressi dall’azienda e dalla politica si concretizzino in progetti reali, in grado di garantire così la continuità occupazionale e produttiva del sito. Nei prossimi giorni, inoltre, si giocheranno alcune partite fondamentali per il nostro futuro, come le trattative commerciali tra Venator ed alcune discariche già attive, presenti sul territorio, per lo stoccaggio del gesso e anche la richiesta di sospensione della diffida su Montioni, a seguito del ricorso presentato da Sepin e Venator al Tar della Toscana».

In attesa delle autorizzazioni per la riqualificazione della discarica interna, i lavoratori auspicano un’accelerazione della trattativa tra Venator e la Regione: «Per arrivare – concludono – a un accordo programmatico che garantisca una soluzione definitiva all’annoso problema sulla gestione dei gessi rossi. Qualora non ci fossero, invece, dei risvolti positivi, i lavoratori intraprenderanno tutte le forme di azione sindacale, interne ed esterne alla fabbrica, per tutelare il loro futuro occupazionale».

 

 

Riproduzione riservata ©

Condividi su

Articoli correlati