GROSSETO. Si chiama “revenge porn“, quel fenomeno che parla di diffusione di foto o video intimi senza il consenso della persona. Ma non si tratta solo di una vendetta infima e ripugnante, si tratta di un reato. E la colpa non è solo del primo che condivide la foto: è di chiunque prema il tasto “inoltra“, per qualsiasi motivo decida di farlo.
Sono molte le persone che usano questa forma di violenza, che siano gli amici della vittima o l’ex fidanzato. Per questo il centro anti violenza Tutto è vita aveva deciso di fare prevenzione nelle scuole, prima parlandone in classe e poi con un evento finale.
Una conclusione che non ci sarà perché le scuole del territorio non hanno aderito.
«La violenza fra gli adolescenti è in espansione. Negli anni l’età di chi si rivolge a noi si è abbassata drasticamente: prima erano donne fra i 35 e i 40 anni oggi sono ragazze fra i 15 e i 20 anni – dice Susi Esposito, presidente di Tutto è vita – A noi si è rivolta anche la ragazza picchiata dalle coetanee e se ci sarà il processo ci costituiremo parte civile».
Cos’è il “revenge porn”
Il revenge porn è un termine ampio, che spiega un fenomeno di violazione della privacy di una persona, attraverso la condivisione di foto intime che aveva mandato a qualcuno con cui aveva un rapporto basato sulla fiducia, a qualche manipolatore oppure anche sotto ricatto.
Ma non si tratta solo di qualcuno che condivide una foto intima di una persona. Si tratta di una forma di violenza che assume varie forme: inoltrare una foto particolare inviata da un’amica o un amico, manipolare qualcuno per avere delle foto e poi condividerle con altri e ancora minacciare qualcuno per quei video e immagini pornografiche. Fino ad arrivare a casi più gravi, come la condivisione di quelle foto o video su siti pornografici senza il consenso della vittima.
Non si tratta solo di inoltrare una foto, ma anche di violare l’intimità di una persona. Le motivazioni che ci sono dietro sono molte, come un atto goliardico fra ragazzi, una vendetta personale oppure solo la voglia di fare del male a qualcuno. Ma l’unica certezza che c’è in questi casi è la sofferenza e l’umiliazione pubblica che subisce la vittima. Una sofferenza e un senso di vergogna che hanno portato diverse persone a togliersi la vita.
L’evento cancellato
I ragazzi il 16 maggio avrebbero avuto l’opportunità di parlare con le forze dell’ordine, con l’avvocato Alessio Scheggi e con l’esperto nazionale e professore universitario Matteo Flora di cyberbullismo e “revenge porn”. L’evento era un modo per comunicare con gli studenti e per trattare di temi molto importanti per loro, visto i continui episodi di violenza di molti ragazzi. Ed era un modo per metterli al corrente anche delle pene che rischiano i colpevoli.
L’evento che è stato annullato era un evento conclusivo di un progetto rivolto alle scuole portato avanti dal centro antiviolenza.
«Abbiamo vinto un bando del Comune di Grosseto e ci siamo messi subito in moto – dice Esposito – A dicembre 2024 abbiamo contattato molte scuole medie e superiori, ma solo due istituti superiori hanno organizzato gli eventi con noi».
«Abbiamo portato nelle classi la psicoterapeuta adolescenziale Serena Giannini e l’esperto informatico Fabio De Rosa – dice la presidente di Tutto è vita – Abbiamo lavorato a questo progetto per mesi e abbiamo anche parlato con molti ragazzi. Ma in questo caso avrebbero avuto a disposizione alcuni computer per vedere i pericoli che corrono online».
Quello del 16 maggio era un evento conclusivo a cui tutte le scuole contattate hanno detto di no, anche i due istituti che avevano partecipato in precedenza.
«Siamo stati costretti ad annullarlo – continua – In molti ci hanno detto che i dirigenti non c’erano o erano impegnati quando abbiamo chiamato le scuole. Altri ci hanno detto che i ragazzi avevano altri impegni, nonostante avessimo invitato tutte le classi dell’istituto, quindi tutta la scuola il 16 maggio è vuota?».
I dati della vendetta a luci rosse
Nel 2024 sono 20 le donne che si sono rivolte al centro Tutto è vita a causa del “revenge porn”. Un numero molto alto se si pensa alla popolazione di tutta la provincia. E anche l’età di chi subisce violenza si è abbassata drasticamente, che da un lato vuol dire che c’è più coscienza sulle forme di violenza nelle nuove generazioni, ma dall’altro vuol dire che ci sono violenti e stalker anche negli adolescenti.
«La violenza fra i giovani è all’ordine del giorno e per questo è fondamentale parlare di “revenge porn” e bullismo ai ragazzi delle scuole – dice Esposito – Era un modo per portare coscienza sui rischi della rete e sui reati che si commettono, era un modo per prevenire certi atteggiamenti fra i giovani».
La rete è un posto molto pericoloso sia per gli adulti che per i ragazzi, e cadere nella rete di qualche malintenzionato o di qualche cyberbullo è fin troppo semplice. Sono sempre di più le storie di ragazzi o ragazze che vengono adescati da pedofili online, che sono insultati o che subiscono una qualche forma di “revenge porn”. Questi temi devono essere affrontati anche nelle scuole proprio per rendere consapevoli i giovani.
Per chiunque subisse una qualsiasi forma di violenza può contattare le forze dell’ordine al numero unico d’emergenza 112 oppure il 1522, attivi tutti i giorni e tutte le notti. La chat del numero antiviolenza e antistalking è sempre attiva e per accedervi basta CLICCARE QUI.
Autore
-
Collaboratrice di MaremmaOggi. Amo le bollicine, rigorosamente in metodo classico; il gin e credo che ogni verità meriti di essere raccontata. Non bevo prosecco e non mi piacciono né i prepotenti né le ingiustizie. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
Visualizza tutti gli articoli