Rapporto orale sull'autobus, condannati | MaremmaOggi Skip to content

Rapporto orale sull’autobus, condannati

Coppia nei guai: un poliziotto fuori servizio aveva cercato di farli fermare, l’uomo lo aveva aggredito
L'ingresso del tribunale
Il tribunale di Grosseto

ORBETELLO. Si erano messi seduti nella terzultima fila di sedili di plastica dell’autobus che da Albinia va a Manciano, quello delle 19,20 circa. Lui era salito con i piedi scalzi e lerci e un inconfondibile odore di alcol addosso. Camminava con passo incerto e traballante. Era il 27 luglio 2017.

Tratta a luci rosse

Sull’autobus c’erano diverse ragazze, molte delle quali minorenni e tanta gente che a quell’ora stava tornando a casa. Appena l’autobus partì, Nicolò Damiani, 32enne di Orbetello e Claudia Benucci, 29enne di Firenze, cominciarono a scambiarsi effusioni spinte: l’uomo aveva cominciato a leccare la faccia alla sua compagna, infilandogli la lingua nelle orecchie e nel naso, poi, prima ancora di uscire dal centro abitato, il trentaduenne si era inginocchiato davanti alla donna che si era messa a gambe divaricate nel sedile.

Era cominciato così un rapporto orale, sotto agli occhi stupiti di tutti. Uno dei passeggeri, un poliziotto fuori servizio, si era alzato dal suo sedile e, dopo essersi avvicinato all’uomo, si era qualificato come agente della questura, mostrando il tesserino. Damiani però non si era fermato fino a quando il poliziotto non lo aveva toccato su una spalla per attirare la sua attenzione. Per tutta risposta, il 32enne si era scagliato contro all’agente, insultandolo e urlandogli di farsi gli affari suoi. Il poliziotto era riuscito a fermarlo, tenendolo per i polsi, e le ragazzine che erano sull’autobus si erano messe tutte a gridare.

L’autista aveva fermato il pullman e mentre Damiani continuava a scagliarsi contro l’agente, uno dei passeggeri era intervenuto per fermarlo. Dopo averlo fatto scendere dall’autobus erano stati chiamati i carabinieri . L’uomo continuava a gridare contro al poliziotto: «Ti ho fotografato, ho la tua faccia di m… in testa – urlava – ti vengo a prendere e ti buco… ti ammazzo». E ancora: «Che tua madre possa finire all’inferno».

La donna, che fino a quel momento era rimasta defilata, aveva cominciato a inveire: «Non sai contro chi ti sei messo – aveva cominciato a gridare – lui ti viene a prendere e ti ammazza».  L’uomo aveva aggiunto: «Se mi metti nei casini per questa storia ti ammazzo – diceva – se mi fai denunciare ti ammazzo».

Nel frattempo, al poliziotto era sparito il cellulare, che non è stato poi più trovato.

Dopo l’intervento dei carabinieri, che avevano identificato la coppia, i due si erano finalmente calmati e l’autobus era potuto ripartire.

Il processo

Entrambi erano stati denunciati per atti osceni in luogo pubblico e per resistenza  e oltraggio a pubblico ufficiale oltre che per interruzione di pubblico servizio, per aver costretto l’autobus a fermarsi. Difesi dall’avvocato Lorenzo Mascagni, sono stati entrambi condannati a quattro mesi, (pena sospesa per lei) per i reati di atti osceni in luogo pubblico e interruzione di pubblico servizio. Sono stati assolti per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale dalla giudice Laura Previti.

La vice procuratrice onoraria Elena Bartalini aveva chiesto una condanna a 9 mesi.

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