Sentenza su un pozzo, Gavorrano deve pagare 1,3 milioni Skip to content

Sentenza su un pozzo, Gavorrano deve pagare 1,3 milioni

Una vicenda vecchia di venti anni che torna a galla e mette in ginocchio il Comune. L’intervento del Pd a sostegno dell’Amministrazione
Il municipio di Gavorrano
La sentenza su un pozzo mette in crisi il Comune di Gavorrano

GAVORRANO. Ci sono aspetti della giustizia che tornano in superficie anche dopo vent’anni, come torrenti carsici. E il paragone con l’acqua del Carso è quanto mai indicato, visto che a decidere su una vicenda iniziata nel 2000 è stato il Tribunale regionale delle acque pubbliche, un rivolo della Corte d’Appello (in questo caso di Firenze, che ha competenza per Toscana e Emilia Romagna) con competenze speciali in materia di acque pubbliche, demanialità dei fondi e corsi d’acqua.

Un tribunale istituito con Regio decreto del 1916 e con norme ancorate al codice di procedura civile del 1865… Dal 2004 il collegio è integrato da tre tecnici, tre ingegneri del Genio civile.

Il Tribunale regionale delle acque pubbliche di Firenze, con una sentenza, ha messo in ginocchio il Comune di Gavorrano.

Perché l’ha condannato a pagare 1,3 milioni di euro, che per un Comune piccolo come Gavorrano sono davvero tanti, a una società in liquidazione, la Alpe Tosca, per risarcimento per l’esproprio di un pozzo, chiamato il “pozzo Inferno”, avvenuto nei primi mesi del 2000.

Allora la stima fu di 50 milioni di vecchie lire, divenuti 1,3 milioni adesso…

Sul posto, siamo a un passo dall’azienda Il Rigoloccio, è stato realizzato un potabilizzatore che, attingendo proprio dal pozzo, ha risolto i problemi di approvvigionamento idrico della zona. Ora è gestito da Acquedotto del Fiora.

La sentenza è arrivata in Comune a metà settembre, e Gavorrano, difeso dall’avvocato Lucia Gracili, proverà a ricorrere al Tribunale superiore delle acque pubbliche, questo risalente al 1933, che ha sede nel palazzo di giustizia di Roma è che rappresenta l’appello per le sentenze dei tribunali regionali.

C’è da dire che già venti anni fa il Governo, col decreto legge 11 novembre 2002, n. 251, voleva sopprimere sia i Tribunali regionali che il Tribunale superiore delle acque pubbliche, con suddivisione delle competenze tra i giudici ordinari e i tribunali amministrativi regionali. Ma la legge di conversione 10 gennaio 2003, n. 1, non ha convertito in legge tale parte del decreto, limitandosi a modificarne la composizione per sanare una sentenza di illegittimità costituzionale della Corte costituzionale.

Il Pd di Gavorrano: «Vicini all’Amministrazione, l’opera ha risolto problemi seri»

La notizia della sentenza ha creato subbuglio in paese. Sulla vicenda interviene anche il Pd di Gavorrano.

«Apprendiamo con rammarico e sconcerto la notizia della sentenza Alpe Tosca, emessa dal Tribunale regionale delle acque pubbliche, che condanna il Comune di Gavorrano a risarcire la società con la cifra incomprensibile di 1.300.000 euro a seguito all’esproprio per il potabilizzatore di pozzo Inferno, dopo che il Tar, in ben due gradi di giudizio, aveva affermato l’infondatezza della pretesa della società nel considerare l’esproprio illegittimo e la correttezza della procedura seguita dal Comune».

«Lontani dalla volontà di commentare una sentenza, in questo contesto ci preme ricordare che l’opera in questione ha consentito di risolvere le gravi problematiche idriche che colpivano la frazione di Bagno di Gavorrano e dintorni, in particolar modo nel periodo estivo, dove cittadini ed imprese, soprattutto ricettive, si ritrovavano spesso senza un bene primario quale l’acqua potabile. Fu una scelta politica sostanzialmente virtuosa degli allora amministratori».

«Il pozzo in questione fu peraltro realizzato dalla stessa società Alpe Tosca, un ventennio fa, come prescrizione imposta dall’allora Amministrazione Comunale per acquisire il via libera alla previsione urbanistica per la realizzazione di un villaggio turistico nei pressi del Podere Inferno, il cui fabbisogno idrico, altrimenti, avrebbe gravato sulla già deficitaria rete idrica comunale: in poche parole se trovate l’acqua potabile possiamo prevedere in tale zona un villaggio turistico. Questo fu l’inizio».

«C’è poi da dire che la società Alpe Tosca, a seguito dell’inserimento del villaggio nelle previsioni urbanistiche comunali per diversi decenni, non ha mai e poi mai presentato nessun progetto per la realizzazione dell’opera e, manco a dirlo, nell’arco di circa due decenni, tantomeno ha richiesto il rilascio del necessario permesso a costruire. Nel corso degli anni e con varie amministrazioni che si sono susseguite, Alpe Tosca ha continuato a chiedere la conferma di tale previsione urbanistica per poi lasciarla puntualmente decadere, concentrando le proprie energie esclusivamente nel condurre un contenzioso con il Comune di Gavorrano».

«Fatta questa doverosa premessa, chiaro è che la condanna del Comune al risarcimento, oltre che essere totalmente inaspettata, mette seriamente in difficoltà l’operatività dell’ente e che solo grazie alla manovra finanziaria messa in campo dall’attuale giunta e portata in approvazione allo scorso consiglio comunale del 24 ottobre, ha consentito di limitare i danni derivanti da questa condanna. Grazie a questa manovra, infatti, è stato possibile rettificare il bilancio consuntivo 2021 ed attuare una manovra straordinaria di variazione del bilancio triennale dell’ente così da accantonare in un apposito fondo la somma a copertura del debito derivante dalla sentenza».

«Un risultato dunque assolutamente non scontato che si è reso possibile grazie ad una politica di bilancio accorta e ad una capillare lotta all’evasione ed elusione fiscale che è stata condotta in questi anni. Nel merito della sentenza ci auguriamo che il ricorso promosso dal Comune di Gavorrano venga accolto e che la somma accantonata per far fronte a questo debito, possa tornare nelle disponibilità dell’ente ed impiegata in servizi e opere a favore dei gavorranesi».

 

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