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Saldi flop: «Sono cominciati troppo presto»

L’analisi di Federmoda sull’andamento delle vendite: registrato un calo del 4,6% nel mese di febbraio, chiusura con segno negativo per il 49% delle imprese
I saldi di fine stagione

GROSSETO. Secondo il monitoraggio di Federazione Moda Italia-Confcommercio sull’andamento delle vendite di moda, i saldi invernali, terminati lo scorso 4 marzo, hanno registrato un calo del 4,6% nel mese di febbraio, in linea con il -4,5% di gennaio.

Questo trend ha portato alla chiusura con segno negativo per il 49% delle imprese associate, rispetto allo scorso anno, mentre il 51% ha registrato una crescita (26%) e una stabilità (25%) delle vendite.

Clima mite e sconti troppo presto

«Un andamento che rispecchia anche la situazione maremmana – dice Maria Letizia Fanara, presidente di Federmoda Confcommercio Grosseto – In provincia di Grosseto le temperature miti della gran parte dei giorni di febbraio, in linea con quelle della seconda metà di gennaio, non hanno incentivato gli acquisti. Un risultato che purtroppo ci aspettavamo e per questo abbiamo provato a chiedere a gran voce lo slittamento della partenza dei saldi invernali avvenuta troppo presto. Speriamo che nell’immediato futuro possa esserci una maggiore attenzione proprio sulla giusta tempistica con cui far scattare i ribassi di fine stagione. Da questo punto di vista Federmoda può dare un contributo determinante e dunque l’auspicio è che i decisori politici possano tenere sempre più in considerazione le indicazioni degli imprenditori, gli unici a conoscere davvero le dinamiche commerciali».

Il Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Giulio Felloni, ha commentato: «Neanche i saldi di febbraio, con le percentuali di sconto più elevate, sono riusciti a invertire il trend dei consumi nel settore moda che registrano una flessione di 216 milioni di euro sull’obiettivo stimato di 4,8 miliardi. Pur in una situazione complicata, non dobbiamo cercare alibi. Siamo imprenditori e vogliamo lavorare, competere, continuare a garantire il mantenimento dei posti di lavoro e nuova occupazione, far crescere il prodotto interno lordo, rendere – con le nostre vetrine e le nostre luci – più attrattivi, belli e sicuri i nostri centri, le nostre vie e piazze. È fondamentale intervenire rapidamente e adottare strategie per rimanere competitivi sul mercato anche attraverso una formazione mirata».

La ripresa e lo sviluppo passano per la moda

«Siamo convinti – prosegue Felloni – che la stretta relazione tra sostenibilità ambientale, economica e sociale possa rappresentare una chiave di ripresa e sviluppo del settore. Invitiamo i consumatori a prestare particolare attenzione, nelle scelte di acquisto, alla qualità, ai processi di produzione e alla responsabilità sociale delle aziende nella catena di approvvigionamento perché ad un prodotto di qualità corrisponde un prezzo congruo che è determinato anche dalle ore di lavoro regolarmente pagate nel rispetto dei contratti di lavoro, delle norme sulla salute degli addetti e sulla salubrità dei luoghi di lavoro. E tutto questo ha un costo per cui Federazione Moda Italia ha evidenziato al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, all’incontro del Tavolo della Moda l’urgenza di un intervento del Governo in risposta alle istanze del settore. In particolare abbiamo richiesto l’introduzione di un “bonus moda” per incoraggiare pratiche sostenibili non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico e sociale e contrastare, sulla stregua di quanto sta accadendo anche in Francia, gli effetti distorsivi di quel fast fashion che non solo popola ed attrae consumi veloci sul web, ma è anche sempre più presente nelle nostre città».

«Ai nostri fornitori – conclude Felloni – chiediamo di lavorare insieme per trovare soluzioni comuni riguardo ai pagamenti, alla disponibilità della merce e ai tempi di consegna dei prodotti, considerando che il fashion retail non potrà più sostenere nell’immediato futuro marginalità ridotte, tassazione elevata e affitti onerosi. È quanto mai indifferibile un accordo di filiera».

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