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Tragedia nel golfo, muore a 25 anni

Bubakar Bhar è morto in Gambia, suo paese d’origine. Da anni era stato adottato nella città d golfo, faceva le stagioni
Bubakar Bhar
Bubakar Bhar

FOLLONICA. Bubakar Bah aveva 25 anni ed era un bellissimo ragazzo. Buba, così veniva chiamato, è morto lo scorso 20 maggio all’ospedale della sua città in Gambia a causa di una crisi epilettica, forse più forte delle altre, forse non trattata nel migliore dei modi o forse perché la sua ora era semplicemente arrivata.

La storia di Buba che conosciamo, come quella di molti di questi ragazzi che fuggono dalla miseria o dalle guerre, era cominciata nel 2016 quando sbarcò in Sicilia dopo aver attraversato il deserto libico e il mare su un’imbarcazione di fortuna.

La sua prima destinazione fu il centro di accoglienza di Franciana nel comune di Piombino, poi il CAS La Caravella dove Buba trovò le prime indispensabili risposte che lo avrebbero accompagnato verso l’indipendenza e l’autodeterminazione: la sua regolarizzazione, la scuola di italiano, vitto e alloggio. Ma qui, purtroppo, ebbe una delle sue prime e grosse crisi epilettiche, tanto che fu portato in elicottero all’ospedale di Livorno, operato alla testa e dimesso con un referto che lo condannava ad una vita sotto farmaci.

Nel 2018 era entrato nel progetto voluto dall’amministrazione comunale di Follonica “Percorsi verso l’Autonomia”.

Bubakar Bhar
Bubakar Bhar

Anni nella città del golfo

Simpatico, molto intelligente, non aveva avuto nessuna difficoltà a trovare un suo posto in questa piccola città di mare che lo aveva accolto subito.

Lavorava regolarmente e riusciva a mandare qualcosa del suo stipendio anche alla sua famiglia rimasta in Gambia. Ma “le cadute” purtroppo continuarono a susseguirsi numerose, evidenziando sempre di più la patologia che lui stesso forse aveva ignorato almeno fino al viaggio nel deserto, fino all’arrivo in Italia.

Bubakar Bhar
Bubakar Bhar

Nonostante la terapia, gli esami, i controlli, Buba non è riuscito a limitare gli effetti degli attacchi fino al suo ultimo giorno di vita.

Un paio di anni fa era anche tornato a casa, si era sposato e dopo qualche tempo era diventato il papà di una bellissima bimba. Buba era felice. Lo scorso anno rifece la stagione poi era ripartito per il Gambia. Doveva tornare in questi giorni di fine maggio, ma il biglietto aereo che gli era stato inviato su whatsapp non è mai stato usato.

Alla disperazione della moglie e della mamma, di tutti i suoi familiari e amici nel paese di origine, si aggiungono l’incredulità e il dolore di tutta la comunità dei migranti della zona, soprattutto dei suoi connazionali, ma anche di tanti ragazzi dell’Africa occidentale che lo hanno conosciuto, hanno vissuto con lui, lo hanno avuto come collega di lavoro.

«Rimane l’amarezza per non aver potuto assisterlo»

«Nella rassegnazione di fronte all’immodificabile realtà -, racconta una delle insegnanti che lo hanno seguito fin dal suo arrivo -, rimane l’amarezza di non averlo potuto assistere come tante altre volte era successo, con interventi sanitari solerti ed efficaci, ma resta anche la consolazione che gli ultimi volti visti da Buba sono stati quelli delle persone a lui più care: sua moglie, sua madre, la sua piccola bambina».

«La sua scomparsa è dolorosa anche per il suo ultimo datore di lavoro, che gli era molto affezionato, per il suo medico curante, dottor Salvucci, che tanto si è prodigato per garantirgli una terapia e una cura efficaci».

«Bubakar è stato troppo poco nel mondo, ma certo non sarà dimenticato, non sarà dimenticata la sua voglia di vivere, di lavorare e darsi da fare, di migliorare la condizione esistenziale propria e dei propri familiari: quella spinta formidabile che induce tanti giovani a rischiare di perdere la vita e la salute per ottenere quel cambiamento di vita».

Quella di Buba è una piccola storia, ma importante, come lo era lui per tutti quelli che gli  volevano bene.

 

Autore

  • Chiara Pierini

    Collaboratrice di MaremmaOggi. Il turismo e l'accoglienza sono nel dna familiare, ma scrivere è l'essenza di me stessa. La penna mi ha accompagnato in ogni fase e continua a farlo ovunque ce ne sia la possibilità. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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