San Lorenzo, il martire che "fa lacrimare" il cielo | MaremmaOggi Skip to content

San Lorenzo, il martire che “fa lacrimare” il cielo

Del patrono di Grosseto non sappiamo molto, della sua vita però è nota la devozione verso gli altri, una dote che gli riconobbe il ruolo assegnatoli da Sisto II
La statua di San Lorenzo portata in Duomo al termine della processione avviata la sera del 9 agosto

GROSSETO. Complici la storia, l’astronomia, e la penna di Pascoli, il 10 agosto incrocia religione, tradizione, poesia, sogno e scienza.

Giovanni Pascoli scrisse la sua “X agosto” in memoria di suo padre Ruggero, che fu assassinato mentre ritornava a casa proprio il 10 agosto (1867) giorno in cui si festeggia San Lorenzo. Un santo che lui ricorda nella poesia, interpretando la pioggia di stelle cadenti come lacrime celesti.

Proprio il 10 di agosto di ogni anno, e nei giorni subito seguenti, il cielo viene solitamente attraversato dalla parte più sostanziosa dello sciame meteorico delle Perseidi. In collisione con l’atmosfera danno vita al fenomeno delle “stelle cadenti”, considerate anche evocative dei carboni ardenti su cui il santo, secondo la leggenda, fu martirizzato.

Quel che sappiamo ad oggi di Lorenzo, non è molto, e la versione che sia stato arso sulla graticola non è data per certa. Benché non si sappia tanto su di lui, qualcosa ci è stato riconsegnato dalla storia e possiamo iniziare dalle sue origini per scoprire di più sulla figura del santo patrono della città di Grosseto.

Dalla Spagna a Roma

Lorenzo, originario di Osca (Huesca) nella regione dell’Aragona, nacque presumibilmente nel 225 dopo Cristo. Completò gli studi umanistici e teologici in quello che era al tempo uno dei principali centri del sapere nella regione: Saragozza. Proprio in questa città conobbe quello che qualche anno dopo sarebbe divenuto papa Sisto II: insegnava all’interno di un noto centro studi della città.

Trasferitisi entrambi a Roma, quando il 30 agosto 257 Sisto fu eletto vescovo della città, decise che Lorenzo sarebbe rimasto al suo fianco. A lui fu assegnato il compito di arcidiacono, aveva la responsabilità delle attività caritative della diocesi romana, che si occopuava di circa 1500 persone.

Martire per editto imperiale

Poco dopo l’inizio dell’agosto 258 l’imperatore Valeriano emanò un editto: tutti i vescovi, presbiteri e diaconi sarebbero stati messi a morte. Immediatamente eseguito a Roma, le prime vittime del proclama imperiale furono Sisto II, insieme a 4 dei suoi diaconi con i quali stava celebrando l’eucaristia. Quattro giorni dopo fu preso Lorenzo, aveva 33 anni. Non v’è certezza però se sia stato bruciato su di una graticola messa sul fuoco, oppure no.

Questa storia arriva da una antica “passione” tramandata da Sant’Ambrogio, fonte di ispirazione successiva per opere d’arte e detti popolari che hanno accompagnato nei secoli la figura di San Lorenzo. Non risulta che l’imperatore Valeriano avesse ordinato torture, per cui molti ritengono veritiera l’ipotesi che Sisto II, Lorenzo e gli altri colpiti dall’editto imperiale, siano stati decapitati.

Quel che ci riconsegna la storia è la tomba sulla via Tiburtina, sulla quale Costantino costruì successivamente una basilica, ingrandita nel tempo e restaurata dopo i danni subiti durante la Seconda guerra mondiale.

Patrono non solo di Grosseto

San Lorenzo è patrono di diaconi, cuochi e pompieri. Il suo corpo è sepolto nella cripta della confessione di San Lorenzo insieme ai santi Stefano e Giustino: i resti furono rinvenuti nel corso dei restauri ordinati da papa Pelagio II.

Molte sono le chiese romane a lui dedicate, una su tutte quella di San Lorenzo in Palatio, ovvero l’oratorio privato del Papa nel patriarchio lateranense, dove, fra le reliquie custodite, c’era la testa.

San Lorenzo è il patrono della città di Tivoli, di Sant’Agata li Battiati (Catania), e di Aidone (Enna) dove si venera anche una sua reliquia. Lorenzo è anche uno dei tre patroni della città di Perugia, della città di Alba, e compatrono di Viterbo.

Autore

  • Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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