Rom rinchiuse nel gabbiotto: c'è l'archiviazione | MaremmaOggi Skip to content

Rom rinchiuse nel gabbiotto: c’è l’archiviazione

Il video delle donne rinchiuse divenne virale: i due dipendenti furono licenziati. Il pm: «Gesto goliardico di cattivo gusto, non c’è stato dolo»
Un fermo immagine del video

FOLLONICA. Una donna urlava, con tutta la voce che aveva, l’altra invece continuava a rovistare nei rifiuti. Chiuse, entrambe, nel gabbiotto della merce che veniva gettata via al supermercato Lidl di Follonica e riprese in un video che poi fu inoltrato nella chat di Whatsapp “602Follonica2 e da lì prese la strada del web. E divenne virale.

Era il 23 febbraio 2017 quando quelle immagini cominciarono a circolare da telefono a telefono per finire anche sulle televisioni nazionali. Il Codacons e l’European Roma Right Center sporsero denuncia, i carabinieri del Norm di Follonica sequestrarono il video e nel giro di pochissimo tempo individuarono i due ragazzi che avevano fatto quelle riprese: due dipendenti del supermercato che furono indagati, per discriminazione razziale, etnica e religiosa e per sequestro di persona. Ora per Andrea Giovannelli, 29enne di Piombino e Ramon Martinez Zurita, 38 anni, della provincia di Carbonia Iglesias, l’incubo è finito. Il sostituto procuratore Giampaolo Melchionna ha chiesto l’archiviazione, che è stata disposta dalla giudice Cecilia Balsamo.

Il video virale

I due ragazzi lavoravano al supermercato Lidl dove la donna di etnia rom, conosciuta da tutti con il nome “Margherita”, era solita trascorrere la giornata: chiedeva l’elemosina, aspettava che venissero messi a posto i carrelli per farsi consegnare l’euro dai clienti, utilizzava il bagno per lavarsi. Con Giovannelli e Zurita era in confidenza e quasi ogni giorno entrava in quel gabbiotto che nel video sembrava essersi trasformato nella sua prigione, per racimolare qualcosa da mangiare.

Il pm Giampaolo Melchionna

Con lei, il 23 febbraio 2017, c’era anche un’altra donna, italiana, che secondo Margherita era lì a prendere fiori da portare al cimitero. Quel giorno, mentre le due donne erano nel gabbiotto, Giovannelli chiuse il cancello mettendo davanti il muletto, la donna di origini rom cominciò a urlare e Zurita riprese la scena, mandandola poi nella chat di whatsapp. Da qui, il video divenne virale. Zurita, autore del video, spiegò subito ai carabinieri di aver fatto quel video un po’ per scherzo e un po’ per far vedere al capo area del supermercato la situazione e le difficoltà riscontrate giornalmente dal personale. Perché quell’area non dovrebbe essere accessibile agli estranei ma spesso le persone entravano là dentro per prendere le cose che venivano scartate dal supermercato.

Indagati e licenziati

Giovannelli e Zurita furono indagati per discriminazione razziale, etnica e religiosa e per sequestro di persona e furono licenziati dalla società per giusta causa. Il pm Giampaolo Melchionna, a maggio dell’anno scorso aveva già chiesto l’archiviazione del primo reato sostenendo che «pur assumendo la condotta indubbi profili di riprovevolezza, non sembra che il Giovannelli e lo Zurita abbiano agito in aderenza ad una particolare ideologia, potendosi al contrario ricondurre il loro gesto ad un’infelice goliardia».

In piedi era rimasta l’accusa più grave, quella di sequestro di persona. Difeso dall’avvocato Marco Meconcelli, Zurita ha presentato una memoria nella quale ha ripercorso tutto quello che era successo. I due infatti, avevano sporto querela contro chi aveva diffuso quel video che però non sono mai stati individuati.

Margherita, qualche giorno dopo, aveva accettato di farsi riprendere in un altro video, nel quale faceva colazione con i due dipendenti. Una sorta di “pace fatta” sancita di nuovo dalle riprese fatte con il telefonino. In tutte le interviste successive, la donna aveva raccontato che quell’episodio era stato solo uno scherzo. E che comunque lei lo aveva percepito così, tanto che non aveva sporto denuncia e, quando il cancello del gabbiotto era stato riaperto, lei e l’altra donna, che non è mai stata identificata, erano rimaste all’interno a rovistare tra i rifiuti.

Nessun sequestro di persona, quindi. «Per quanto la visione delle immagini riprese e pubblicate sui social – scrive il pm nella richiesta di archiviazione – susciti indiscutibilmente sdegno, causato soprattutto dalla contrapposizione del contegno dei protagonisti, divertiti e sorridenti, a fronte delle urla della donna, tuttavia una serie di elementi inducono a ritenere che effettivamente il contesto reale in cui si è svolto l’episodio sia sostanzialmente diverso da quello che appare nel video».

La diffusione sui social, avrebbe finito, secondo il magistrato, di caricare di un significato negativo un video che altro non è stato se non uno scherzo di pessimo gusto.

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