Undici anni in tribunale per uno scambio di persona | MaremmaOggi Skip to content

Undici anni in tribunale per uno scambio di persona

Il trentunenne assomigliava molto all’autore di un furto e questa somiglianza aveva ingannato i testimoni: il giudice lo ha assolto
Il tribunale di Grosseto
Il tribunale di Grosseto

GROSSETO. Undici anni passati tra le aule del tribunale, diversi mesi trascorsi con l’obbligo di dimora nel Comune di Grosseto, con un’accusa di furto aggravato sulle spalle. Un calvario durato 132 mesi a causa di uno scambio di persona

L’incubo di Vadim Petcov, 31 anni, si è concluso giovedì 9 giugno nell’aula del tribunale di Grosseto, di fronte al giudice Andrea Stramenga che lo ha assolto. Assoluzione che era stata richiesta anche dal vice procuratore onorario Alessandro Bonasera. 

Una decisione che non era scontata: l’uomo, difeso dagli avvocati Riccardo Lottini e Camilla Toninelli, ha finalmente potuto tirare un sospiro di sollievo. 

Riconosciuto da due testimoni

Petcov aveva 20 anni quando finì nei guai con l’accusa di aver rubato dei soldi in un negozio di Sasso d’Ombrone e all’Arci di Giuncarico nell’autunno del 2011. Le prove del suo coinvolgimento erano date dai riconoscimenti dei titolari delle due attività che, quando si sono trovati davanti le fotografie presentate loro dagli investigatori, lo avevano riconosciuto senza ombra di dubbio. Secondo la loro testimonianza, l’allora ventenne era insieme a quelli che erano i veri autori del furto. 

La difesa del giovane moldavo aveva dimostrato però che lui, nel giorno e negli orari in cui era stato ripreso dalle telecamere di Sasso d’Ombrone e visto a Giuncarico, in realtà si trovava a Grosseto con degli amici o sul posto di lavoro, un’officina che si trova nella zona industriale di Grosseto e non poteva essere quindi, a 35 chilometri di distanza. A confermare la sua presenza nell’officina, sono stati il padre del ragazzo, che in quel periodo era suo collega e anche il loro datore di lavoro. Inoltre erano stati depositati tabulati telefonici che dimostravano come mezz’ora prima dell’avvistamento a Giuncarico, il cellulare in uso agganciasse le celle di Grosseto.

Nonostante questi elementi, nonostante uno degli autori del furto, reo confesso, avesse dichiarato nell’interrogatorio di garanzia che Petcov non fosse coinvolto nei furti  e che anche gli avvocati Lottini e Toninelli avessero indicato nome e cognome di colui che era stato scambiato per il Petcov, la procura lo aveva rinviato a giudizio senza concedere la perizia antropometrica da effettuare utilizzando le immagini dei video, ripresi dalle telecamere collocata in uno dei due esercizi, così come era stato richiesto dai due difensori.

In udienza, la persona che aveva fatto il riconoscimento aveva spiegato di aver riconosciuto il trentunenne non tanto sulla base del ricordo, quanto sulla base del video, le cui immagini non erano chiarissime ed ha poi creduto che la persona che Lottini e Toninelli ritengono essere il vero autore del furto e lo stesso moldavo, fossero la stessa persona.

Gli avvocati dell’uomo, quindi, avevano ragione: Petcov e l’autore del furto si assomigliavano molto. Ma per quella somiglianza, il moldavo per undici anni, ha vissuto con la spada di Damocle di un procedimento penale. 

Fortunatamente il tribunale di Grosseto ha assolto Petcov che ha appreso con gioia la notizia: ora potrà finalmente chiedere la cittadinanza italiana, richiesta da cui si era astenuto per paura di avere difficoltà a causa del procedimento pendente.

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