FOLLONICA. Questa volta, a farla finire dentro a un’aula del tribunale di Grosseto, è stata una targa falsificata sulla sua moto. Targa per la quale si è trovata ancora una volta nei guai. Valentina Fusco, leader degli apolidi arrestata l’anno scorso per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, è stata rinviata a giudizio dal giudice Marco Mezzaluna per la falsificazione di una targa motociclistica.
L’udienza è stata celebrata qualche giorno fa in tribunale, di fronte al pm Marco Lavra.
L’accusa: targa falsa, procurato allarme e calunnia
I fatti risalgono al 14 febbraio 2024. In quella data Fusco avrebbe circolato a Follonica su una Kawasaki ZR-7 con una targa contraffatta. A scoprirlo furono gli agenti della polizia municipale, che la fermarono per un controllo e notarono subito l’irregolarità.
Non c’è solo l’accusa di falsità materiale, nel fascicolo della Procura, ma anche quelle di procurato allarme e calunnia. Secondo l’imputazione, la donna avrebbe telefonato al 112 sostenendo di essere stata costretta a fermarsi in un luogo pericoloso dalla pattuglia della polizia municipale, dichiarando di non riconoscere la polizia locale come corpo di pubblica sicurezza.
La chiamata avrebbe portato all’intervento dei carabinieri, ma il pericolo segnalato sarebbe stato del tutto inesistente.
La denuncia alla polizia e l’accusa di calunnia
Nei giorni successivi, Valentina Fusco avrebbe anche denunciato alla polizia di Stato il presunto furto della targa, indicando come responsabili gli agenti della municipale.
Tuttavia, quella targa era stata sequestrata regolarmente perché ritenuta falsa. Da qui, l’ulteriore contestazione di calunnia, per aver accusato ingiustamente pubblici ufficiali.
La difesa: «Un falso innocuo, un gesto simbolico»
All’udienza preliminare, davanti al giudice Marco Mezzaluna, la difesa – rappresentata dall’avvocato Mirko Bonari in sostituzione della collega Valeria Valdambrini – ha chiesto il non luogo a procedere. Secondo il legale, si tratterebbe di un falso innocuo, evidente e privo di intento ingannatorio, da interpretare piuttosto come un atto politico e non come un reato vero e proprio.
La Procura, però, ha insistito per il rinvio a giudizio, accolto dal giudice. Il processo si aprirà il 13 gennaio 2026 davanti alla giudice Agnieszka Karpinska.




