Ubriaca al volante, l'assolvono in Appello e le restituiscono la patente Skip to content

Ubriaca al volante, l’assolvono in Appello e le restituiscono la patente

La donna era finita fuori strada con la sua auto: aveva un livello di alcol nel sangue di 2,394. Gli agenti non le avevano però fatto firmare gli avvisi di legge: la condanna è nulla, la 53enne può tornare a guidare
Il tribunale di Firenze

GROSSETO. C’è un passaggio che le forze dell’ordine non devono mai dimenticare: quello di leggere ed eventualmente far firmare gli avvisi di legge nel caso in cui un automobilista debba essere sottoposto all’alcoltest. Pena l’annullamento della condanna e della revoca della patente. È quello che è successo a Grosseto, dove una donna di 53 anni, qualche anno fa, era finita fuori strada con l’auto. 

Quando erano arrivati gli agenti della polizia municipale, la 53enne era stata caricata sull’ambulanza per raggiungere l’ospedale. Dov’era stata sottoposta all’alcoltest che aveva dato un risultato di 2,394 mg per litro di alcol. Che la cinquantatreenne avesse bevuto, quindi, era fuori discussione. Ma per farle quell’esame, serviva che il modulo di richiesta fosse firmato. Così non è stato e la donna, assolta in appello, ha avuto indietro la sua patente. 

Condannata a un anno per guida in stato d’ebbrezza

La sentenza del tribunale di Grosseto – giudice Ludovica Monachesi – viene letta il 23 ottobre 2023. Sentenza con la quale la donna era stata condannata per il reato di guida in stato di ebbrezza alla pena di un anno di arresto e 3mila euro di multa. La giudice aveva anche disposto la revoca della patente di guida, obbligatoria quando il tasso alcolemico supera 1,5 mg/l. 

Difesa dall’avvocato Simone Aldi, già durante il processo di primo grado era stato eccepito che gli agenti della polizia municipale intervenuti sul luogo dell’incidente, non avevano avvisato la donna che si sarebbe potuto far assistere da un avvocato per essere sottoposta all’alcoltest. 

Un avviso che è presente nel documento con cui gli agenti chiedono al medico del pronto soccorso di procedere con le analisi del sangue. Ma che, se non firmato, deve essere almeno specificato a voce e la risposta deve essere chiara. 

Che questo fosse effettivamente successo, non risultava quindi da alcun documento e la testimonianza dell’agente della polizia municipale che  aveva dichiarato che l’avviso era stato dato oralmente era risultata incerta. Inoltre, contrastava con la richiesta inviata dalla stessa polizia municipale di Grosseto ai sanitari dell’ospedale Misericordia, con la quale si specificava che il prelievo ematico avrebbe dovuto essere preceduto dagli avvisi di legge, avvisi che però non risultavano forniti.

Assolta in appello: le restituiscono la patente

L’avvocato Simone Aldi, una volta depositata la sentenza del tribunale di Grosseto, ha presentato appello, chiedendo ai giudici fiorentini di dichiarare la nullità e l’inutilizzabilità dell’accertamento etilometrico perché questo non era stato preceduto dall’avviso della facoltà di farsi assistere da un difensore.

La Corte d’appello di Firenze, giovedì 15 maggio, ha accolto le eccezioni sollevate dal difensore: in aula, secondo i giudici fiorentini della terza sezione penale, non era stato provato il fatto che la donna avesse ricevuto oralmente l’avviso della facoltà di farsi assistere da un avvocato e che non erano neppure emerse prove sintomatiche dello stato di ebbrezza

La Corte d’appello ha quindi assolto la donna e le ha fatto riavere la patente

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  • Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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