Vaccini, obbligo per 3mila braccianti agricoli | MaremmaOggi Skip to content

Vaccini, obbligo per 3mila braccianti agricoli

L’allarme di Coldiretti: «Molti vaccinati con sieri non riconosciuti: si rischia la mancanza di manodopera»
Braccianti agricoli

GROSSETO. Obbligo vaccinale per i bracciati over 50 e rischio carenza manodopera nelle campagne grossetane dove molto forte è la presenza di stranieri provenienti da Paesi dove vengono utilizzati sieri non riconosciuti in Italia come Sputnik, Sinovac o Sinopharm. Sono oltre 3 mila gli operai agricoli con più di 50 anni su un totale di poco più di 10 mila che dovranno vaccinarsi entro il 15 febbraio ed essere quindi muniti di green pass rafforzato per accedere ai luoghi di lavoro secondo una stima di Coldiretti. A manifestare preoccupazione è il presidente di Coldiretti Toscana e delegato confederale, Fabrizio Filippi.

Preoccupazione in vista della raccolta

«C’è un po’ di preoccupazione – spiega Filippi – Le nuove disposizioni del Governo con l’obbligo vaccinale per gli over 50, peraltro giuste, possono portare complicazioni nel momento in cui arriva la stagione dei raccolti e servono braccia. Un operaio agricolo su tre deve sottostare alla normativa secondo le nostre stime. Una buona parte degli operai agricoli arrivano da parti del mondo in cui i vaccini fatti non sono riconosciuti nel nostro paese. L’opera che facciamo è di sensibilizzazione e di monitoraggio. E poi abbiamo fatto anche di più: abbiamo chiesto che possano lavorare anche coloro che oggi stanno approfittando di norme come gli ammortizzatori sociali». In provincia di Grosseto i lavoratori stranieri rappresentano una forza lavoro molto importante, circa il 42,5% del totale di braccianti (dato relativo al 2019), provenienti da 136 paesi diversi.

Con la prossima ripresa delle attività agricole, in primavera, è facile dunque prevedere l’accentuarsi della mancanza di lavoratori necessari nelle campagne per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione in un momento in cui con la pandemia da Covid – continua Coldiretti – si è aperto uno scenario di incertezza, accaparramenti e speculazioni che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali come l’energia e il cibo. In questo contesto – sottolinea Coldiretti – va segnalato che le difficoltà agli spostamenti dei lavoratori alle frontiere per effetto della pandemia, ha ridotto la presenza di lavoratori stranieri ed aumentato quella degli italiani che sono tornati a considerare il lavoro in agricoltura una interessante opportunità.

Creare opportunità per i giovani

Secondo Coldiretti per favorire un cambio generazionale in un momento di crescente interesse per il lavoro in campagna a contatto con la natura è importante introdurre strumenti di flessibilità che consentano ai giovani italiani di fare una esperienza in agricoltura dove accanto alle figure tradizionali come potatori di alberi da frutta, olivi e vigne o ai trattoristi è iniziata la sfida della rivoluzione digitale con gli investimenti in droni, gps, robot, software e internet delle cose per combattere i cambiamenti climatici, salvare l’ambiente e aumentare la sostenibilità delle produzioni.

«Per cogliere questa opportunità e garantire l’adeguata copertura degli organici necessari a salvare i raccolti è urgente dunque adottare con strumenti concordati con i sindacati, che consentano anche ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi. – spiega Milena Sanna, Direttore Coldiretti Grosseto rilanciando anche a livello locale alcuni dei temi centrali per il mondo agricolo – Serve un piano per la formazione professionale e misure per ridurre la burocrazia e contenere il costo del lavoro con una radicale semplificazione che possa garantire flessibilità e tempestività di un lavoro legato all’andamento climatico sempre più bizzarro. La pandemia ha accelerato il fenomeno del ritorno alla terra e maturato la convinzione comune che le campagne siano oggi capaci di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, sia per chi vuole intraprendere che per chi vuole un lavoro al contatto con la natura per cogliere questa opportunità servono norme per la semplificazione delle assunzioni».

 

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