FOLLONICA. È un intervento articolato e dettagliato quello con cui il consigliere comunale Riccardo D’Ambra ha deciso di fare chiarezza sulle dichiarazioni rilasciate in consiglio comunale e definite come riferite a «fatti piuttosto gravi».
D’Ambra ricostruisce quanto sarebbe accaduto al termine del consiglio comunale del 20 settembre 2024, quello segnato dal voto a scrutinio segreto in cui comparve la scheda con la scritta «anche meno».
La riunione in sala Giunta dopo il consiglio
Secondo quanto riferisce il consigliere D’Ambra, subito dopo la fine del consiglio il sindaco Matteo Buoncristiani avrebbe chiesto ai consiglieri di maggioranza di riunirsi in sala Giunta, alla presenza anche degli assessori e del capo di gabinetto.
«L’atmosfera della riunione – scrive D’Ambra – era tale da creare indubbiamente una sudditanza psicologica, almeno nella mia percezione».
In quell’occasione, sempre secondo la ricostruzione fornita, al consigliere sarebbero state fatte pressioni personali affinché dichiarasse quale voto avesse espresso nella votazione a scrutinio segreto.
«Ho difeso la segretezza del voto»
D’Ambra spiega di essersi rifiutato di rispondere, mantenendo volontariamente segreto il proprio voto, nonostante le insistenze ricevute.
«Ho ribadito al sindaco – afferma – che ciò che stava chiedendo andava contro il principio costituzionale del rispetto della segretezza del voto», soprattutto in relazione alla volontà, manifestata nei fatti, di «individuare chi non avesse votato i revisori dei conti indicati dal vicesindaco Baietti». Insomma, D’Ambra evidenzia un chiaro indirizzo di voto all’interno della maggioranza.
Le conseguenze politiche e il gruppo WhatsApp
Secondo il consigliere, la difesa di un diritto costituzionale sarebbe stata percepita come un atto ostile. Lo stesso 20 settembre 2024, riferisce D’Ambra, il sindaco avrebbe inviato un messaggio vocale WhatsApp nel gruppo “Candidati – Matteo Buoncristiani”, composto da 64 membri delle liste che lo avevano sostenuto alle elezioni.
Nel vocale si parlerebbe di una «grave crisi politica» dovuta al fatto che un consigliere di maggioranza avrebbe votato contro.
Sempre nello stesso gruppo, prosegue il consigliere di Prima Follonica, un candidato della sua lista avrebbe scritto che «si vocifera che venga dal nostro gruppo», mentre il consigliere Iacopo Ricceri avrebbe affermato: «Tutti sanno assolutamente chi è stato, tutti all’interno sappiamo benissimo chi è stato e perché l’ha fatto».
«Sarei curioso – commenta D’Ambra – di domandare al consigliere Ricceri come facesse ad avere tale certezza».
«Violato un diritto costituzionale»
Nel suo intervento, Riccardo D’Ambra chiarisce cosa intenda per «fatti piuttosto gravi»: «Violazioni di un diritto costituzionale quale la segretezza del voto e, ancor peggio, l’aver creato un clima ostile mettendomi in condizione di soggezione, con pressioni insistenti per cercare di condizionare la mia volontà».
Il consigliere ritiene inoltre che le successive dichiarazioni diffuse nel gruppo WhatsApp rappresentino «un comportamento ingiustificabilmente diffamatorio», rivolto a una platea ampia di esponenti della politica follonichese.
La vicenda, già al centro di tensioni in consiglio comunale, continua dunque ad alimentare il dibattito politico cittadino.




