ROCCASTRADA. Il suo progetto si è piazzato al terzo posto della classifica di “Cambiamenti”, l’iniziativa di Cna dedicata alle startup che più hanno da dire in termini di innovazione nella nostra provincia. E di cambiamenti, l’app Signs, ne promette molti. Uno su tutti, cambiare completamente l’approccio con la morte.
L’idea è venuta a Massimiliano Gracili, autore e regista, che da tre anni sta studiando il modo – insieme a un team di esperti – di trasferire Spoon river, l’immaginario paesino dove Edgar Lee Master ha ambientato la sua antologia. 212 epitaffi che raccontano la vita e la morte di altrettanti personaggi.
Oggi che la tecnologia è diventata centrale nella vita di ciascuno di noi, l’idea di creare una sorta di social network dedicata ai defunti, è quanto più si avvicina al bisogno di ricordare e conservare, riservando a chi non c’è più uno spazio riservato, che non venga dopo il post del gattino e prima della foto dell’aperitivo. Perché scorrendo social come Facebook, soprattutto, e Instagram, spesso si vede proprio questo: il post con la foto e il ricordo di un caro che se n’è andato, circondato da decine di altri messaggi che con la morte – ma anche con la celebrazione della vita – non c’entrano nulla.
Il social che celebra la vita e la morte
Quello che Gracili ha fatto, è stato quindi costruire da zero un social network per provare a salvare tutte le storie delle belle persone che abbiamo incontrato nelle nostre vite e che se ne sono andate. Una soluzione, quella trovata dal regista e autore, che impedisca di disperdere un patrimonio inestimabile, quello che un tempo veniva tramandato oralmente e che oggi viaggia sui social, rischiando però di disperdersi.
«L’idea è nata vedendo quello che accade su facebook – spiega Gracili – dove i post che annunciano la morte di qualcuno o che ne ricordano l’anniversario, hanno sempre grandissimo successo. Oggi pubblicare la morte di qualcuno su un social è chiedere alla comunità di partecipare al nostro dolore. E attraverso i commenti, gli emoticon e i like troviamo un minimo sostegno in un momento di dolore».
È partendo da questa consapevolezza che Massimiliano Gracili, fondatore della società Relieve sas, ha cominciato a pensare al perché le persone non potessero restare soddisfatte – di fronte alla morte di una persona cara – dei servizi offerti da social come Fb.
«Pubblichiamo la notizia che un nostro caro se n’è andato – dice – e subito prima avevamo messo la foto di un gattino che balla. Dopo magari abbiamo quella della cena o di una vacanza. Il nostro bisogno di condividere il dolore è enorme e pur di farlo lo buttiamo laddove è possibile, cioè sulla nostra bacheca, anche se non è quello lo spazio adatto. Ho cominciato a pensare a un social che raccogliesse le storie dei defunti, ma senza intenderlo come un cimitero online, bensì come uno spazio dove si celebrasse la vita delle persone che se ne vanno».
Raccontare una storia per prendersi cura di un ricordo
Massimiliano Gracili è autore e regista e conosce molto bene l’importanza delle parole. Delle storie, di come si scrivono, di come poi si leggono. E anche dell’effetto che fanno su chi si imbatte in esse.
«Con Signs ho cominciato a pensare di creare un luogo che desse la possibilità a chi ha perso qualcuno di potersi prendere cura della persona che non c’è più, di continuare a mantenere vivo il piace di farlo, costruendo una biografia che salvasse la loro presenza, la loro vita – spiega – A scriverle, quelle storie, dovranno essere persone che avevano un legame con il defunto, persone che siano emotivamente coinvolte».
Affrontare la morte, quando l’argomento è ancora tabù. E farlo attraverso la tecnologia. «In un futuro non troppo lontano – dice ancora Gracili – i cimiteri saranno in disuso e ci sarà bisogno di uno spazio dove preservare il ricordo di chi non c’è più. Le storie servono a questo: hanno un’importanza quotidiana, siamo immersi nelle storie e sono proprio le storie che ci hanno permesso di trasformarci da animali a esseri umani. Le storie sono le palestre delle nostre emozioni, facciamo esperienze attraverso di esse e grazie a queste possiamo vivere esperienze che altrimenti non potremmo nemmeno pensare. Anche quelle che riguardano la gente comune, le persone qualunque, devono essere salvate perché sono utili. E attraverso questa app, si potranno conoscere le storie delle persone che non ci sono più».
Il debutto di Signs atteso per la fine dell’anno
La versione beta di Signs è già stata pubblicata ed entro la fine dell’anno, probabilmente, sarà online quella definitiva. Basta cliccare sull’indirizzo go-signs.net per dare un’occhiata a quello che sarà il primo social dedicato alle storie dei defunti. Uno spazio dove le persone potranno trovare le storie di chi se n’é andato, ma anche un luogo dove quelle storie prenderanno forma.
«Signs è molto diverso dai social classici – spiega Gracili – nella mia idea rappresenta un vero e proprio servizio che vorrei proporre, una volta pronto, anche alle amministrazioni. A differenza dei social, mi piacerebbe che le persone entrassero in Signs per starci il più possibile, per leggere, per conoscere in questo modo la storia di chi non c’è più ma che ha rivestito, per chi la racconta, una grande importanza. Anche se si tratta di persone comuni».
L’applicazione pensata dall’autore e regista, che per metterla a punto si è per forza dovuto scoprire imprenditore, utilizzerà anche le mappe, per valorizzare i luoghi che sono stati abitati da chi se n’è andato. Soprattutto quei luoghi un po’ più abbandonati, meno conosciuti, che rischiano anche loro di scomparire. «Cerchiamo investitori per realizzare questa impresa – conclude Gracili – che ci permettano di dare gambe a un’idea che avrà successo solo se portata avanti con serietà e rispetto grazie alle storie che le persone vorranno condividere».
Storie che raccontano e celebrano la vita di chi se n’è andato: la loro morte, infatti, sarà nell’ultima riga. Quella che racchiude l’occasione per rendere eterna la vita di chi se n’è andato.
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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