Rigassificatore a Piombino, la Cgil dice no: «Servono più garanzie» Skip to content

Rigassificatore a Piombino, la Cgil dice no: «Servono più garanzie»

Operatività del porto, rischio incidenti, sversamenti di cloro: risposte chiare o la Cgil darà parere negativo al rigassificatore a Piombino
La nave che ha a bordo il rigassificatore
La nave con il rigassificatore che dovrebbe essere piazzata a Piombino

GROSSETO. Anche la Cgil è perplessa, diciamo così, sul rigassificatore a Piombino.

A fine giugno la posizione era assai più morbida ma, visto il progetto, sono emersi molti dubbi.

Per questo Fabrizio Zannotti (segretario generale Cgil provincia di Livorno) e Monica Pagni (segretaria generale Cgil provincia di Grosseto) hanno preso carta e penna e hanno scritto un documento al commissario Eugenio Giani.

La Cgil delle due province parlano chiaro e chiedono garanzie chiare su tre aspetti:

  1. operatività del porto,
  2. rischio incidenti gravi dovuti ad aerei,
  3. danni all’ecosistema causati dallo sversamento di cloro

Senza garanzie chiare su questi tre aspetti la Cgil provincia di Livorno e la Cgil provincia di Grosseto esprimeranno parere contrario alla realizzazione del rigassificatore a Piombino, indipendentemente da qualsiasi proposta relativa ad opere compensative. 

Rigassificatore a Piombino, documento di 5 pagine

«Nei giorni scorsi – scrivono Pagni e Zannotti – abbiamo incontrato Giani e Snam, ed abbiamo così potuto conoscere i dettagli ufficiali del progetto. Sulla base delle informazioni apprese abbiamo pertanto elaborato un documento di 5 pagine contenenti le nostre osservazioni».

«Ci dispiace comunque constatare come la norma giustificata dallo stato emergenziale non abbia visto un ripensamento delle strategie energetiche nazionali e un deciso cambio di passo che veda l’adozione di tecnologie sostitutive e fonti rinnovabili, anche in presenza di raccomandazioni precise da parte del Consiglio dell’Unione Europea».

«A quando si apprende per le manovre della metaniera in ingresso e in uscita dal porto servirebbero circa 4 ore mentre per il suo scarico tra le 24 e le 48 ore. Se cosi fosse si genererebbero danni incalcolabili per i cittadini elbani per quanto riguarda la continuità territoriale, danni all’istruzione (pendolarismo insegnanti) e alla sanità (pendolarismo del personale sanitario e autoambulanze)».

«Senza contare i contraccolpi negativi sul turismo (traffico passeggeri) e sul lavoro dei pescherecci. Se tutto ciò fosse confermato la nostra organizzazione sindacale sarebbe pronta ad esprimere già da ora parere negativo al progetto. Se il blocco fosse invece solo per le operazioni di manovra occorrerebbe comunque capire bene interferenze, orari e procedure di ingresso e uscita dal porto durante tali manovre e le procedure di sicurezza previste».

«Da considerare inoltre che l’impegno della banchina per circa 3 anni potrebbe causare problemi alla siderurgia: la banchina viene infatti utilizzata dalla Compagnia lavoratori portuali di Piombino e da Piombino Logistic per l’approvvigionamento delle materie prime necessarie all’acciaieria. Importante inoltre capire i contraccolpi sulle attività della Pim».

«Dalla documentazione che ci ha fornito Snam non risulta inoltre una valutazione su ipotetici incidenti gravi causati da aerei o elicotteri. Una mancanza inaccettabile: riteniamo fondamentale allestire un piano di evacuazione. Un’esplosione con raggio di 1,5 km potrebbe infatti mandare in tilt la viabilità del porto, isolandolo così dalla città e lasciando i cittadini e i lavoratori a gestire da soli l’emergenza».

«Importante anche trovare una soluzione per gli sversamenti di cloro: essi non sono infatti del tutto trascurabili e nel medio periodo potrebbero compromettere l’immagine dell’industria ittica di tutta l’area».

«In tema di opere compensative, ribadiamo che esse non dovrebbero essere già tra quelle che erano state inserite all’interno dei precedenti accordi di programma: tali opere sono infatti già dovute al territorio. In aggiunta a quanto già previsto dalle intese del passato, abbiamo pertanto proposto a Giani una serie di opere in grado di sostenere il rilancio del territorio dal punto di vista ambientale, economico e occupazionale».

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