Strage di Ribolla: «Si muore sul lavoro per gli stessi motivi di allora» | MaremmaOggi Skip to content

Strage di Ribolla: «Si muore sul lavoro per gli stessi motivi di allora»

Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, punta il dito contro precarietà e subappalti. Limatola: «Oggi penso a tutti i lavoratori della Maremma ma anche al riscatto di Ribolla»
La deposizione della corona al pozzo Camorra a Ribolla

ROCCASTRADA.  Un mese di appuntamenti, cominciati sabato 4 maggio, giorno del 70° anniversario della strage di Ribolla. Quando persero la vita 43 minatori, a causa dell’esplosione della miniera di lignite.

I minatori, quella mattina, avevano appena iniziato il turno nell’impianto della società Montecatini. 

Sabato 4 maggio, il dolore per quel lutto che ha segnato indissolubilmente la comunità, ha invaso di nuovo le strade del borgo. Sono arrivati i rappresentanti delle istituzioni e di tutte le autorità civili e militari della provincia. E c’era anche Maurizio Landini, il segretario generale della Cgil, che ha soffermato la sua attenzione al dramma delle morti sul lavoro. 

La memoria contro le morti sul lavoro

La prefetta Paola Berardino, insieme al sindaco di Roccastrada Francesco Limatola, ha partecipato alla deposizione della corona al monumento ai caduti. 

Le istituzioni all’anniversario della strage di Ribolla

Insieme ai parlamentari Fabrizio Rossi e Marco Simiani, c’erano il presidente Eugenio Giani e all’assessore allo Sviluppo economico della Regione Leonardo Marras.  

«Settanta anni fa, il 4 maggio 1954, 43 minatori persero la vita per le esplosioni di gas che si verificarono all’interno del pozzo Camorra consegnando tale evento alla storia come il più grande disastro minerario del dopoguerra in Italia. Un dolore grande che ci portiamo dietro come comunità». È un sindaco Francesco Limatola profondamente commosso quello che ha fatto gli onori di casa, sabato 4 maggio, a Ribolla. 

Francesco Limatola sul palco

«Il sacrificio della vita di 43 giovani minatori per i profitti della Montecatini, azienda che fu assolta nel successivo processo. Ma quella non fu una tragica fatalità come dissero i giudici – ha aggiunto – Oggi la situazione è la stessa: perché ancora si muore di lavoro. Ma in questa giornata voglio pensare anche ai lavoratori della Maremma, quelli della Venator, i sottopagati nei campi, chi non riesce a lavorare. Ma anche al riscatto che la nostra Ribolla ha avuto. Dal nero della lignite al verde del nostro territorio che ha saputo rilanciarsi grazie alla cultura, alla nostra gente, alle nuove tecnologie e all’agricoltura. Abbiamo radici profonde e solide che non ci fanno dimenticare ma siamo proiettati in un futuro più che roseo».

Landini (Cgil): «Preservare la memoria per evitare le morti sul lavoro»

«Il problema di tutti è che ancora non è stato risolto è il dramma delle morti sul lavoro che esiste ancora e sconvolge la vita delle persone. Perciò è importante non disperdere la memoria. La prima riflessione rispetto alla tragedia sul lavoro avvenuta a Ribolla nel 1954 è che i dati ci dicono che oggi c’è ancora molto da fare e non dobbiamo abbassare la guardia».

Il segretario della Cgil Maurizio Landini a Ribolla

Sono queste le parole di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. «Nel 2023 ci sono stati 1043 morti sul lavoro, e questo continua tutti i giorni, anche l’1 maggio – ha aggiunto – Nel 2023 ci sono stati 580mila infortuni sul lavoro, e molti di questi gravi. E stanno aumentando le malattie professionali. Mi pare che c’è un tema che non è ancora cambiato».

La tragedia di Ribolla e il modello d’impresa

Secondo Landini, l’origine delle morti sul lavoro di oggi sono le stesse di quelle che hanno causato la tragedia di Ribolla. «Dal 1954 a oggi non è cambiato niente – dice – perché le morti sul lavoro sono figlie di un modello di fare impresa, di organizzazione del lavoro, che non mette al centro la salute e la sicurezza della persona». Landini ha poi ricordato la figura di Giuseppe Di Vittorio, fondatore della Cgil, che partecipò ai funerali dei minatori.

Da sinistra il sindaco Francesco Limatola, la prefetta Paola Berardino e il presidente della Regione Eugenio Giani

«L’incidente di Ribolla avvenne nonostante ci sia stato chi lo aveva in qualche modo previsto – ha aggiunto – C’era un delegato sindacale che denunciò il pericolo  e fu licenziato per questo. Allora, l’indagine e le carte che la Cgil portò al processo non furono prese in considerazione, carte che indicavano le ragioni che portarono a quella tragedia, indicando il fatto che c’era un modo di estrarre il carbone finalizzato al profitto e non alla tutela del lavoratore. Se ci pensiamo purtroppo, è una logica con cui dopo tanti anni siamo ancora chiamati a fare i conti».

Precarietà e subappalti: il dramma delle morti sul lavoro

Precarietà e subappalti. Sono questi oggi per Maurizio Landini le cause di tantissime morti sul lavoro. Morti che spazzano via le famiglie, che le travolgono, che le distruggono. esattamente com’è successo settant’anni fa a Ribolla. 

«La nostra scelta di raccogliere le firme per il referendum è perché negli ultimi 20 anni in questo Paese sono state fatte leggi balorde. leggi che hanno peggiorato i diritti e aperto la strada a una precarietà e ai subappalti che non hanno precedenti. Infatti nei referendum affrontiamo la questione degli appalti, dicendo che la responsabilità sulla salute e la sicurezza deve rimanere in capo all’azienda che decide di appaltare – dice ancora Landini – e non come adesso che quando ci sono i morti non si capisce mai di chi è la responsabilità perché la si scarica lungo la filiera degli appalti, giocati per ridurre i diritti». 

Stop alla precarietà, è il monito della Cgil. «L’Inail dice che la maggioranza degli infortuni sul lavoro, che sono oltre 590mila ogni anno, e delle morti sul lavoro avviene lungo la filiera degli appalti e riguardano lavoratori precari – aggiunge Landini –  Quindi bisogna cancellare la precarietà e riaffermare che i lavoratori devono avere tutti gli stessi diritti e tutele. Noi in Parlamento non ci siamo, e il Parlamento e il governo non stanno migliorando queste leggi». Da qui i referendum: «Crediamo – aggiunge –  che per i cittadini sia importante una qualità legislativa con al centro la persona e non il profitto». 

L’impegno della politica

Il 4 maggio a Ribolla non rappresenta una data qualunque. Settanta anni fa, l’esplosione del pozzo Camorra ha lasciato un segno indelebile sulla comunità di Ribolla e su tutta la Toscana. «In quel giorno, 43 minatori persero la vita in quella che divenne una tragedia nazionale, simbolo delle molte battaglie ancora da combattere per garantire un lavoro sicuro e rispettoso – dice Antonio Mazzeo, presidente del consiglio regionale – Abbiamo compiuto significativi progressi verso la sicurezza sul lavoro, ma il cammino è ancora lungo, come dimostrano le recenti tragedie. Nessuno dovrebbe perdere la vita lavorando. Era inaccettabile settanta anni fa, ed è inaccettabile oggi».

L’anniversario della strage non è solo un momento di commemorazione. «Rinnoviamo il nostro impegno verso la sicurezza dei lavoratori e il rispetto dei diritti umani – aggiunge Mazzeo – Se sarò eletto al Parlamento Europeo, mi adopererò con determinazione per portare avanti queste tematiche. La storia di Ribolla ci ricorda l’importanza di politiche che proteggano i nostri lavoratori e migliorino le loro condizioni di vita. In questo giorno di memoria, mi impegno a lottare per un’Europa che ponga al centro la sicurezza, la dignità del lavoro e la giustizia sociale. La loro eredità guiderà il mio impegno nel promuovere leggi che prevengano il ripetersi di simili tragedie».

Di un grande spirito di comunità hanno parlato Marco Simiani e Fabrizio Rossi, deputati della Repubblica  presenti alla commemorazione: «Il mondo del lavoro – hanno detto – deve essere più tutelato. Andare avanti per migliorare ma ricordare sempre chi si è sacrificato per il nostro paese».

 

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