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Regione e Isgrec online per la giornata del ricordo

Per la giornata del ricordo, eventi online tra 9 e 10 febbraio, con Regione e Isgrec coinvolti, anche l’ANPI contribuisce con un accorato ricordo
L’immagine che la Regione Toscana ha scelto per la locandina dell’evento online sulla giornata della memoria

GROSSETO. La Regione Toscana inizia il 9 febbraio. Ad aprire il racconto del giorno del ricordo, per conoscere la storia del confine “difficile”, sarà un evento online della Regione, che metterà insieme storici, studentesse e studenti, in una diretta streaming dalle 10 alle 13, per ricordare appunto le vittime delle foibe, l’esodo degli italiani dall’Istria, dalla Venezia Giulia, dalla Dalmazia, e le vicende che attraversarono l’alto-Adriatico lungo il 1900.

Alessandra Nardini, assessora all’istruzione e alla cultura della memoria

«Drammi, sofferenze, lutti irrisolti scaturiti da quel crinale della storia meritano – spiega l’assessora all’istruzione e alla cultura della memoria Alessandra Nardini – un ricordo pieno, sincero, consapevole dell’amara complessità degli avvenimenti che si consumarono nell’Alto Adriatico. Questo è stato sempre il grande sforzo compiuto dalla Regione Toscana sul fronte della cultura della memoria sin dall’istituzione nel 2004 del Giorno del Ricordo e che non abbiamo intenzione di dismettere».

Con lo spirito di divulgare al massimo quello che siccesse lungo quella linea di confine per non dimenticare, sono nati tra il 2005 e il 2016 numerosi progetti, fino a ai due viaggi nel 2018 e nel 2020 con studentesse e studenti organizzati in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale,“per la storia di un confine difficile: l’alto-Adriatico nel Novecento”.

Regione, Isgrec e Isrt

La stessa impostazione che ha guidato il lavoro fin qui svolto caratterizza anche l’evento organizzato dalla Regione insieme all’Isgrec (Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea) e all’Isrt (Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea) che nella giornata di mercoledì 9 febbraio dalle 10 alle 13, danno il via ad un evento streaming dal titolo: “Fatti, luoghi, simboli nella storia del confine alto-Adriatico. Itinerario di conoscenza per cittadine e cittadini europei”. Questo evento sarà anche una occasione di confronto tra studentesse e studenti delle scuole secondarie di secondo grado della Toscana.

I lavori della giornata di mercoledì prossimo saranno introdotti da Alessandra Nardini, assessora all’Istruzione e alla cultura Memoria della Regione Toscana, e vedranno i saluti del direttore dell’Ufficio scolastico regionale Ernesto Pellecchia, del presidente di Isrt Giuseppe Matulli, del presidente di Isgrec Lio Scheggi.

La locandina dell’evento online

A presentare l’edizione 2022 del progetto sul confine orientale elaborato in questi anni con la Regione (“Per la Storia di un Confine difficile. L’Alto Adriatico nel Novecento”) sarà Luciana Rocchi presentando questo nuovo percorso di conoscenza aperto ai docenti delle scuole toscane, assieme a colleghe e colleghi formati nelle precedenti esperienze.

Seguiranno gli interventi di Raoul Pupo dell’Università di Trieste, del direttore della Società di Studi Fiumani-Archivio Museo storico di Fiume Marino Micich, e di Claudio Vercelli dell’Università di Torino. A coordinare ci sarà Luca Bravi dell’Università di Firenze, storico collaboratore della Regione sulla cultura della memoria. Concluderà la diretta streaming il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani.

Questo il link della diretta streaming “Fatti, luoghi, simboli nella storia del confine alto-Adriatico. Itinerario di conoscenza per cittadine e cittadini europei”: www.regione.toscana.it/diretta-streaming

 

IL 10 febbraio torna online l’Isgrec

Il 10 febbraio, alle ore 18, sarà il giorno della diretta streaming sulla pagina facebook e nel sito Isgrec.

Laura Benedettelli e Ilaria Cansella dell’Isgrec dialogheranno con Giuliana Pesca, Giovanni Ruggiero, Serena Domenici partendo dal volume di recente pubblicazione (Nuova Prhomos, 2021) “Tracce d’esilio. Il C.R.P. di Laterina 1948-1963. Tra esuli istriano-giuliano-dalmati, rimpatriati e profuganze d’Africa”.

Il Centro profughi di Laterina, fu uno degli oltre cento campi disseminati sul territorio italiano che accolsero sia esuli provenienti dai territori ceduti dall’Italia alla Jugoslavia (a seguito del Trattato di Pace di Parigi e del Memorandum di Londra), sia rimpatriati dall’estero e dalle colonie.

Il volume si sofferma in particolare sulla presenza nel campo di Laterina degli esuli istriano-giuliano-dalmati, e amplia l’interesse ai profughi italiani dell’Africa settentrionale, in particolare a coloro che provenivano dalla Tunisia e dalla Libia. Esperienze accomunate dai disagi, dal disorientamento, dalla delusione e disillusione, dalle privazioni, dal difficile tentativo di reinserimento nella società, nel periodo particolarmente complesso della ricostruzione post-bellica e delle controversie nell’opinione pubblica tra condanna e rimozione del periodo fascista e del passato coloniale, di cui spesso i profughi sono state le vittime dimenticate.

Il contributo dell’ANPI

Il Comitato Sezione ANPI “Elvio Palazzoli” di Grosseto, è coinvolto anche in questa giornata e parte da una canzone emblematica: «Nel 1947 – ricordano dalla sezione – un giovane Sergio Endrigo abbandona Pola e dopo oltre 20 anni nel 1969, quando tutto il mondo sogna una nuova stagione di speranze,  la ricorda con una canzone intima dal titolo emblematico: 1947. Si trovò con la sua famiglia a vestire i panni del profugo, come tanti altri, chi dall’Istria e dalla Dalmazia verso l’Italia e chi dall’Italia verso la nuova Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. È un altro atto di una serie di eventi tragici scatenati da anni dalle retoriche fasciste e razziste dei regimi dittatoriali, quello italiano per primo, responsabili dell’ultimo conflitto mondiale e dei drammi che ne seguirono».

L’ANPI invita a non dimenticare cosa fu quella terra e quello che subì: «Un territorio come quello della Venezia Giulia, Istria, Fiume e Dalmazia da sempre terra di confine, multilingue e multiculturale, fu violentato dal nazionalismo nato dalla retorica fascista, con l’imposizione brutale di una sola cultura, di una sola storia e la volontà di soffocare la ricchezza della diversità. Ricordiamo che  nel 1938 Mussolini promulgò le famigerate leggi razziali con un feroce discorso razzista pronunciato proprio a Trieste contro i popoli slavi. Poi fu scatenata l’invasione della Jugoslavia, l’Italia insieme a tedeschi e ungheresi, con rappresaglie, fucilazioni in massa, distruzione di villaggi e deportazioni in campi di concentramento».

In questo contesto, alla sconfitta delle forze fasciste, seguì l’orrore delle foibe: «Che condanniamo senza se e senza ma – affermano dalla sezione ANPI – pur con la necessaria comprensione delle ragioni storiche che le causarono all’interno della complessa vicenda del confine italo-sloveno, richiamato dalla legge istitutiva della giornata. Non fu una “pulizia etnica” verso gli italiani, ma una resa dei conti generale, soprattutto politica, che si svolse in tutta l’Europa verso camicie nere, SS, militari e civili legati all’apparato di occupazione, collaborazionisti, ostaggi, sloveni, croati, tedeschi, avversari politici e tanti innocenti».

La sezione si scaglia contro le interpretazioni scorrette di questa giornata, dando il proprio parere in merito: «L’insistenza con cui viene riproposta la ricostruzione della “pulizia etnica” contro gli italiani è la dimostrazione che l’Italia non ha fatto i conti con il proprio passato, con quello che ha rappresentato il fascismo, con le responsabilità di aver invaso altri paesi, di aver esercitato la violenza razzista contro intere popolazioni e causato un conflitto mondiale.

«Come sezione Elvio Palazzoli – conclude l’Anpi locale – in coerenza con le posizioni dell’Anpi, pensiamo che la giornata del ricordo, in continuità e non in contrapposizione alla giornata della memoria, debba riferirsi alle vittime delle foibe all’interno del  ricordo delle vittime di tutte guerre e le criminali e incancellabili responsabilità del fascismo».

 

 

 

 

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