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Referendum sulla separazione delle carriere: la camera penale in piazza per il sì

Adesione all’iniziativa nazionale «129 piazze per il sì»: incontri con i cittadini in piazza Socci il 23 e 29 dicembre

GROSSETO. La Camera Penale di Grosseto aderisce all’iniziativa nazionale «129 piazze per il sì», promossa dall’Unione delle Camere Penali Italiane, e scende in piazza per incontrare i cittadini e spiegare le ragioni a sostegno del sì al referendum sulla separazione delle carriere dei magistrati.

A partire da lunedì 23 dicembre, e poi nuovamente il 29 dicembre, i rappresentanti della camera penale saranno presenti nel centro di Grosseto, in piazza Ettore Socci, per un dialogo diretto con la cittadinanza e per la distribuzione di materiale informativo.

L’iniziativa in piazza a Grosseto

Gli appuntamenti sono in programma il 23 e il 29 dicembre, dalle 15 alle 18.30, in piazza Ettore Socci. L’obiettivo dichiarato è quello di spiegare in modo chiaro e accessibile i contenuti della riforma costituzionale oggetto del referendum, rispondendo a dubbi e domande dei cittadini.

La mobilitazione locale si inserisce in una campagna nazionale che coinvolge contemporaneamente 129 piazze in tutta Italia.

Perché la camera penale sostiene il sì

La posizione delle camere penali, viene spiegato nel comunicato, non è di natura partitica. L’associazione si definisce infatti trasversale e apartitica, e motiva il proprio sostegno al sì come una battaglia di principio a tutela del giusto processo.

Secondo la camera penale, la separazione delle carriere tra magistrati requirenti (pubblici ministeri) e giudicanti rappresenta l’ultimo passaggio necessario per completare la transizione verso un sistema processuale realmente accusatorio, in cui accusa e difesa siano poste su un piano di piena parità.

Cosa prevede il referendum sulla separazione delle carriere

Il referendum affonda le sue radici nella raccolta firme del 2019 per una proposta di legge di iniziativa popolare. Il quesito riguarda la netta distinzione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, oggi appartenenti allo stesso ordine e soggetti allo stesso percorso professionale.

Secondo i promotori del sì, la riforma rafforzerebbe l’imparzialità del giudice e la percezione di equidistanza tra accusa e difesa.

 

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