Rete fantasma di 50 metri infesta l'Argentario. Recuperata | MaremmaOggi Skip to content

Rete fantasma di 50 metri infesta l’Argentario. Recuperata

I subacquei senesi hanno visto la rete durante un’immersione. Massimiliano Falleri: «Non solo inquinano, ma attirano sempre più pesci che poi muoiono»
Un momento del recupero della rete
Un momento del recupero della rete

PORTO SANTO STEFANO. Le reti fantasma sono una piaga per l’ambiente marino, visto che continuano a intrappolare i pesci. All’Argentarola, l’associazione Subacquei senesi, durante un’immersione, ne ha trovata una lunga oltre 50 metri, che stava per distruggere le gorgonie dello scoglio

La rete si trovava a una profondità di circa 25-30 metri ed era in un’area ricca di pesci e gorgonie, avvolti dalla rete. Il rischio era quello di distruggere e staccare le colonie di polpo dal fondale e pescare inutilmente pesci e crostacei.

«Qualche settimana fa durante un’immersione con gli allievi dell’Asd Subacquei senesi mi sono imbattuto in una rete abbandonata e al rientro ho subito contattato Massimiliano Falleri, responsabile della sezione subacquea di Marevivo, da sempre in prima linea nel recupero delle reti fantasma – dice Francesco Basili, presidente dell’associazione –  Una segnalazione importante, perché le attrezzature da pesca abbandonate sono una componente rilevante dei rifiuti marini. L’operazione si è conclusa sabato 28 giugno. Da presidente vedere il mio club impegnato in attività di salvaguardia del nostro mare mi rende fiero».

La rimozione della rete fantasma

I subacquei, con precisione, hanno distaccato e districato la rete dalle gorgonie e dal fondale, liberando così le diverse specie intrappolate. L’attrezzatura da pesca poi è stata sollevata attraverso palloni di sollevamento e, infine, portata in superficie. Le attività si sono svolte sotto la supervisione della guardia costiera di Porto Santo Stefano, presente con una motovedetta sul luogo in cui sono svolte le operazioni.

«Le reti fantasma sono una grave forma di inquinamento dei nostri fondali – spiega Falleri – Ultimamente riceviamo sempre più segnalazioni della loro presenza da parte della comunità subacquea che trova questi attrezzi abbandonati, pericolosi non solo per le forme di vita marine, ma anche per i sub. Le reti e gli strumenti da pesca dispersi in mare arrecano, infatti, danni incredibili ai fondali marini, che distruggono e soffocano. Pesci e crostacei restano intrappolati diventando a loro volta esche per altre prede e innescando un circolo vizioso di morte».

Soddisfatta anche la guardia costiera. «La tutela dell’ambiente marino è parte integrante della nostra missione istituzionale e operazioni come questa rappresentano un segnale concreto del nostro impegno quotidiano a favore della salvaguardia dell’ecosistema – spiega il comandante Francesco Luigi Balsamo – Il recupero delle reti fantasma è essenziale anche per garantire una navigazione sicura».

In casi come questi, la cooperazione è fondamentale: l’aiuto tempestivo dei diving locali particolarmente sensibili all’ambiente, l’impiego di subacquei tecnici altamente specializzati e il supporto della guardia costiera, hanno consentito il recupero della rete abbandonata senza danneggiare le bellissime gorgonie delle pareti dello scoglio dell’Argentarola. Per questo, Marevivo ringrazia la guardia costiera di Porto Santo Stefano e Talamone, il diving Waterproof diving service e all’associazione Subacquei senesi.

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